È bastato che il Presidente Rai Teresa De Santis, pungolata dai giornalisti in sala stampa durante il rituale resoconto sugli ascolti del giorno dopo, accennasse ad un vago pensiero sull’edizione numero 70 del Festival di Sanremo, utilizzando un generico “noi”, per far scatenare la fantasia di tutti coloro i quali vorrebbero Baglioni al timone per un altro anno, forse anche due. Lui,
Baglioni, che davanti ai microfoni, come un buon mister, prova a fare da parafulmine e proteggere squadra e lavoro finora svolto, smentisce ripetendo di avere l’intenzione di navigare a vista e che fino a domenica non dedicherà alla cosa nemmeno un pensiero. Ma anche una cosa appare certa, e cioè che la porta è tutt’altro che chiusa: “Bisogna sempre dimostrare di fare di più e diversamente. Forse per missione verso la parte musicale, un po' di voglia ci potrebbe essere. Ma penso che bisogna prima terminare un tratto di strada per poter ripartire”.
La Rai non aspetta altro, potesse lo incatenerebbe all’Ariston, non solo perché i numeri portati a casa dal cantautore romano sono straordinari, specie dopo il boom del triennio Conti, ma perché, soprattutto, la formula festivaliera di Baglioni, che ha riportato la musica al centro del format, piace ad un pubblico giovane (“giovani e laureati” per la precisione), un pubblico che dribblava Rai e Sanremo come la peste.
Così lo scudettato Baglioni non solo potrebbe restare in testa al festival 2020 e, si vocifera, anche a quello 2021 (al momento davvero fantascienza), ma per lui mamma Rai avrebbe pronto un nuovo contenitore musicale a sua totale disposizione. Baglioni ribadisce di pensare innanzitutto a chiudere questa esperienza e a valutare anche quali prospettive ci siano rispetto al proprio primo lavoro che, come non manca mai di ricordare durante queste serate, è quello di cantante; ma ammette di non disdegnare affatto il mezzo televisivo.
Sono tutte ipotesi, spiragli, porte rimaste socchiuse ma, d’altra parte, mai che qualcuno abbia anche solo accennato a dire “no, l’anno prossimo Baglioni non ci sarà”. Il che già, di per sé, è una notizia.