AGI - Uno spettacolo senza tempo, Notre Dame de Paris, con tutto il pubblico in piedi ad applaudire e il suo ‘creatore’, Riccardo Cocciante che alla fine sale sul palco e con le mani sul volto, dice “mi viene da piangere. Venti anni e siamo ancora qui, è meraviglioso. Penso sia la cosa più bella che possa succedere a un artista”.
Prima che cali il sipario però si torna sulla terra, alla realtà cruda del momento, il suo pensiero va a chi soffre e lancia un appello per la pace in Ucraina.
La prima data del nuovo tour del musical che celebra venti anni di record, andata in scena il 3 marzo al teatro degli Arcimboldi di Milano, è stata un grande successo. Voci straordinarie, giochi di luci che proiettano alte cattedrali e zingari-acrobati che si dondolano nell’aria a cavalcioni di enormi campane, da un lato all’altro del palcoscenico.
Il ventennale ha visto il ritorno di Lola Ponce nei panni della bella Esmeralda, applauditissima insieme a Giò Di Tonno, Quasimodo. Vittorio Matteucci è Frollo, Leonardo di Minno nei panni di Clopin, il re degli zingari, Matteo Setti è il poeta Gringoire, Graziano Galatone è il Febo che tutte desiderano, e Tania Tuccinardi la bella e tradita Fiordaliso. Per celebrare questo compleanno speciale dell’opera che esordì sui palchi d’Italia il 14 marzo del 2002 al GranTeatro di Roma, Notre Dame de Paris ha come protagonista in scena l’intero cast originale del debutto. Claudia D’Ottavi e Marco Guerzoni, nelle vesti di Fiordaliso e Clopin, di cui sono stati i primi interpreti, si alterneranno a Ponce e Di Minno.
Intanto ieri sera per il 'grande abbraccio' del pubblico in presenza, dopo due anni di pandemia, c’erano anche loro in sala e poi per il saluto finale, con la ‘mente’ dello spettacolo, Riccardo Cocciante.
Cocciante sul palco ha cantato e lanciato un messaggio di pace
L’artista ha regalato al pubblico, che arrivava da ogni parte della Lombardia, un extra show. Dal palco ha ricordato “ci siamo messi intesta di scrivere un’opera su questo testo bellissimo di Victor Hugo ma non sapevamo se poteva avere successo, perché a quel tempo non funzionava questo genere. Ma lo abbiamo fatto con profonda passione, e forse è proprio questo che si sente nell’opera”.
Poi si schernisce “sto diventando quasi un presentatore, ma non sono fatto per questo. Sono fatto per un’altra cosa” e, per la gioia del pubblico, inizia a cantare una delle melodie più celebri di Notre Dame, “Vivere per amare”.
L’ultimo messaggio è contro la guerra : “Adesso - l’invito è al cast al gran completo - ci prendiamo la mano tutti noi, per la pace”. E giù il sipario.