M otta esce con un brano meraviglioso, tra i migliori della sua carriera; c’era grande attesa per il ritorno di Tedua e l’album non tradisce le aspettative, è uno dei migliori rap dell’anno. Benissimo anche Ensi e Nerone, roba serissima, ed è letteralmente una perla il singolo che unisce Neves17, Geolier ed Enzo Avitabile. Brave anche Dadà e Priestess, niente male Aaron, Giuseppe Anastasi e i Gemelli Diversi, un po' già Leo Gassmann. Male Elettra Lamborghini”. Chicca della settimana: gli In The Loop con “Oceano”.
Motta – “La musica è finita”
Un Motta in splendida forma, fatalista, come se i pensieri sgorgassero inarrestabili; il pezzo è asfissiante, intenso, graffiante, uno dei migliori brani di un artista che di brani migliori ce ne ha già regalati diversi. La musica che detta i tempi e quando è finita finisce tutto, quando è finita la vita travalica un confine in cui ogni passo è una sfida, un cruccio, un dubbio, un’incognita. Che gran bel pezzo!
Tedua – “La Divina Commedia”
Tedua è un artista dalla sensibilità unica, il suo viaggio dentro la propria Divina Commedia altro non è che una dichiarazione di intenti, il pokerista dinanzi a te che sfodera le carte e rinuncia al bluff, non nasconde in nessun modo la propria vulnerabilità, anzi, la utilizza proprio come moneta di scambio, per certificare un dolore autentico che, autenticamente, viene tradotto in rap, che non si nega orpelli pop, che ti sfonda il cuore. Tedua prova anche a rendere questi brani in qualche modo utili per chi ascolta, sparpaglia con gusto citazioni letterarie, analisi profonde, con idee brillanti, strappi di verità limpide, che rendono la musica non solo musica, non solo sottofondo, non solo esposizione di se stesso, ma atto puro che innalza l’anima di chi la fa e di chi la ascolta. Ci prova. Ci prova e ci riesce, così alla fine dell’ascolto del disco, dove spiccano brani come “Malamente”, “Angelo all’inferno”, “Red Light” o “La verità”, “Soffierà” (che pezzone) o “Bagagli (improvvisazione)”, ci si sente in qualche modo arricchiti, come dopo un lungo viaggio intrapreso per il gusto della strada e non solo per arrivare dal punto A al punto B.
Ensi e Nerone – “Brava gente”
Rap di gusto da parte di due veri fenomeni della scena, impegnato, serio, non una serie di spacconate a vanvera ma un disco che ci riporta alla natura del genere, declinata con la giusta dose di coolness al presente, ad una contemporaneità contagiante, che ci fa sentire tutto vicino e, allo stesso tempo, ci spiega non solo cos’è il rap, quello vero, ma anche cosa dovremmo cercare quando ascoltiamo il rap e, naturalmente, cosa no.
Dovremmo cercare pezzi come “King Kong Vs Godzilla” o “Six Pack” o “Tagli come sorrisi”, dovremmo cercare collaborazioni che arricchiscono qualità e contenuti, non solo la quantità di stream, dovremmo cercare quell’autenticità che rende tutto credibile, dovremmo cercare l’arte, pura e semplice, un disco prodotto con l’evidente volontà di costruire qualcosa che rimanga, con radici ben radicate. Dovremmo sempre cercare dischi come “Brava gente” e dovremmo sempre avere la possibilità di trovarli e ascoltarli con la calma che meritano le vere opere d’arte. Bravissimi. “Brava gente” è un lavoro eccellente, un punto e a capo.
Elettra Lamborghini – “Elettraton”
Non è una questione di reggeaton o di leggerezza, è proprio un vuoto intellettuale totale. La musica che non c’entra niente con la musica, con l’arte, ma solo con un’immagine senza il quale mai avremmo sentito parlare di lei. Siamo abbastanza certi che la qualità dell’italica discografia sarebbe decisamente migliore.
Gemelli Diversi – “Marrakech”
Un brano onesto che, pur accennando un ritmo andante, potremmo anche dire estivo, non tradisce né la storia che si intende raccontare né, cosa forse anche assai più importante, la natura dei Gemelli Diversi. Si, perché ne hanno una e non si è mica dissolta nel nulla e va anche rispettata. “Marrakech” forse poteva anche far tintinnare qualche suono di quella splendida città, ma ora non stiamo lì a chiedere troppo, è una canzone che si fa ascoltare, non annoia e racconta anche qualcosa. Stiamo così.
