U na vera e propria guerra insanguina la Calabria nella metà degli anni Settanta: 233 omicidi in pochi anni segnano la sanguinaria ascesa al potere del boss Paolo De Stefano e accompagnano la trasformazione della 'ndrangheta nella "Santa”, un’organizzazione capillare di stampo massonico, in stretto contatto con le associazioni criminali di tutto il mondo, in grado di armare eserciti, di possedere delle flotte navali e aeree; capace di condizionare la politica infiltrandosi nel tessuto sociale ad ogni livello. È la trama del cortometraggio animato "La Grande Onda".
"Un racconto storico e non una fiction", spiega all'AGI il registra Francesco Tortorella che lo ha scritto con Stefano Urbanetti. Il film racconta, con le più recenti tecniche del cinema d’animazione, una storia ispirata da eventi reali, documentati dagli atti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e ricostruiti grazie alle testimonianze dei parenti delle vittime.
Le parole del giornalista Giuseppe Fava, a cui presta la voce Leo Gullotta, introducono nel contorto intreccio criminale che coinvolge mafia, istituzioni, banche e gruppi imprenditoriali. Attraverso la figlia Adriana, emergono la vita e la morte di un uomo comune: l’ingegnere Gennaro musella, ucciso dal tritolo dei clan per non essersi piegato al "sistema". Adriana intraprende un percorso intricato alla ricerca della verità sulla morte del padre, fino ad un confronto faccia a faccia col boss latitante Paolo De Stefano.
Le voci, oltre che di Gullotta, sono di attori molto noti, fra cui Fortunato Cerlino, il don Pietro Savastano di "Gomorra", che doppia Gennaro Musella; Marco Leonardi, protagonista di "Anime nere"; Valentina Carnelutti (Veronica Colombo in "Squadra antimafia") e Antonio Catania,volto della fiction tv "Squadra mobile" e dei film "Mediterraneo" e Puerto Escondido" di Gabriele Salvatores.
È il racconto di un passaggio cruciale della storia italiana, il momento in cui la 'ndrangheta, alleata di Cosa Nostra, compie il “salto di qualità”, da mafia rurale a holding criminale, infiltrandosi nelle istituzioni, passando da un modello rurale ad una gestione imprenditoriale degli affari illeciti. Si ripercorrono le guerre degli anni Ottanta con un parallelo tra Calabria e Sicilia.
"Molti sono i film di genere e le fiction ispirati alla criminalità organizzata come mafia e camorra. La 'ndrangheta - dice Tortorella, che di Gennaro Musella è il nipote - rimane ancora oggi in ombra dal punto di vista cinematografico. Il trattamento in animazione permette di rappresentare e raccontare con la giusta carica emotiva e visionaria gli assurdi ed efferati fatti. L’intento è di arrivare a diversi tipi di pubblico, e in particolar modo ai più giovani, proponendo un nuovo linguaggio visivo per fruire storie e argomenti intensi e complessi che fanno parte della storia moderna".
Un look "dark" fa da cornice alla storia: da un’oscurità impenetrabile affiorano i personaggi, riportando alla luce memorie lontane ma attuali, per comprendere un complesso sistema che domina il territorio e contamina la politica e la società civile, un sistema che ormai è più un fenomeno criminale o retaggio di antiche culture.
"Quello dell'animazione - continua Tortorella - è un linguaggio universale, ideale per far comprendere il fenomeno soprattutto all'estero e sono curioso di vedere come sarà accolto fuori dai confini nazionali. La 'ndrangheta è un fenomeno ancora sottovalutato dal cinema". Il film sarà in corsa al festival europeo del cinema indipendente di Parigi, in programma dal 24 al 26 aprile prossimi, con le limitazioni dettate dall'emergenza coronavirus, ed è stato selezionato per numerosi altri festival cinematografici. Poi Tortorella, che nel 2014 ha fondato la casa di produzione cinematografica, TV e digital "Made On VFX", in cui ricopre il ruolo di Executive Creative Director, spera di portare nelle sale cinematografiche il suo lavoro.
Nato a Reggio Calabria 35 anni fa, autore, direttore creativo e regista, Tortorella ha iniziato come illustratore e animatore, per molti anni ha lavorato come Art & Motion Director per i brand più noti come Mini, Mastercard, Mercedes Benz, Apple, Ferrari e con broadcasters internazionali come Sky, Fox, Rai, Cartoon Network. Ha curato l’identity di numerosi TV shows e contenuti per decine di eventi internazionali; ha scritto e diretto due cortometraggi d’animazione, videoclip musicali, spot e campagne pubblicitarie, collaborando con agenzie internazionali come lo studio premio Oscar per gli effetti speciali Pixomondo in Beijing.
"Il film - dice il regista - è un racconto che intende demitizzare la figura del mafioso qualche volta accompagnato nell'immaginario collettivo da valori positivi inesistenti. Gennaro Musella e Pippo Fava - aggiunge - sono persone comuni, uomini morti perché facevano il loro lavoro, non eroi. Le parole di Fava aiutano a ricostruire il linguaggio e la mentalità della mafia. In comune i due protagonisti hanno il fatto di essere rimasti inascoltati quando denunciarono la criminalità organizzata. Ma con questo non voglio mandare un messaggio negativo, perché non è necessario sacrificare la propria vita per combattere la mafia"
La scelta dei doppiatori non è stata casuale. "Si tratta di fuoriclasse del cinema - spiega Tortorella - che hanno sposato il mio progetto. Sono riusciti con la loro bravura a rendere l'idea dei protagonisti in poche battute. Non era facile, dato che il film dura 15 minuti e il tempo a disposizione non era molto. Loro ci sono riusciti in pochi secondi".