AGI - Weekend particolarmente acceso di nuove uscite, Jovanotti ci invita a far pace con questa sua maturazione sciamanica e ci convince; così come Marracash che si conferma fondamentale anello di congiunzione tra conscious rap e cantautorato impegnato. Male Fedez, male Elodie, male Aka 7even e male anche i Boomdabash che ci provano con un tormentone invernale; bene invece Gabbani, gli Eugenio in Via Di Gioia e Le Vibrazioni. Chicca della settimana: “Niente è come sembra” di Colombre.
Jovanotti – “Il disco del sole”
“Il disco del sole” possiamo considerarlo manifesto di quel che è oggi Jovanotti, a metà strada tra quel cantautorato lieve, romantico, dolce, parlato e quei fuochi d’artificio danzerecci, esplosivi, irrimediabilmente allegri; il tutto sempre intriso di questa sua visione della vita smaccatamente ottimista. Un disco che certamente funziona, pur non regalandoci brani memorabili come tanti altri del nostro Cherubini in passato. Tutto molto dolce, tutto molto raccontato, tante parole, tanto del suo approccio sciamanico alle umane cose che, ammettiamo, non è che sia un crimine se poi finisce per dare sui nervi, lo capiamo. Ma Jovanotti, così come chiunque, va preso per quello che è; la buona notizia è che ci sono una serie di brani particolarmente azzeccati come “Un amore come il nostro” e “Tra me e te”, a riprova del fatto che questo suo rimuginare contento e fortemente sentimentale non è una provocazione gratuita al nostro cinismo, ma proprio qualcosa di autentico in cui, bontà sua, crede molto. Bella per lui.
Marracash – “Importante”
“Importante” è percepire quanto ancora tecnica e capacità di scavare dentro se stessi alla ricerca di qualcosa di estremamente prezioso e profondo possa ancora fare la differenza e come Marracash se è forse uno dei pochi della scena rap ad averlo capito è certamente l’unico a saperlo applicare come lo applica lui. “Importante” completa “Noi, loro, gli altri”, l’album che ci ha confermato che parliamo dell’artista di nuova generazione che più di tutti si avvicina ai grandi del nostro cantautorato, inteso come artista arrivato ad una tale maturità che qualsiasi rigurgito della sua penna diventa qualcosa di estremamente significativo per chi ascolta. Non ci appartiene Marra, appartiene a quelle generazioni costrette a cercare Lucio Dalla su Google, ed è bello che sia così, che ognuno abbia il suo, ma soprattutto che ne nascano ancora di artisti così, in questo deserto culturale fatto di sbarbati che straparlano di vite da strada e figurine senza cognome che non sanno pronunciare le vocali.
Fedez – “Crisi di Stato”
Pezzo che arranca a fasi alterne tra il funzionante, il bruttarello e l’inspiegabilmente pubblicato. Qualcuno deve aver detto a Fedez che questo romanticismo spinto su cassa dritta cafoncella risulti in qualche modo digeribile, ma quel qualcuno stava scherzando.
Francesco Gabbani – “Natale tanto vale”
In questo clima di feste che già vediamo sopraggiungere all’orizzonte e che è pronto ad infrangersi dirompente nelle nostre vite come uno tsunami di panettoni con l’uvetta, sbattendosene altamente di chi non ha possibilità o voglia di festeggiare alcunché, serviva una canzone che raccontasse con lo stesso romanticismo il lato oscuro di questa gioia sempliciotta e ipocrita che ci siamo inventati a tavolino. Ci hanno pensato Gabbani e Pacifico, una delle più felici coppie che la musica italiana ci ha servito negli ultimi anni; perché c’è solo una cosa più triste di non essere invitato ad una festa, ed è essere costretto a partecipare ad una festa alla quale non hai alcuna voglia di andare. Ma, effettivamente, una volta che ci sei…
Boomdabash feat. Eiffel 65 – “Heaven”
Sarà che per noi gli anni ’80 sono un buco nero di paillettes e sonorità quasi sempre fredde e aride, e che non condividiamo nemmeno l’entusiasmo per i lavori degli Eiffel 65, che sostanzialmente consideriamo mangime per gli stereo delle macchine truccate dei tamarri che fanno tremare i vetri di casa; ma questa “Heaven” è il tormentone natalizio che non ci meritavamo.
Le Vibrazioni – “Il disco mai uscito: demo”
Questo nuovo EP che Le Vibrazioni ci regalano si intitola “Il disco mai uscito: demo” ed è utile per capire il valore autentico di una delle nostre migliori band, cinque brani incisi con spregiudicatezza, la cui forza si basa sulla potenza del suonato, senza ghirigori in fase di produzione, senza slanci pop per permettere una digestione più fluida al largo pubblico. Le migliori Vibrazioni possibili.
