AGI - Portare la musica di qualità a un pubblico diffuso. E in luoghi dove non te l'aspetti. È l'obiettivo di Take Five, la rassegna delle produzioni originali dei nuovi Centri di produzione musica dedicati al jazz e nati quest'anno con il sostegno del ministero della Cultura. Per la prima volta, infatti, i finanziamenti Fus sono andati a cinque centri operanti nel jazz, sui sette totali.
"È un fatto storico che il ministero abbia riconosciuto gli aspetti produttivi anche alla musica, dopo la danza e il teatro. La nascita di questi centri di produzione è un evento per noi di grande orgoglio" spiega all'AGI Francesco Mariotti, direttore artistico di Toscana Produzione Musica, uno dei cinque neonati centri che sta già portando in giro per l'Italia 60 produzioni, tra piccoli gruppi e grandi orchestre pronti a salire sul palco di piccoli teatri nei borghi cosi' come nelle grandi città, a partire da Roma.
Insieme alla realtà Toscana, la rassegna coinvolgerà il Centro produzione musica di Roma della Fondazione Musica per Roma, che svolge le sue attività tra Casa del Jazz e Auditorium Parco della Musica, il Centro Adriatico Produzione Musica Ets di stanza a Pescara, Rest - Art - Piemonte Orientale Music per iniziativa di Associazione Rest-Art di Novara, il Centro diretto dall'Associazione Time in Jazz di Berchidda e Toscana Produzione Musica Ets.
Il sostegno economico da parte dello Stato dà modo alla musica non solo di vivere, ma di stimolare quello che è, in fondo, il suo sale. "Affinché le produzioni possano avere un seguito abbiamo bisogno sempre di più della curiosità del pubblico - aggiunge all'AGI Maurizio Busia, anche lui direttore artistico di Toscana produzione musica - e, quindi, della formazione di nuovi pubblici sempre più trasversali. Non accontentarsi del sistema che c'è ma sempre di più andare avanti aprendo il piu' possibile a nuovi sguardi e ascolti".
"Quello che stiamo cercando di fare è creare un sistema diffuso - spiega ancora Busia - siamo alla Casa del Jazz ma simultaneamente siamo in un borgo della Toscana, Guardistallo, con due musicisti come Danilo Rea e Michelle Goddard, stamattina c'è stata una residenza artistica con l'Orchestra di Piazza Vittorio e l'Orchestra delle donne arabe. Ieri sera abbiamo avuto un concerto con Monica Demuru e Cristiano Calcagnile intorno a Pasolini che saranno a Roma all'Angelo Mai, il 18 dicembre. Ci entusiasma la possibilità di essere in diversi luoghi cercando di implementare il rapporto tra artisti e pubblico"
La commistione è nell'anima della rassegna, che vede intrecciarsi jazz, influenze rock post rock, musica maliana e, perché no, anche il flamenco. Così, nelle stesse ore in cui si rincorrono voci e notizie su chi scenderà dalla scalinata di Sanremo, chi co-condurrà con Amadeus e quali vestiti indosserà, c'è chi invece ritiene che sia il momento di fare qualcosa di diverso.
"Ho un pensiero fisso, portare la musica in luoghi dove di solito non arriva e portare quindi le persone a conoscerla - racconta all'AGI Paolo Zampini, presidente di Toscana produzione musica e trent'anni di carriera accanto ad Ennio Morricone - gli eventi così come li concepiamo oggi stanno distruggendo il mondo culturale e musicale. Sono grandi manifestazioni che si bruciano in poco tempo, con una grande partecipazione ma che rimangono sterili. La cultura si fa tutti i giorni. La creazione dei Centri è capillare e porta anche ricchezza nei luoghi".
Nell'ambito della rassegna, che ha preso il via alla Casa del Jazz di Roma, ogni centro presenterà tre dei migliori gruppi prodotti in questo primissimo anno di attività per un totale di 15 concerti, con l'obiettivo di far conoscere al pubblico le attività dei centri a livello locale e nazionale. Dal 5 all'11 dicembre si esibiranno dal vivo Dimitri Grechi Espinoza; Maria Sole De Pascali Quartet ed Ettore Fioravanti Opus Magnum; Ada Montellanico Quintet Feat. Giovanni Falzone, Christian Mascetta Trio; Paraulas, Mr Noe, Bebo Ferra Trio; O-Janà, Khalab Live Quartet; Antine, To be or not to bop; Nico Gori Sextet, Javier Girotto Legacy Quintet.
"Grazie alla creazione dei centri - spiega ancora Mariotti - viene riconosciuta tutta una parte del lavoro che veniva data per scontata e non era riconosciuta, come accade invece ad esempio con la danza, il musicista viene pagato per il concerto, tutta la parte prima non esisteva come lavoro. Con questi centri viene data dignità anche a questa parte precedente. Dare ai gruppi, soprattutto giovani che spesso sono abituati a provare una volta e salire sul palco, la possibilità di una residenza dove fare le registrazioni gli fa fare un salto tangibile".
"Questo vuole essere un sistema di eccellenze dei territori - conclude Zampini - scoprire nuove musiche ma anche nuovi vini o nuove tecnologie, valorizzare l'essenza di un luogo, non portiamo un progetto dall'alto ma cerchiamo di dargli una forma in base al territorio che lo ospita. Solo qualche mese fa rischiavamo di non farcela economicamente. Ora siamo qui. Questa èuna scommessa vinta". Si accendono le luci sul palco. Fuoco alle trombe. Per il jazz italiano non e' tempo di calare il sipario.