AGI - Le suggestioni della tradizione della Sardegna profonda sono all'origine di "Point of Convergency", primo album del Nugara Trio, formato da Francesco Negri al piano,Viden Spassov al contrabbasso e Francesco Parsi alla batteria. L'album, pubblicato da GleAM Records, vede ospite la violinista Anais Drago, che impreziosisce una formazione composta da tre giovani musicisti provenienti da città differenti (Genova, Torino, Firenze) ma incontratisi ai seminari di Nuoro Jazz 2021, dove si ritrovarono insieme perché vincitori delle annuali borse di studio come migliori studenti. Da qui il nome Nugara Trio, omaggio a Nùgoro, nome antico di Nuoro.
La proposta del trio è di difficile classificazione in virtù del suo eclettismo. Gli otto brani attingono alla musica classica e romantica, al folk e alla world music, al pop, al progressive rock e infine al jazz che, con la sua capacità di fagocitare suggestioni composite e restituirle con un volto nuovo, chiude il cerchio.
Nel brano di apertura Winter Is Not As It Used To Be una semplice melodia di stampo nordeuropeo lascia spazio a un groove ora impetuoso ora riflessivo, esprimendo una critica contro l’incapacità di combattere il riscaldamento globale. Cosmic Blues riprende nel titolo e in parte nella forma l’amore per la tradizione, dando spazio a una melodia rarefatta e sognante.
La tradizione del jazz è più viva che mai invece nell’energica Kenny’s Present, chiaro riferimento al pianista Kenny Barron. Segue uno dei brani più elaborati e arrangiati, The Dream of the Old Man, impreziosita dala partecipazione di Anais Drago, il cui violino la fa da padrone, tra energici accenti world music.
La secondo parte del disco si apre con uno dei brani più intimistici dei trio, Falling and Rising, che narra la ciclicità delle nostre vite. Si continua con Ancestral Call, pezzo scandito da un tempo in 7/8, d’ispirazione tardo-romantica, sospeso tra musica tonale e modale. Il "punto di convergenza" tra tre sensibilità musicali differenti è poi segnato con forza da Worlds Collide, seguita dalla conclusiva Poem for the Sunrise, dove fa ritorno il violino di Anais Drago, degno finale di un disco ricco di sfaccettature e colori, che celebra e destruttura l'impostazione del più classico piano trio.