Paola Turci – “Caramella”
L’eleganza inarrivabile di una delle più raffinate signore della musica italiana, prestata ad un brano che un po' fa il verso al mondo giovanilistico della trap, con tanto di autotune, e un po' prende in prestito quel mood per sfuggire ai canoni classici del pop d’autore. Spunti diversi, valore sempre alto. Godibile, come sempre.
Tedua – “Lo-fi For U”
Forse il bravissimo Tedua prima di andare avanti nel percorso, come succede a chiunque di noi, sentiva l’esigenza di guardare un attimo al passato, tirare le somme e ringraziare chi, in un modo o nell’altro, lo hanno portato ad essere l’artista che noi tutti oggi apprezziamo. Perché questa “Lo-fi For U” altro non è che una sentita lettera di ringraziamento, talmente intima che ci si sente quasi scomodi ad ascoltarla, come se hai in mano il cellulare di un’altra persona e arrivano messaggi privati che ti imbarazza leggere. Infatti in tutta onestà lo consideriamo un non brano, poi che abbia i connotati del brano, anche bel brano, è tutt’altra storia, ma è impossibile fermarsi a giudicarne il contenuto, perché proprio non sono fatti nostri.
Elodie – “Ok. Respira”
Autoserenata pop scritta da Elodie con l’ausilio di altri sette autori. Il singolo è presentato come un invito ad amarsi, ma in otto non è amore, è solo l’ennesima festa divertente alla quale non siamo stati invitati
Eugenio in Via Di Gioia – “Tornano”
I brani degli Eugenio in Via Di Gioia non prendono mai scorciatoie, arrivano dritti dove devono, in questo caso alla commozione, che però passa da questa profonda e ammirevole capacità di non tradire mai il proprio linguaggio pulito e onesto, che poi è il segreto del loro successo, il motivo per cui più che fan nel tempo sono riusciti a costruire una community, che poi in certe sensazioni finisce per riconoscersi comodamente. In questo caso parliamo di una nostalgia autentica, uno sguardo commosso verso quella carrellata di immagini che, pensandoci bene, hanno fatto di noi ciò che siamo, nel bene e nel male. Bravissimi, come sempre.
Aka 7even – “Non piove più”
Ballad inutile e sempliciotta, stracolma di banalità stucchevoli ed insignificanti. L’ex “Amici di Maria De Filippi” su Instagram sostiene di essere tornato alla musica dopo essersi preso del tempo per se stesso; considerato il risultato suggeriamo una vacanza più lunga, ad occhio e croce una quindicina d’anni dovrebbero andar bene; poi ne riparliamo. Imbarazzante; ecco il risultato quando si butta in prima linea un ragazzo non evidentemente pronto, forte solo di una popolarità televisiva: finisce per prendersi sul serio e non capire i propri limiti.
MamboLosco – “Bandito”
Pezzo che brilla soprattutto per la produzione minimal di Nardi e Finesse; se sti ragazzi capissero che salto di qualità può fare la loro musica mettendoci un briciolo di contenuto in più, forse avremmo davvero una scena trap esaltante. Invece ogni singola volta ci tocca realizzare che di quello che dicono non ce ne frega niente e che anche questo pezzo finirà nel dimenticatoio. Pazienza.
Colombre – “Niente è come sembra”
Ci sono brani che ti investono con una forza esplosiva e basta avere un minimo di dimestichezza con la materia per capire che in fondo non ci vuole granché, e poi ci sono brani che ti catapultano automaticamente in un mondo che vive di sottrazioni, brani che invece di darti qualcosa, te la tolgono, creano un vuoto, uno scompenso, un bisogno che non sai nemmeno bene decifrare; e solitamente sono i brani migliori. Questa “Niente è come sembra” è un brano migliore, differente, una piccola perla si, scritta per il film Netflix “Odio il Natale”, ma che va decisamente oltre, un brano che ricevi come la lettera da un tempo lontano, una di quelle lettere commoventi, di quelle definitive, che ti svelano qualcosa, che non ti lasciano in pace con la loro delicatezza. In questo mare di volgarità a buon mercato, che bello che esistono artisti come Colombre.
