A GI - Giovanni Allevi racconta il suo "piccolo viaggio nell'inferno della malattia", gli ultimi due anni passati cercando di "mantenere lo sguardo dritto sui fiori", e il momento della svolta, in cui si è sentito "immensamente felice", quando ha capito che la sua "bilancia che fino a quel momento pendeva verso la morte iniziava di nuovo a pendere verso la vita". Il pianista e compositore ha parlato delle sue emozioni, delle paure, i dubbi, dei suoi pensieri senza filtri, davanti a una platea di 6 mila studenti riuniti al Forum di Assago per partecipare a "Happiness on Tour. Vite - Storie di Felicità", il più grande evento motivazionale gratuito dedicato alla felicità, organizzato dalla Fondazione della felicità di Walter Rolfo, realizzato con il Patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano.
"Vi ho portato in dono la mia vita, la sofferenza e la felicità, spero davvero possiate farne tesoro" ha detto Allevi, accolto e spesso interrotto, dagli applausi della platea. Ha sviscerato le fasi del suo percorso da 'malato', lunghe e pesanti. Dalla chemioterapia all'auto trapianto di cellule staminali. "Mi sono ritrovato calvo, imbottito di psicofarmaci per mesi e mesi, debolissimo, senza appetito, dimagrito, pesavo 63 chili. Ho capito che bastava che decidessi di lasciarmi andare e mi sarei spento. Cosa mi ha dato la forza di rimanere attaccato alla vita? Intanto non voler dare un dolore ai miei familiari. E poi la cultura. Ho scoperto che la fragilità umana è una costante nella storia dell’umanità e mi sono sentito meno solo". Poi la fase che definisce "geniale", quando le cure hanno cominciato a fare effetto.
"Un camion di felicità mi è venuto addosso"
Una mattina un giovane dottore entra nella stanza e resta sulla porta, non indossa la tuta, né i plantari, e mi dice 'maestro, hai 13 globuli bianchi'. Io che ho senso dell'umorismo gli dico 'dottore non sono un po pochini'? Ma lui sorride e se ne va. Le cellule staminali avevano prodotto un nuovo midollo osseo che stava iniziando a produrre nuovi globuli bianchi. Non è che ne avessi 13 e basta, in realtà si trattava di 13 globuli bianchi per millimetro cubo".
"In quel momento sono stato investito da una felicità allo stato puro. Non una sensazione effimera, ma un camion di felicità mi à venuto addosso, un treno, un grattacielo" e il motivo non era certo perché aveva "venduto dischi o erano aumentati i followers", no, perché era "semplicemente vivo". "Purtroppo, dopo quel picco di felicità indescrivibile sono tornato inevitabilmente nella normalità - ammette - come è nella natura umana", ma "il picco non è sceso a livello dell'inizio ma è rimasto in una fascia compatta di gratitudine, indipendentemente da tutto ciò che sarebbe accaduto intorno a me. Questa fascia la chiamiamo una profonda gioia di vivere".