AGI - Il 28 agosto, con il “concertone” di Melpignano, provincia di Lecce, si concluderà la 24esima edizione del festival “La notte della Taranta”, nato dalla mente di Maurizio Agamennone, professore di Etnomusicologia dell’Università di Firenze, e Gianfranco Salvatore, musicologo e critico musicale.
In realtà all’inizio, nel 1998, non doveva evidentemente nemmeno essere un festival, ma più che altro una sorta di affascinante serata a tema, per celebrare i suoni della tradizione salentina, ed è finito per essere uno degli appuntamenti più importanti nel calendario della word music europea.
Le prime due edizioni si svolgono in una sola notte, quella del 24 agosto, in cui distribuiti in vari punti della zona, diverse realtà locali suonano all’unisono per poi riunirsi in quello che verrà definito “concerto notturno”, un happening lungo e dalla formula che si scoprirà essere estremamente coinvolgente. Quel primo concerto sarà diretto da Daniele Sepe, sassofonista napoletano, vincitore proprio quell’anno di una Targa Tenco per il miglior album in dialetto, collaboratore, tra gli altri, di Teresa De Sio, Vinicio Capossela e Stefano Bollani.
L’idea del riarrangiare i suoni storici della musica popolare locale è, si geniale, la storia lo dimostra, ma anche divisiva: quella prima notte infatti fu anche quella delle polemiche tra puristi e contaminatori, un dibattito evidentemente vinto dai secondi e che di fatto si rivelerà essere la fortuna del festival quando, nel 2000, non solo diventa un festival, itinerante in undici tappe fino a quella finale di Melpignano, ma comincia anche ad aprirsi al mondo musicale esterno, ad ospitare artisti di respiro internazionale, provenienti dai più disparati universi musicali
È il caso, proprio nel 2000, dell’austriaco Joe Zawinul, uno dei più grandi jazzisti viventi (all’epoca, purtroppo ci lascerà sette anni più tardi), quello che insieme a Miles Davis in pratica inventò il jazz elettronico, checkpoint necessario verso una nuova era del genere.
E con lui arrivano quell’anno in Puglia il percussionista portoricano Manolo Badrena, il cantante e bassista camerunese Richard Bona e il fisarmonicista Lelo Nika; insomma, “La notte della Taranta” si trasforma in un evento globale. Ed è una formula che funziona, che si rispecchia in numeri decisamente inaspettati, che si moltiplicano anno dopo anno, 30mila presenze nel 2000, 50mila nel 2001, 60mila nel 2002 e nel 2003, quando di fatto il festival allarga le braccia per ospitare artisti decisamente più pop, quell’anno ad esempio il maestro concertatore è Stewart Copeland, batterista dei Police.
Ma l’anno dopo saliranno sul palco in qualità di ospiti Franco Battiato, Gianna Nannini e Giovanni Lindo Ferretti e si toccherà quota 70mila; nel 2005 toccherà invece a Piero Pelù e Francesco De Gregori e si salirà a 90mila unità in termini di pubblico.
Nel 2006 si tocca quota 100mila con Lucio Dalla, Carmen Consoli e i Buena Vista Social Club. Dal 2007 al 2010, mentre “La notte della Taranta”, probabilmente per l’entità dell’evento, diventa una fondazione che coordina la valorizzazione e la tutela del territorio, il ruolo di maestro concertatore passa nelle mani di Mauro Pagani, polistrumentista fondamentale della storia del cantautorato italiano, e si moltiplicano i nomi e i partecipanti all’evento; Giuliano Sangiorgi, Massimo Ranieri, Morgan, Vinicio Capossela, Caparezza, Alessandra Amoroso, Simone Cristicchi, Eugenio Finardi; e si tocca quota 150mila presenze. Il ruolo di maestro concertatore passa poi nelle mani del pianista Ludovico Einaudi, che trasformerà quell’esperienza in un doppio disco live, e poi del genio bosniaco Goran Bregovic, tutti chiamati, proprio in qualità della carica ricevuta, a rivisitare in chiave propria, che sia pop-cantautorale, classica o folk rock, i suoni di una tradizione che non è propria, in faccia a chi in quella musica ci rilegge la propria storia, il proprio passato, le proprie radici.
Sono tanti i cantautori di musica “leggera” che si confronteranno ancora con questa sfida negli anni, nomi del calibro pop imponente come Emma, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Roberto Vecchioni, Diodato, Jovanotti, Mannarino, Ligabue, Fiorella Mannoia, Nada, Tosca; così come anche il ruolo di maestro concertatore è finito tra le mani di Carmen Consoli (2016) e Raphael Gualazzi (2017), fino a toccare universi distanti, perlomeno sulla carta, anni luce dalla musica popolare tradizionale, come i Boomdabash, Clementino, Gue Pequeno e Mahmood.
Quest’anno ad esempio l’importante carica di maestro concertatore sarà affidata a Madame (coadiuvata dal maestro Enrico Melozzi), la giovanissima rapper vincitrice di due targhe Tenco che nel 1998 non era nemmeno nata, ha già annunciato la volontà di suonare tre brani, tra questi una versione in pizzica della sua “Marea”, hit con la quale ha conquistato l’estate 2021, quindi di nuovo una contaminazione culturale senza età.
È forse questo il segreto che ha portato “La notte della Taranta” a toccare quota 200mila presenze nelle annate 2018 e 2019, a diventare un appuntamento televisivo fisso ripreso dalla Rai, quest’anno per la prima volta dalla rete ammiraglia Rai1, in onda in differita il 4 settembre alle 23:15.
La capacità di confrontarsi con ogni tempo senza paura, di non rinchiudere la propria musica, quindi parte della propria anima, della propria memoria, in una teca da osservare con doverosa riverenza e basta; ma trattare la musica tradizionale salentina come un organismo vivente che ha ancora bisogno di rinnovarsi, di connettersi con l’attualità, proprio per non morire, per non rimanere un reperto archeologico culturale, una tradizione, lontana dal presente e da chi quel presente lo vive.
L’anno scorso la serata finale si è svolta a porte chiuse, quest’anno saranno ammessi solo mille fortunati, così come previsto dai protocolli anti-Covid, a condurre sarà Al Bano e, in qualità di ospiti, ad omaggiare la tradizione salentina ci penseranno i tre ragazzi de Il Volo, che canteranno l’inno dell’evento, l’immancabile “Kalinifta”, rigorosamente in griko salentino, il canto che chiude il concertone di Melpignano, quest’anno particolarmente sentito da parte della fondazione che lo scorso giugno ha perso Daniele Durante, genio della pizzica, ma soprattutto direttore artistico de “La notte della Taranta”.