AGI - La vera "regina degli scacchi", la leggendaria Nona Gaprindashvili, ha da poco fatto causa a Netflix per diffamazione chiedendo 5 milioni di dollari di danni per il modo "sessista e riduttivo" in cui è stata dipinta nella mini-serie cult. Tra le accuse mosse al colosso dello streaming c'è quella di aver fatto passare il personaggio di "Beth" Harmon per russa. E invece Nona è georgiana, viene cioè da questa prodigiosa fucina caucasica che fin dai tempi dell'Unione sovietica sfornava talenti della scacchiera, soprattutto donne: non a caso lei vinse per quattro volte i mondiali femminili prima di essere battuta nel 1978 da un'altra georgiana, l'allora 17enne Maia Chiburdanidze.
Una miniera al femminile
Nona Gaprindashvili, oggi 80enne, ha anche denunciato che la serie tv ometteva completamente i suoi successi contro scacchisti maschi, ben 28. E in effetti in questo Paese di meno di quattro milioni di abitanti sul confine tra Europa e Asia in cui gli scacchi si praticano dall'anno Mille sono le donne a farla da padrone: le campionesse sono considerate alla stregua di eroine nazionali, a partire dalla decana Nona. Ai mondiali femminili per nazioni in corso a Sitges, in Catalogna, le georgiane sono favorite quanto meno per un posto sul podio. E questo nonostante la campionessa Bela Khotenashvili abbia dovuto dare forfeit a causa di un grave problema di salute del figlioletto di sette anni.
L'era d'oro sotto l'Urss
Nell'era d'oro delle scacchiste georgiane, a cavallo tra gli anni '60 e '80, la nazionale femminile sovietica era quasi interamente composta da loro anche grazie ad altri talenti come Nana Alexandria o Nana Ioseliani, talvolta suscitando invidia e rancore nella classe dirigente di Mosca.
Nel 1978 addirittura la Ioseliani fu sostituita da una collega russa poche ore prima della partenza dell'aereo per Buenos Aires, dove erano in programma i mondiali. A dimostrazione che la piccola miniera di scacchisti affacciata sul Mar Nero stava diventando scomoda per il gigante comunista.