Dolcenera – “Anima Mundi”
Dolcenera è una cantautrice che non sbaglia un pezzo ma anche una cantautrice alla quale manca un pezzo memorabile. Questo suo nuovo “Anima Mundi” per esempio è un ottimo lavoro, c’è dietro un concept, c’è dietro un lavoro straordinario sulla struttura dei brani, che si reggono tutti in piedi meravigliosamente bene, solo che alla fine dell’ascolto non ce n’è uno solo che resta impresso nella memoria. A noi delle hit non frega nulla, non siamo proprio quel genere di brutte persone che hanno bisogno del tormentone, anzi, i tormentoni ci annientano l’anima; però perlomeno un guizzo, una pennellata di riconoscibilità, un abbraccio sincero a chi ascolta. Un motivo per ascoltare il disco di Dolcenera ce l’abbiamo: è brava, quello che ci manca è un motivo per riascoltare un disco di Dolcenera.
Emanuele Aloia – “Meteo”
Pop pulito, innocuo, liscio, il che non è necessariamente una critica. Nella vita serve la vodka ma serve anche l’acqua fresca; certo, nonostante si somiglino, una bevanda è decisamente più divertente dell’altra.
Peppe Soks feat. Nathys – “Nu vase e po basta”
Il napoletano è così enorme come lingua che anche quando viene mortificata con questi ritmi reggaeton dietro ci senti una tradizione mediterranea che ti fa digerire il tutto. Certo, tra una cosa che ti piace ed una cosa che ingolli e digerisci giusto perché te la ritrovi nel piatto c’è differenza.
Comete – “Salta l’intro”
Probabilmente il miglior prodotto messo sul mercato da Comete da quando è uscito da X Factor. Certo il brano ci ha psicologicamente distrutti perché il ritornello è identico a quello di un altro pezzo e riuscire a fare mente locale per capire di quale altro brano si trattasse ci ha letteralmente immobilizzati per delle ore, come un ictus musicale che non ci ha permesso di assumere cibo e liquidi, che ci ha bloccato il sonno, lo sguardo, ogni singolo muscolo del corpo…poi l’illuminazione: “Se mi aggiungerai” di Checco Zalone….fiuu, salvi per un pelo!
Ludwig – “Ogni volta che ti penso”
Divertente parentesi pop rockeggiante per Ludwig, una canzoncina d’amore cruda e trascinante, disimpegnata e diretta. L’artista ha promesso di tornare presto a far cantare e ballare nelle discoteche…ma anche no; insomma, se possiamo suggerire, nettamente più sensato un percorso di questo tipo.
Vettosi – “Ra sul”
Un racconto cupo, intenso, pennellate di buio, un Caravaggio declinato in street art, intesa non solo come dipinto su un muro, ma come l’arte del vivere la strada e poi saperla servire con cotanta emozione. Wow.
Cicco Sanchez – “Dolores”
“Dolores” la percepiamo come una metafora, qualcosa di inafferrabile, che arriviamo a guardare, sfiorare, ma mai a bloccare, a tenere per noi. Il premio alla fine di una corsa che non finirà mai, una di quelle cose che crediamo di poter possedere ma che alla fine esistono solo per potercisi specchiare per scoprire qualcosa in più di noi. Bravissimo Cicco Sanchez.
C+C=Maxigross – “Io me ne sto fermo ad aspettare”
Una meditazione surreale riportata a terra, alla nostra umanità, da suoni ruvidi e dalla cazzimma tipica dei C+C=Maxigross, una delle più felici realtà dell’underground italiano. Una perla di pezzo che anticipa quello che sarà certamente una perla di album e noi già ci lecchiamo i baffi.
Colla Zio – “Asfalto”
Il collettivo milanese rappresenterà uno dei momenti più divertenti della prossima finale di Sanremo Giovani. A nostro parere questa “Asfalto” è sicuramente un brano che merita di stare tra i sei che poi accederanno alla lista dei big di febbraio, che poi consideriamo una follia allungare il brodo della lista dei big di febbraio fino a 28 è un altro discorso. Si tratta di un brano allegro e molto teen, ma ben concepito, offerto senza la presunzione di chi vuol salvare il mondo con una canzone leggera.
Qualunque – “Via Disagio”
“Sono fuori allenamento / ho vissuto per un botto a sperare nel maltempo”, basterebbero questi due versi a farvi capire di che intensità di brano stiamo parlando. Molti scrivono canzoni d’amore, in pochi sono capaci di scrivere una bella canzone sul disagio che questo sentimento provoca a prescindere dall’esito dei nostri desideri. Che poi, diciamocelo, non è che i nostri desideri ci azzecchino sempre sempre sempre.
Caffellatte – “Bambina”
Un brano per risolversi, per capire che in un certo malessere che ci attanagliava la gioia da bambini non c’è niente di male, che serve perdonarsi, non dimenticare, perdonarsi. Il pezzo la brava Caffellatte lo scrive per se stessa, ma poi ce lo regala, e noi sentitamente ringraziamo.