È vero, il duo comico, si differenzia in quanto a stile
"La mia è la comicità del clown bianco, un humor più algido, mentre Lillo ha una maschera che è straordinariamente tutta sua. Lui è Lillo. È cosi. Siamo diversi come stile ma insieme funzioniamo perché c'è la giusta alchimia. Nessuno fa da spalla, siamo uno spalla dell'altro".
Ma a chi vi siete ispirati all'inizio della vostra carriera?
"Mah, sicuramente da un lato a Petrolini, che abbiamo avuto a Roma, e poi al teatro dei Gobbi, a Cochi e Renato, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Gassmann, Tognazzi, Sordi, fino ai Giancattivi, per la parte italiana. Poi c'è tutto l'umorismo ebraico americano, Mel Brooks, Jerry Lewis. In realtà volevamo fare un pò come Jack Lemmon e Walter Matthau che non avevano spalla. Lemmon era Lillo, Matthau ero io".
C'è già chi si ispira a voi?
"Sono orgoglioso di aver scovato Virginia Raffaele: la vidi in uno spettacolo suo e decisi di chiamarla subito alla radio per collaborare con noi. Conosco Valerio Lundini e anche a lui abbiamo proposto di lavorare alla radio: è uno in gamba che è stato notato subito. Ed entrambi hanno grande successo. Poi c'è Stefano Rapone, Manuela Fanelli... insomma tanti".
Gagman si propone come uno spettacolo di sketch, come mai questo genere va sempre molto forte?
"Ma perché la commedia pretende attenzione e concentrazione, prevede nella drammaturgia momenti di calma, respiro per la risata, tempi per la costruzione dell’evento comico. Gli sketch invece sono a manetta, sono storie brevi in cui si entra rapidamente, non ci devi stare a pensare troppo, c’è più ritmo".
È più facile?
"Sicuramente, e poi si riesce a capire meglio se c'è assenso da parte del pubblico. Quello degli sketch è un sistema modulare dove puoi togliere e mettere. I nostri sketch nascono dal vissuto quotidiano, ci siamo accorti che quello surreale è un umorismo che piace a tanti, ai piccoli che vedono per esempio Posaman come un cartone animato e ai grandi che ci ritrovano qualcosa di Walter Chiari, Paolo Panelli. Il nostro umorismo prende spunto dalla quotidianità, dalla disamina dell’essere umano. È un po’ la commedia dell’arte".
E a proposito di commedia, tornerete a riproporla a teatro?
"Penso proprio di sì. Ogni tanto riproponiamo delle commedie che hanno avuto un buon successo e ne ho pronta un'altra. Poi ho almeno altre sette o otto idee ma il problema è Lillo: è sempre impegnato, smemorato... vagli a far imparare un altro copione... lo vedo poco propenso, almeno per ora".