AGI - I Coma_Cose proseguono nel loro viaggio con un disco davvero splendido. Raramente in questa musica italiana, dominata dal machismo più talebano, dalla violenza nei suoni e negli intenti, diventata una gara a chi c’ha il conteggio dei follower più lungo, capita di imbattersi in un album così onesto.
“Un meraviglioso modo di salvarsi” è un disco che spalanca la finestra su un progetto cui connotati, perlomeno in Italia, non corrispondono a niente che si sia mai visto e sentito. È un disco in cui i Coma_Cose riprendono le fila di “Hype Aura”, tenendosi stretta l’esperienza di “Nostralgia”, in cui torna quella scrittura dai tratti Carroliani, in cui ogni parola viene rivoltata come un calzino fino a restituirci una nuova immagine incantata, le parole utilizzate come tessere di un puzzle che si collocano al posto giusto solcando una linea di pensiero che ti avvolge, ti abbraccia, ti convince.
È infatti un disco in cui Lama e California si espongono molto, riguardo questo insulso e inutilmente frenetico modo che abbiamo scelto di vivere, riguardo un genere, il rap, che è parte integrante del loro percorso artistico, e che è diventato una pappetta di sciocchi e fuorvianti luoghi comuni da servire ai più piccini. E su se stessi, come singoli e come coppia, con tale spregiudicata schiettezza che fa sentire l’ascoltatore come uno che sbircia i loro pensieri, e se non fossero messi in musica con tale armonia la cosa farebbe sentire quasi in imbarazzo.
Non c’è un pezzo debole, non c’è un pezzo che non richiami un’atmosfera chiara, precisa e coinvolgente. I Coma_Cose insomma si confermano una delle più belle e originali realtà del nostro pop, nuvole che svolazzano indi(e)pendenti sulle teste di centinaia di artistucoli che non vogliono e ai quali, abbiamo la netta impressione, nemmeno interessa dire nulla. Uno dei più bei dischi dell’anno, su questo non c’è dubbio; sentite anche voi questa puzza di Tenco?
È un album molto intimo…era questo che volevate o è stato il vostro istinto a portarvi su questa strada?
California: Una delle necessità iniziali nel fare questo disco (ma anche uno dei dubbi) è stato di fare qualcosa di personale e sincero, senza troppi vincoli, anche rispetto noi stessi. Fare le canzoni dei Coma_Cose è sempre un casino, perché siamo in due: due punti di vista, due tonalità, due mondi diversi. In tante canzoni il punto di vista è uno ma siamo in due a raccontarlo
Lama: Ci siamo un po' scissi in questo disco, era una scommessa, l’abbiamo fatta un po' a occhi chiusi. Mi fa piacere che arrivi come più intimo e in realtà lo è, perché se tu tra due pensieri medi un pensiero avrai un’angolazione più autentica, ancora più personale. Quindi è stata una conseguenza, forse non era voluto, ma lavorando in libertà creativa poi va da sé che è rotolata a valle una sensazione più di trasparenza.
Cosa deve aspettarsi da questo disco chi vi segue dagli inizi?
Lama: Secondo me dentro il disco c’è tutto quello che siamo stati, quindi c’è sempre una coerenza artistico/narrativa, ci sono forse degli stilemi, magari nostri, che è un po' che non tornavano. A noi in generale piacciono gli artisti che crescendo cambiano, anche musica, sennò è un po' noioso, diventa tutto reiterativo e se manca il fascino della novità il progetto diventa anche stucchevole e annoia, almeno questo è ciò che succede a noi quando ascoltiamo dei dischi e diciamo “Ok, però sembra l’altro ma è meno efficace”. Ovviamente per cambiare bisogna anche padroneggiare la materia musica, e quindi diciamo che gli anni laddove sono un limite (perché non possiamo più concorrere ad un talent, non siamo più i pischelli del momento), però ci hanno permesso di collezionare dei dischi, degli amori musicali, e questo fa si di avere vari linguaggi; avere sempre un pochino bazzicato tanti generi fa si che possiamo restituire qualcosa che abbia un senso formato. Poi dopo, se piace bene, altrimenti questo è quello che riusciamo a fare noi, ma ci auguriamo che piaccia anche a chi ci ha seguito fino adesso.
Sembra che abbiate preso qualcosa di “HYPE AURA” e qualcosa di “Nostralgia”, in questo disco si sente forte il fatto che quegli album siano esistiti, perché spesso si esagera al contrario, facendo delle rivoluzioni musicali fini a se stesse…
Lama: “Nostralgia” è un disco che si è anche dovuto un po' fare, questo probabilmente è un “Nostralgia 2.0”, è un percorso iniziato lì ed è stato raccontato in breve tout court, proprio perché Sanremo si prendeva tanta luce e forse non era neanche il caso di accompagnare un’evoluzione sonora e comunicare “Avete fatto Sanremo e ora cambia qualcosa”, no, anzi, è Sanremo che è entrato a gamba tesa su quello che stavamo facendo. Quindi è uscito un disco che noi speriamo si capisca sia il lavoro di due/tre anni, è bello che si trovino cose del nostro percorso perché così è.
