AGI - "La nostra è una società performante, dove contano i numeri. Una società che ci spinge a muoverci sempre più in fretta, a gestire i social e finisce con l'allontanarci dal mondo reale, dalla ragione per cui siamo qui. Dal motivo per cui stiamo insieme. Eppure, se siamo uniti i problemi si affrontano meglio, da grandi diventano più piccoli, sono più gestibili". Eugenio Cesaro, frontman del gruppo Eugenio in Via di Gioia, presenta all'AGI il nuovo singolo, "Stormi", dove si affronta proprio il problema della grande rincorsa alla perfomance invitando invece alla riflessione, a fermarsi un attimo per porsi delle domande, dare un volto, un nome e una forma ai pensieri che affollano la nostra testa. È smettere di essere indifferenti.
"Stormi - prosegue Eugenio - racconta le nostre paure e i nostri desideri raccolti in una canzone. Questa è una società che tende alla pornografia del dolore, ingigantisce i problemi. E noi abbiamo provato ridimensionarli attraverso un video che raccoglie le paure e i sogni delle persone trasformandoli in immagine".
Un progetto, spiega Emanuele Via "che ha visto la realizzazione attraverso una piattaforma dove collegandosi, persone e fan potevano mandare messaggi con sogni e paure per 72 ore. Queste informazioni sono state prese dal sistema e trasformate in immagini grazie all'intelligenza artificiale. In questo modo, le persone hanno visto concretamente i loro sogni o le loro paure. Che poi magari messe cosi suscitano meno timore".
"Stormi" è il primo video musicale 'partecipato' al mondo creato insieme all'intelligenza artificiale che raccoglie, sotto forma di immagini, le paure e i sogni di tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione, e che gli 'Eugeni' definiscono "il primo e unico sogno collettivo, fatto di pensieri individuali che diventano flusso di coscienza comune". Un video che è stato partecipato da 17.000 persone che sono atterrate 35.000 volte sulla pagina interagendo 10.000 volte con l'Intelligenza artificiale, generando 505.750 immagini originali
Ma di cosa si ha paura?
"Soprattutto della solitudine - risponde Eugenio Cesaro - restare soli spaventa moltissimo". "Abbiamo tirato fuori anche un diagramma - aggiunge Via - ed effettivamente, la paura della solitudine è presente nel 40% dei casi". Poi, prosegue Paolo Di Gioia, "c'e' la guerra, la morte. I sogni? Si sogna di essere felici". Di "avere una famiglia, fare una passeggiata in campagna, una cena romantica con chi si ama", aggiunge Eugenio Cesaro. "Possono sembrare cose banali ma no - prosegue il frontman della band - in realtà le vogliamo tutti".
L'intelligenza artificiale fa paura?
"È un grande strumento - aggiunge Via - va vissuto come tale. Noi siamo riusciti a tirare fuori le emozioni umane con l'intelligenza artificiale, cosi come anni fa, la fotografia ci ha permesso di raccontare le sfumature dell'arte, e la pittura le emozioni di quello che non riuscivamo a esternare. Cosi come la musica ci permette di divulgare le emozioni che diversamente non emergerebbero. L'intelligenza artificiale è lo strumento tecnico che ci consente di diventare, per esempio, tutti registi. Solo che fa quello che gli diciamo noi. Le idee le dobbiamo trovare noi".
"Viviamo in un periodo di grande pressione - prosegue Emanuele Via - una volta i problemi si condividevano con la famiglia, con gli amici. Oggi, c'è più solitudine, si parla di meno e i problemi diventano giganteschi. Non c'è capacità educativa e culturale per gestire fenomeni che possono diventare molto pericolosi".
Come il femminicidio per esempio...
"Servirebbe procedere con l'educazione affettiva - prosegue Eugenio - sia verso le nuove generazioni che sulle precedenti. Andrebbe fatto scendendo nelle piazze, in modo accessibile per tutti. Sarebbe un passo molto importante".
Che dire ai ragazzi?
"Ai giovani - prosegue il frontman- diciamo di fare un percorso simile al nostro: tornate nelle piazze, vivete la città, citofonate ai vostri amici, andate in strada a giocare. La strada ha sempre ragione".
Come vi collocate nel panorama musicale dove imperversano tanti generi nuovi, a volte con linguaggi anche un po' pesanti..
"Noi crediamo che linguaggio spudorato e violento sia lo specchio di questa società", commenta Eugenio Cesaro. "Al contrario cerchiamo di approfondire e trovare con parole e musica, la più rotonda e sfumata immagine del nostro tempo. Qualcuno dirà che siamo indie, pop, altri ancora che facciamo teatro-canzone ma noi siamo fieri di portare questo stendardo di Gaber, Iannacci, Cochi e Renato... di chiunque abbia esternato con ironia il proprio pensiero. Noi crediamo molto nell'autoironia".
Insieme da dieci anni, la band ha un nome curioso che in realtà è formato dai loro nomi: Eugenio Cesaro, Emanuele Via e Paolo di Gioia. Ma ne manca uno, ovvero Lorenzo Federici: "Sono l'ultimo ma sono l'immortale - commenta - perché c'e' un disco con il mio nome. Quindi se la band si scioglie io resto immortale"... All'undicesimo anno di "convivenza", è uscito "Stormi": "Ma poi - conclude Emanauele Via - continuiamo con un disco a ogni luna piena. Ogni mese e mezzo facciamo uscire un brano.. e lo faremo finché non diventiamo lupi mannari..."