F rancesco De Carlo ha portato i suoi monologhi comici in tutto il mondo, fa parte di quella squadriglia di monologhisti d’assalto capaci di esportare in Italia la stand up comedy così tanto in voga (da oltre cinquant’anni in realtà) negli Stati Uniti.
Un modo di guardare alla satira del tutto diverso da quelle parti, dove è diventata quasi una scienza esatta. Ma se la satira non conosce limiti, intesi come tabù, e sulla carta non ne può avere, altrimenti, di fatto, non sarebbe più satira, come deve comportarsi di fronte ad un momento così drammatico vissuto dall’intero mondo?
“Sicuramente la satira deve avere un bersaglio, in questo caso il bersaglio è mobile, è abbastanza invisibile, è più difficile quindi fare satira. Quando si affrontano nella stand up certi problemi bisogna sempre aspettare il tempo di masticarli, digerirli, perché sono troppo vicini. Lenny Bruce ha detto ‘La satira è tragedia+tempo”, oltre alla tragedia serve il tempo di farla passare. Espressione tipica dell’umorismo anglosassone è che quando una battuta viene detta troppo presto rispetto a un avvenimento il commento è ‘too soon”, ovvero ‘troppo presto’. Se tu il 12 settembre fai una battuta sull’11 settembre ti diranno questo: too soon”.
Quindi è un periodo in cui vi sentite particolarmente bloccati?
“È sicuramente più difficile per queste ragioni. Poi molto spesso l’obiettivo della satira non è tanto prendere in giro necessariamente il politico, il mio stile ad esempio è molto più introspettivo, io parlo perlopiù di quello che è successo a me, a me tantissime cose stanno cambiando in questo periodo”
Quindi tu non hai rischiato di incappare in una battuta detta “too soon”?
“No, sinceramente non mi viene neanche di solito. Io non sono un battutista compulsivo, anzi non mi piace nemmeno troppo quando succede una cosa e parte la corsa a fare la battuta più scorretta. Per fare un ragionamento ci vuole tempo, bisogna capire cosa ci sta succedendo, questo è il mio modo di affrontare questo argomento. Con tutti questi morti al giorno, c’è un’etica che io tendo a seguire, il rispetto per quello che sta succedendo, quindi da una parte è troppo presto, dall’altra ritengo che il comico ha un ruolo molto importante ed io l’ho riscoperto quasi”
Avendo avuto così tanta esperienza all’estero pensi che gli italiani siano un po' più permalosi, ad esempio, degli americani?
“Non facciamo pensare che in America o Inghilterra non ci siano dei limiti, ci sta una liturgia ed è una liturgia diversa dalla nostra. Nei club uno può dire quello che vuole, in televisione no. Una differenza che io c’ho messo un po' a capire ma che è evidente. Io sono convinto che in questo momento i comici sentono di avere un ruolo molto importante, io durante questa quarantena sto conducendo un programma in streaming che si intitola 'Tutti a casa', insieme a Francesco Lancia, e stiamo ricevendo tantissimi messaggi dalla gente, anche in città colpite terribilmente da quello che sta succedendo, che ci scrivono ‘grazie’. In Inghilterra stanno partendo una serie di programmi comici, da noi sono stati cancellati; perché ai comici, anche in America, viene dato il ruolo, la funzione sociale, di leggere la realtà con un occhio diverso da quello del giornalista”.
In Italia invece…?
“La grande differenza è che qui stoppiamo la comicità perché sembra brutto, e invece no, la comicità è fondamentale. È considerata fuori luogo perché spesso non si tratta di comici ma di personaggi ridicoli, quindi è vista come una cosa ridicola, invece in questo momento se tu c’hai dei comici che tengono in considerazione quello che sta succedendo, possono essere d’aiuto, puoi parlare di queste cose e provare ad alleggerire la situazione”.
E una volta superata questa situazione, cosa succederà?
“La sfida è proprio questa: capire cosa succederà dopo. Io spero che nell’arco di pochi mesi tornerò a fare spettacoli e la gente avrà ancora più voglia di vederli, quello che non so è quali storie vorranno sentire, se vogliono parlare di coronavirus, di relazioni umane…è un grande punto interrogativo. Voglio essere ottimista pensando che ne usciremo comunque migliori, avremo la possibilità di fare tesoro di tante cose che stiamo capendo in questo periodo, così anche la comicità sarà una comicità migliore”.