California: Poi, l’intenzione non era neanche quella di cancellare tutto e dire “Ok, basta, siamo stufi di questa musica, facciamo qualcosa di totalmente diverso”, ma semplicemente trovare anche degli escamotage creativi ed evolvere per non annoiarci anche noi in primis. Quindi la domanda è stata: “Come posso fare la musica dei Coma_Cose cambiando un po' la formula?” e quindi per questo disco l’approccio è stato molto più musicale, anche a livello di testi. Fausto parte quasi sempre dal testo, accompagnato da una melodia, invece in questo caso la parte musicale e melodica è stata molto più importante a priori, prima sono nate le arie musicali e poi il testo è stato fatto sopra, quindi la parte bella per me di questo disco è tanto la qualità del suono e la melodia, è un ascolto un po' diverso.
È anche un disco molto “critico” nei contenuti, rispetto il periodo che stiamo passando tutti quanti ma anche il periodo che state passando voi, come singole persone, come singoli artisti, come coppia…
Lama: Uno dei motivi della nostra analisi parte da quello he conosciamo, quindi il fare musica. Ovviamente soffriamo un po' le dinamiche del presente dove la musica sta diventando sempre di più un sottofondo per quello che succede, le nuove generazioni la percepiscono così ed è un treno che non si può fermare. Però ci sta anche che chi è adulto non segua per forza questo trend, ma magari faccia quello che più gli confà, quindi noi facciamo la musica come ci viene di farla, come se vivessimo sempre nel 2010 (e ride). Questo è un male se guardiamo le classifiche, se guardiamo quello che funziona, quello che magari poi genera successo ed economie e ti consente di fare questo lavoro per sempre. Però c’è anche della serenità, dato che siamo persone adulte e in qualche modo ci sentiamo sicure che comunque vada la pelle la portiamo sempre a casa. Speriamo perlomeno.
Ma voi che genere fate?
California: Boh…
Lama: Una domanda importante, io credo che la grande vittoria di questo disco nello specifico, che sento molto molto mio, così come Francesca, è che è l’apice della nostra vita bizzarra. Io nasco con il rap, da ragazzino, è il primo linguaggio che ho affrontato; subito dopo ho imbracciato la chitarra, il pianoforte, quindi approcciando la musica in maniera molto diversa dai miei coetanei, poi mi sono trovato ad un’età matura a fare musica contemporanea, senza vivere di revival come fatto da quei miei coetanei che hanno fatto successo molto più giovani. Quindi questa cosa mi stimola a proporre degli stilemi che sono completamente miei e il cosmo fa si che questa musica adesso piaccia. Ma io l’ho sempre fatta, prima non mi calcolava nessuno ed è stata determinante Francesca…
Rispetto a questa parte della tua storia in questo disco spiattelli praticamente tutto…
Lama: Io non trovo nessuno in Italia che ha militato nel rap in anni formativi per questo genere e poi ha abbracciato totalmente Battisti, De Gregori, i grandi cantautori, e poi li ha messi insieme, però è appassionato di musica brit, per un po' avevo la band ska, una marea di robe che poi fanno rotolare a valle qualcosa che non so cosa sia, però è la nostra musica.
Il segreto è questo, forse?
California: Si, ognuno ha poi i propri ascolti, lui è proprio onnivoro, si è appassionato tanto e di tanti generi, poi la formula è personale.
Ci sono anche degli accenni a quello che è diventato il rap adesso, specie per quel che riguarda i contenuti. Cosa è diventato il rap?
California: Il rap ha varie sfaccettature, sicuramente c’è una parte più sociale, che c’è sempre stata, perché nasce così, come modo di contestare. Poi è anche sempre esistita anche la parte più festaiola, il rap da club, che ti gasa, ma forse ha preso un po' troppo piede, mangiandosi anche una musica più di contenuto. Per molti che non la vivono in maniera importante, la musica è semplicemente un sottofondo e uno svago e va benissimo, perché non cerca nella musica un messaggio. Lavoro tutto il giorno, ho la mia vita, dalla musica voglio solo…
…intrattenimento…che cosa detestabile…
Lama: è la velocità il problema, se tu devi fare qualcosa che va a fuoco in pochissimi secondi e devi farne tanta di musica, va da sé che non puoi scrivere la Divina Commedia in un pomeriggio; come fai a metterci del contenuto, del vissuto, della conflittualità, in una cosa che deve andare super veloce? Come fai? Dov’è il tempo di gestazione, di maturazione? Questo è il problema, non solo che i ragazzi giovani non vivano certe tematiche, secondo me c’è, come sempre, qualcuno che gli dice “dai, vai”, magari quello risponde “Ma veramente volevo scrivere qualcosa di più significativo…”, “No, no, vai, pubblica, che magari poi cambia il sound e sembra vecchio”. Vorrei parlare con un ragazzino per chiedergli “Ma tu come la vivi questa cosa qua?”, forse loro potrebbero rispondere meglio di noi, che siamo ormai grandi e preferiamo delle tematiche sociali più importanti. Il grande successo di Marracash è stata una grande segnalazione, non a caso il disco più premiato dell’anno, però apprezzato da tutti gli strati di pubblico ed è un disco pieno di contenuti. È un po' come “La voce del padrone” che è stato uno dei dischi più venduti in Italia, che è un disco talmente astruso e pazzo…boh, forse bisogna crederci un po' di più.
