AGI - Da cantante di successo, tra le poche protagonisti femminili in campo musicale di un’intera epoca, a showgirl, madrina dei salotti televisivi, con un’unica caratteristica: l’onestà, squisita, all’antica, da mamma della tv, personaggio accogliente, che fa casa e tortellini, che spiazza con la schiettezza emiliana e, nel frattempo, canta, con una professionalità ed una precisione ormai del tutto inedite in questo pop effettato di oggi. Parliamo di Orietta Galimberti, Berti per tutti, la Capinera d'Emilia, l'Usignolo di Cavriago, che soffia il 1 giugno su 80 candeline.
La prima cosa che pensa quando realizza di aver tagliato questo bellissimo traguardo…
Un po' di soddisfazione c’è, perché questo lavoro è un po' stressante, tu prepari una stagione, un disco, ha successo, ma nel frattempo devi pensare a quello che ci sarà dopo: o una trasmissione, o una raccolta o dei duetti, è un lavoro che da tanta soddisfazione ma che costa anche tanto impegno, quindi quando arrivano le soddisfazioni te le godi. Abbiamo avuto tantissimi esempi di persone che hanno fatto successo e poi sono state dimenticate, bisogna sempre competere, arrivare a 58 anni di carriera è un orgoglio, ma non dobbiamo dimenticare che è il pubblico che ti aiuta ad arrivare, perché se fai trasmissioni importantissime entri a far parte della famiglia degli spettatori, cresci e invecchi con loro. Non sono mai mancata dentro le famiglie italiane, o con un disco o una trasmissione, ho fatto di tutto e di più, non mi sono fatta mancare niente, ho perfino cucinato.
Perché la musica?
Non l’ho scelta io, è stato il mio papà, voleva che diventassi mezzo soprano, mi mandò a scuola da un maestro che insegnava al conservatorio, fu molto importante, aumentai l’estensione, mi trovai più sicura di me stessa e meno timida, ma se fosse stato per me non avrei scelto questo mestiere, ai tempi non era considerato un lavoro serio.
“Fin che la barca va” esce nel 1970, che è lo stesso anno dell’ultimo album dei Beatles, quindi lei copre l’intera storia dei Beatles in pratica, che ai tempi rappresentavano la svolta musicale che sappiamo… Ma lei ha mai sentito in Italia questo attrito tra la musica che veniva dall’estero, disobbediente, rivoluzionaria, e quella che proponeva lei, più in linea con la tradizione?
Si, tradizionale e ironica allo stesso tempo, a Sanremo portavo il bel canto, invece a Un disco per l’estate mi davano sempre canzoni ironiche e ritmate, dei tormentoni, “Finchè la barca va” vendette 9 milioni di dischi, come “Mille” che fu un successo che non tornerà mai più.
Lei ai tempi se non sbaglio fu un po' attaccata dalla critica, che voleva musica più impegnata…
Se loro avessero letto i testi di molti brani sono tutti temi che raccontano ironicamente delle storie vere, “Finchè la barca va” parla di non vergognarti ed essere quello che sei, senza compromessi; poi anche vocalmente non è facile da cantare, quindi l’impegno fu anche vocale, ci sono tanti particolari che non vengono capiti e considerati dai critici.
Lei è amata da target di pubblico molto ampio…Qual è il segreto di Orietta Berti?
Posso supporre il mio carattere solare, le mie canzoni che sono accattivanti ed il mio modo di porgerle; e poi perché ho fatto tantissima televisione, diventi una di famiglia, un’amica, io ricordo che ogni volta che faccio lo spettacolo, quando mi fanno ricevere gli ammiratori, non c’è una persona che non abbia un aneddoto da raccontarmi che riguardi una mia canzone.
C’è una cosa che il pubblico non ha mai capito di lei?
No, veramente sono sempre stata aperta, non mi piace l’esagerazione, la volgarità, l’arroganza, non lavorerei mai con persone così.
Rileggendo tutto ciò che ha fatto nella sua carriera ci si accorge che ha avuto a che fare con alcuni dei più straordinari personaggi del mondo della cultura… Ma ce n’è uno (o anche più di uno) la cui conoscenza, umanamente, l’ha particolarmente colpita o è stata decisiva nella sua vita?
Posso dire che mi sono trovata molto bene con Ugo Tognazzi, che è stato 22 giorni in casa mia, dove abbiamo girato “I nuovi mostri”, perché avevo troppi concerti; un mese che non dimenticherò mai, c’era Scola, è venuto Monicelli… Ho registrato anche con Paolo Villaggio, “Quando c'era lui... caro lei!”, sono tutte persone intelligenti, cordiali, ti senti proprio a tuo agio.
Per il suo compleanno si è fatta un regalo prezioso…
Per il mio compleanno ho fatto questa canzone in collaborazione con queste case d’accoglienza “Arcobaleno” a Milano, che accolgono questi ragazzi che purtroppo vengono emarginati dalla loro famiglia di origine perché dicono che sono diversi, ma diversi sono loro, nemmeno gli animali abbandonano i loro cuccioli. In questo video una madre dice al figlio, che si dichiara gay, che non sbaglia ad amare un’altra persona, che non siamo nati per odiare ma per amare. A me è sembrato un messaggio bellissimo, si vedono questi ragazzi e dagli sguardi si capisce tutto il dolore che hanno provato.