AGI - Antonio Pappano dirige l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Madrid per i cicli Ibermùsica dell’Auditorium Nazionale. Nei giorni scorsi ha fatto prove a Roma all’Auditorium Parco della Musica e al Paìs che l’ha seguito ha rivelato che “dopo quasi 18 anni e una lunga storia insieme, questa sarà la mia ultima stagione come direttore musicale dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia”, un’attività iniziata nel 2005.
E nel ricordare la nomina di Pappano, il Paìs annota che fu decretata dal presidente dell'Accademia, Luciano Berio, poco prima della sua morte. “E non è stata una nomina priva di polemiche”, sottolinea il giornale, perché “molti hanno visto in Pappano un giovane direttore d'opera con poca esperienza per guidare la principale orchestra sinfonica del paese”, tuttavia ogni remora si è poi “dissipata anche sulla base di magnifici concerti, tour internazionali di successo e i primi album”.
E il bilancio del direttore? "In questi anni abbiamo approfondito il repertorio classico, rafforzato le nostre tournée, rinnovato il personale, l'orchestra è stata ringiovanita, ampliato la fonografia dell'ensemble (35 i nuovi dischi) e abbiamo anche cercato di avvicinare il pubblico romano".
Parla poi delle sinfonie di Schubert, Schumann e Bruckner che dirigerà a Madrid insieme al concerto per violino di Beethoven. Oltre a lasciare l’attività romana, nella prossima stagione Pappano lascerà anche la Royal Opera House al Covent Garden di Londra, dopo 22 anni come direttore musicale, preannuncia il quotidiano madrileno.
"Il pubblico ha paura di tornare nei teatri"
Nel fare un bilancio di questi anni, Pappano tuttavia non può esimersi dal trattare anche la situazione che la pandemia e la crisi energetica hanno causato nel mondo classico: “Abbiamo visto come si è sviluppato lo ‘streaming’, ma non è un sostituto della musica dal vivo”, dice, e nonostante questo, “stiamo vedendo che il pubblico ha paura di tornare nei teatri e negli auditorium, e ora a ciò si sono aggiunte le difficoltà economiche derivate dalla crisi energetica”, afferma.
Ma dichiara anche che, nel suo caso, il bilancio generale della pandemia non è stato negativo. "All'inizio mi sentivo male, ma quando ho iniziato a vedere l'enorme elenco di lavori programmati che sarebbero stati cancellati nelle due stagioni a venire, ho capito che dovevo programmare in un altro modo".
Pappano non manca di sottolineare la propria ammirazione per il Teatro Reale di Madrid, che durante la pandemia è stato “l'unico teatro d'opera al mondo a continuare a lavorare. Mi sembrava incredibile e mi faceva molta invidia”, confessa.
Il lato negativo e quello positivo della pandemia? “Ha permesso a molti artisti di riflettere, anche se ha fatto perdere un po' la strada ad altri. Ma siamo a un punto in cui dobbiamo davvero lottare per recuperare il nostro pubblico, perché due anni sono sufficienti per cambiare abitudini e crearne di nuove”, riconosce il direttore Antonio Pappano.