AGI - Lazza non è il primo rapper a partecipare al Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ma è il primo rapper di una certa scena a conquistare un posto tra i big della kermesse; quella scena che ha conquistato e condizionato il mercato discografico italiano, il primo artista, non solo tra i rapper, nella classifica dei dischi più venduti nel 2022 secondo i dati forniti dalla FIMI, un primato conquistato grazie al successo del suo “Sirio”, e certamente il primo in ordine di dinastia che raccoglierà l’eredità dei Marracash, dei Guè, dei Fabri Fibra, dei Salmo, dei cosiddetti “king” della scena rap.
Lazza è anche il primo ad avere una precisa cognizione di causa davanti a uno strumento musicale, il pianoforte, un dettaglio decisamente da evidenziare in un mondo che fa passi da gigante, non tutti a sproposito, verso una contemporaneità che mette sempre più da parte la musica suonata. Alla 73esima edizione del Festival di Sanremo canterà “Cenere”.
Ti sei detto: vado a Sanremo per?
Non mi sono dato il per. Vado perché mi va.
Qual è la prima cosa che hai pensato quando Amadeus ha pronunciato il tuo nome?
Ho pensato: “Ecco, ora sono in un guaio!” (e ride).
Sappiamo che Sanremo con la scena rap ha sempre avuto un rapporto un po’ controverso. Prima di diventare Lazza, da spettatore/ascoltatore cosa pensavi del Festival?
È sicuramente una vetrina importante, una situazione che mette la musica in un’esposizione enorme, quindi perché pensare male? La musica è musica. Penso di poter dire questa cosa più di altri, avendo studiato la musica dalle basi.
È vero che non sei il primo rapper che va a Sanremo, però sei il primo di una certa wave, il primo di quelli che poi fanno classifica, fanno tanti live, il tuo è il disco più venduto dell’anno. Senti in qualche modo una sorta di responsabilità nel rappresentare tutta una serie di rapper che potrebbero intraprendere questo sentiero?
A essere sincero non sto andando a Sanremo per qualcuno, ma per me, perché è una sfida, amo le sfide, soprattutto quelle con me stesso. Non amo mettermi in competizione con gli altri, anche perché non c’è nessuno lì che fa quello che faccio io, viceversa gli altri. Credo che ognuno debba sentirsi in qualche modo in gara con se stesso e dare il massimo. L’unica pressione che sento è relativa ai numeri di quest’anno: sono stato primo e sento la pressione di rimanerci.
Conoscendo il successo del disco, quanto sei bravo e la skill del pianoforte, che fa la differenza, mi sono detto: lui è sicuramente uno dei candidati alla vittoria. Tu pensi al fatto di poter ottenere un risultato di classifica rilevante?
Certo che ci penso, sarei falso a dirti il contrario, un buon posto in classifica è sicuramente uno dei miei obiettivi.
Come mai hai scelto Emma per farti compagnia sul palco nella serata delle cover?
Per tanti motivi: le voglio bene, ha una voce incredibile, ci conosciamo da tanto tempo. Ha un’attitude da rapper anche se non fa rap e per questo mi rivedo tanto in lei. Però non c’è solo Emma, ma anche Laura Marzadori, primo violino della Scala di Milano: ci tenevo tantissimo a portarle sul palco, per rappresentare al meglio il dualismo presente nel mio percorso. Emma, come ti dicevo, ha un’attitudine molto simile alla mia, mentre dall’altra parte c’è Laura Marzadori che viene da un’altra scuola, quella della musica classica, che ho frequentato anche io. Tutti vorrebbero andare alla Scala, ma a sto giro è La Scala che va da Lazza (e ride).
Quando hai aperto il concerto di Salmo a San Siro, mi hanno colpito molto le parole con le quali hai salutato il pubblico, hai detto: “Stiamo lavorando affinché poi possa essere io il protagonista di tutto questo”. È a quel genere di grandezza che punti?
Non voglio che Sanremo venga visto come un’occasione per fare altro. Ci vado perché ho piacere a farlo. Succederà che annuncerò una data a San Siro prima o poi, ma non dopo la settimana di Sanremo. Resta sicuramente un obiettivo per cui lotterò.