California: C’è comunque la voglia da parte di tutti di sentire un qualcosa di significativo, siamo davvero troppo sopraffatti da un certo tipo di musica mordi e fuggi.
Voi siete anche spariti dai social per concentrarvi su questo disco, anche qui: è una cosa voluta o capitata?
California: è stato voluto, necessario anche, perché quando devi fare qualcosa di personale, doverti per forza sottoporti ad un confronto rispetto quello che c’è intorno rende molto difficile la messa in opera del lavoro. Quindi ci siamo resi conto che dopo diversi anni di promozione, social, tour, Sanremo, mille cose, eravamo forse un po' annebbiati da chi eravamo in quel momento lì, quindi per fare qualcosa di persona e unico, l’unico modo che hai è spegnere tutto e non confrontarti troppo con quello che fanno gli altri, ma confrontarti un po' di più con te stesso.
Lama: Ti rendi conto che un disco così non riesci a farlo se sei dentro la ruota, devi uscirne, perché credo sia impossibile, almeno io non sarei mai riuscito a farlo.
Avete metabolizzato quello che vi è successo? Sembra che abbiate dovuto anche ammortizzare questa accelerazione che Sanremo da, sembra che non sia stata solo la fuga dai social ma anche da quella luce lì…
Lama: Noi siamo andati in maniera totalmente naif ed è stata secondo me la nostra vittoria, a prescindere da come sia andata. Abbiamo portato una canzone nostra, scritta a prescindere, etc etc…ovviamente è arrivata la dinamica di coppia e va bene, ok, è una nostra skills, una delle frecce al nostro arco, quantomeno per quanto riguarda la comunicazione. Però saremmo felici anche che arrivasse in maniera altrettanto detonante la musica, la nostra passione, i brani fatti in precedenza che hanno un significato…infatti aver pubblicato un disco particolare, subito dopo, era anche un modo per fare alzare le orecchie a chi ci aveva appena conosciuto e magari pensava di trovarci altre tre/quattro “Fiamme negli occhi”, e invece ti trovi “Zombie al Carrefour”, ecco quella cosa lì speriamo che sia stato un modo non per allontanare il pubblico ma tirarlo dentro.
Però il discorso di essere in due salva, no? Questa pressione la gestite in due…
California: Sicuramente essere in due in varie situazioni aiuta, puoi suddividere tutta una serie di problemi e sbattimenti, non hai tutta la tensione su di te ma puoi aiutarti, dove magari uno ha una carenza arriva l’altro a colmarla. Però allo stesso tempo è limitante sotto tanti punti di vista, banalmente scrivere le canzoni o interpretare determinate cose che presuppongono un punto di vista solo, tu magari hai una storia da raccontare e magari l’altro non la pensa come te, quindi far combaciare i due punti di vista diventa un casino e magari quella canzone non la fai nemmeno. Si, ci sono pro e contro, sicuramente è uno sport estremo…
…E magari nel frattempo bisogna anche litigare su chi deve lavare i piatti…?
Lama: Esatto, scene di vita vissuta.
In “Sei di vetro” scrivete: “Tu sei qualcosa, che è importante non distruggere/Hai quella fragilità che chiunque vorrebbe raggiungere/Ma scappa e lasciali indietro/Tu scappa e lasciali indietro/La tua bellezza è di vetro”, si può dire che in questo verso c’è tutto il disco? La volontà di raccontarsi, di salvaguardarsi e che la fuga da tutto questo sia una soluzione appetibile?
Lama: è bizzarro perché in realtà è un brano che ha dato un po' il la al disco, c’è stato anche un lieve distacco ambientale tra me e Francesca, anche per scrivere, io preferivo ritrovare un po' la penna. Le ho mandato il provino di questo brano e la mia parte è rimasta quella, quindi è un brano importante per noi, ci ha dato quella sensazione di esistere come esseri umani e come coppia, secondo me è un brano molto bello perché ti dice “vai”, non ti dice “resta con me” come in “Fiamme negli occhi”, dice “Vai nel mondo e spacca, l’importante è non farti raggiungere dalle insicurezze, dai conformismi”, e quel brano lì lo abbiamo messo in fondo per tirare le somme, anzi, più che altro è una considerazione a latere, noi facciamo un disco dove parliamo della società e alla fine abbiamo deciso di farci questa promessa: “Ok, chiudiamo un discorso ma siamo sempre io e te”, è un brano “To be continued…”. Si, forse in quel brano lì tira fuori il lato più intimo nostro.