AGI - In concomitanza con l’avvio dell’ultima stagione di ‘Gomorra-la serie’, arriva sulle piattaforme digitali l’ep 'Napoli C.le-Düsseldorf’ firmato Lucariello e Raiz.
Sei tracce che attraversano storie metropolitane, recuperando un codice espressivo dimenticato, la sceneggiata, tradizione popolare napoletana di teatro e musica tramontata con la morte nel 2006 di Mario Merola, l’uomo che l’aveva sdoganata a livello nazionale.
La canzone di 'Gomorra'
Tra queste, ‘Aria’, che apre la prima scena della prima puntata del serial con la regia di Marco D’Amore, brano scelto proprio da lui per la sua adrenalinica intensità.
“I’ penzo sulo a dimani A te ca m’aspietti fore Viento ‘nfaccia ngoppo ‘o mezzo ‘A pelle abbrucia sotto ‘o sole… Aria voglio ll’aria. Aria damme ll’aria”, cantano i due, che, dopo aver militato in progetti complementari, si gettano in una avventura condivisa per recuperare il codice della sceneggiata, genere abusato, non compreso, e che ha poi innescato la consuetudine di certa musica neomelodica di omaggiare la camorra e l’illegalità.
La sceneggiata contemporanea di Raiz e Lucariello si nutre del ritmo del rock e del rap, ma anche dell’electrofunk e del blues. Ai due interpreti, si affiancano i producer D-Ross e Star-T-Uffo per elaborare una serie di affreschi con storie metropolitane borderline: padri in cella che devono accontentarsi delle foto della figlia per osservane la crescita tra costosi collegi svizzeri e nozze ‘borghesi’, diari di giovanissimi, appunti privati di latitanti, cronache di ex criminali che si salvano diventando barbieri e che il destino riporta nuovamente a uccidere.
L'album
Eppure non è un album dedicato alla camorra, quanto piuttosto una esplorazione su come, prima di essere affiliati, si sia persone con emozioni e slanci anche ‘normali’. E questo duplice punto di visione e di curiosità rispetto una storia criminale, che è poi probabilmente alla base della fortuna di pubblico di ‘Gomorra-la serie’, permea anche lo snodarsi delle sei tracce sospese tra dinamiche energiche e interpretazioni intimiste, e in cui convivono a proprio agio le esperienze artistiche di Raiz e Lucariello.
Se il primo canta a cuore aperto e con voce distesa, la voce del secondo è un missile puntato ai polmoni. La simbiosi è creata alternando un approccio popolare e uno sofisticato, “perché in fondo è la stessa sceneggiata a essere un nostro blues”, dicono i due artisti. Sonorità abrasive, gusto innato per le melodie, beat corposi e cavernosi diventano carta d’identità di questo ep.
I protagonisti
“C’è in entrambi una fascinazione forte per il registro della sceneggiata – ribadiscono Lucariello e Raiz - sappiamo che, per chiunque sia nato a Napoli, quando arriva il momento finale di Zappatore (canzone firmata da Libero Bovio e Ferdinando Albano, cavallo di battaglia di Merola e momento clou della sceneggiata omonima, ndr.), una lacrima è ineludibile. È più forte di qualsiasi impeto intellettuale. Questo è senz’altro un potenziale di partenza per il nostro ep. A questo mondo però, ci siamo avvicinati anche con una misurata dose di ironia. Ad esempio in ‘Ammèn’, in cui si racconta di un rapporto singolare tra padre e figlia. E pure in questo frangente vai a toccare l’animo del mostro, mescolando sensibilità umana e antropologia per andare al di là delle facili apparenze. Per affrontare il cosiddetto sporco, ci devi entrare dentro. Non lo puoi osservare da lontano”.
“Se vogliamo – sostiene Raiz – tutto ciò conferma la distanza da mondi sonori attuali che, a prima vista, potrebbero essere percepiti prossimi ai nostri e tuttavia non lo sono. Vuoi perché le nostre storie artistiche e di uomini non lo sono, vuoi perché le nostre biografie raccontano già altro”. “Io – precisa Lucariello – da oltre dieci anni curo progetti e iniziative sulla legalità. Raiz rappresenta in tutta evidenza uno specifico mondo culturale ma forse, più di tutto, lo dimostrano subito due sorgenti, tanto per rimanere in ambito canzone, ‘’O bbuono e ‘o malamente’ e ‘47’. Due cult di matrice Almamegretta”.