Leo Gassmann – “Capiscimi”
Un brano che tratta l’argomento del disimpegno amoroso utilizzando il linguaggio del disimpegno musicale, a tratti banale, troppo leggero, a tratti effettivamente funzionante. Ecco, funzionante, ma oggettivamente nulla di più.
Neves17 feat. Geolier ed Enzo Avitabile
“Oro e diamanti (mane e mane 2.0)”: Una perla di canzone di Enzo Avitabile ripresa da due giovani rapper della scena partenopea. Neves17 e Geolier rilucidano il brano con il rispetto che si deve a chi con la musica ha scavalcato montagne, oceani, confini, con una forza immaginifica, devastante, preziosa. Così anche questa nuova versione del brano diventa preziosa come un reperto di inestimabile valore e tempo, un brano che andrebbe conservato in cassaforte. Bravissimi.
Dadà – “La leggenda dei maccheroni”
Tradizione ed elettronica, luci stroboscopiche, fascinose, notturne, e vicoli abbrustoliti da una luce irresistibile, canotte macchiate di sugo stese al sole che ammorbidiscono l’aria, la rendono intensa, vibrante, unica. Dadà è un’artista eccellente, il modo che ha trovato di raccontarci la propria terra, la propria natura, rendendola così luminosa e confortevole, è magnifico, contagiante, confortante.
Priestess – “Tutto bene”
Brano molto femminile, ricco di guizzi, di idee che ti prendono per la gola, fulminee, che quasi fai fatica a stargli dietro. Quasi, perché in realtà inseguirle è divertente e rendono il brano molto interessante e godibile.
Omini – “Sbaglio peggiore”
Un pezzo che suona bene ma non proprio memorabile; apprezzabile la volontà dei giovani Omini di non snaturarsi, ma questo loro rockettino ci risulta vagamente pretenzioso; il talento c’è, ora serve solo che ci diano un buon motivo per ascoltarli. Servono i pezzi forti. Forti veramente. “Sbaglio peggiore” ne è, al massimo, il trailer.
Giuseppe Anastasi – “Un periodo particolare”
Autore eccellente di un brano eccellente. Giuseppe Anastasi prende la forma di un cantastorie che alleggerisce la povertà di questo “periodo particolare” che noi tutti stiamo affrontando, impresa ardua ma perfettamente riuscita. Bravo. Ma non è una novità.
Aaron – “Universale”
Tutto leggero ma sensato. “Universale” si fa ascoltare piacevolmente, perché è pop moderno, costruito con un nesso logico, con sobrietà, senza andare mai oltre le righe, poco disturbante ma magari accomodante per un qualsiasi minorenne in ascolto. Diciamo che si ascolta molto di peggio, non sarà l’album che rivoluzionerà la discografia italiana, ma nemmeno quello che la colpirà a morte.
Michele Merlo – “Brooklyn”
Romanticismo spicciolo ma intenso, terreno, ambientato (con il supporto di Gazzelle) per le strade di una Roma come sempre cinematografica e colorata, colorata e nostalgica, nostalgica e difficile. Due anni dopo la sua scomparsa, Michele Merlo ci viene riproposto in un brano che è un buon brano, forse addirittura tra i suoi migliori; un brano che è proprio un peccato che non ne sentiremo altri suoi così.
Lortex – “Chiamo”
Tutto insufficiente, superficiale, piatto, che sa di già sentito, un già sentito, tra l’altro, nemmeno troppo entusiasmante. In questa giungla serve ruggire forte, altrimenti si rischia l’invisibilità.
Rossella Essence feat. VillaBanks, Vegas Jones e Smeia – “Profesora”
Un capolavoro; ma al contrario. Brano imbarazzante, impresentabile, che tocca stupefacenti apici di bassezza
Skinny – “Sceicco”
Forse il brano non ci sembra la cosa peggiore del mondo perché non lo prendiamo sul serio, perché non crediamo nemmeno ad una virgola di ciò che viene espresso. Però non ci ha sventrato l’anima, il che è già qualcosa.
In The Loop – “Oceano”
Trascinanti, eterei, ipnotici, gli In The Loop non si smentiscono mai, il loro gioco è tutto fatto di giochi, trick, emozioni strappate con l’evidenziatore, come si faceva da bambini; roba da chiudere gli occhi e volare.