AGI - Non esiste lingua più adatta al rap del napoletano, lo pensiamo da tempo e lo confermiamo oggi, che ci ritroviamo per le mani un disco, “Ambizione”, che è una piccola perla del genere.
È una generazione magnifica quella che popola la scena rap campana, stanno rivoltando come un calzino tutte le certezze che noi altri sciocchi forestieri avevamo sempre avuto sulla musica proveniente da quella zona; diciamocelo senza peli sulla lingua, considerata sempre o troppo cafona o troppo vecchia, con quell’uso spasmodico di lirismi così distanti dalla realtà.
Invece mentre nel resto del paese divaga tristemente musica da festival del trash, cavalcando lo stesso urban trend Napoli in questo momento offre la proposta più raffinata, intrigante, onesta.
Il tema del disco è l’ambizione, un concetto particolarmente interessante, traduzione decisamente più intellettuale di quella fame di soldi e donne che rappano i colleghi del Nord, ma che vista attraverso gli occhi di Lele Blade diventa tutt’altro, qualcosa di molto più serio, la voglia di togliersi davanti agli occhi le brutture alle quali quegli stessi occhi si sono abituati, una sensazione difficilmente comprensibile da chi proviene dalle grandi città della parte alta del nostro Paese.
“Ambizione” parla di questo, attraverso questa parola Lele Blade spacca in due la propria vita e ce la offre; e noi, sentitamente, ringraziamo. Il rapper napoletano incalza il disco con altri quattro brani inediti nei quali torna, ancora forte, forse sempre più forte, l’impetuosità della lingua napoletana su certe sonorità.
Lele Blade riesce però non solo a far funzionare il gioco ma a renderlo estremamente cool, adatto ad un pubblico più vasto di quello napoletano e di quello rap, a rendere una chicca puro materiale da mainstream.
In questo caso quattro chicche, portate a casa con il supporto di Lazza (splendida “Jump”), Poison Beatz, Yung Snapp, Vale Lambo e perfino l’ex “Amici di Maria De Filippi” Aka 7even, che artisticamente sta ancora diversi gradini sotto ma che si porta a casa un bel pezzo. “Ambizione” rappresenta la certificazione definitiva della dignità e dell’autenticità e delle potenzialità del rap napoletano.
Qual è la tua ambizione?
Non l’ho mai definita, so solo che io ho questa perenne voglia di fare sempre di più, sempre di più, che ad un certo punto diventa pure una vera e propria malattia, perché comunque non ti fa stare tranquillo, non ti fa rilassare. Io cerco di sfruttarla in modo positivo; sicuramente, come si suol dire, se una persona persevera nel fare qualcosa avrà certamente dei risultati…
Quali sono i tuoi riferimenti rap? Perché sei un classe ‘89, vuol dire che eri piccolo quando i best della scena italiana cominciavano e abiti una scena felicemente distaccata dalle altre italiane…
Io ho cominciato ad ascoltare rap nel 2000, è un bel po' che ci sono dentro, che mi sono appassionato a questa musica e a questa vera e propria cultura. Ti dico che Napoli è distaccata fino ad un certo punto, perché tutti i B-boy dell’epoca ascoltavano roba nostrana come La Famiglia, ma ascoltavano anche Uomini di Mare, Joe Cassano, Inoki, quindi io sono cresciuto molto con quella roba lì, soprattutto Fibra, Joe Cassano e Inoki; poi dopo è arrivata l’epoca dei Co'Sang, sono stati questi un po' i miei riferimenti.
Come scegli le tue collaborazioni?
Fino ad ora le ho scelte in maniera abbastanza dettagliata, scelgo di lavorare sempre con persone che stimo, come dovrebbe essere e credo sia quasi sempre, sia per le skills che ha l’artista, sia per l’amicizia. L’ultima collaborazione con Lazza per esempio è avvenuta perché lo stimo tantissimo, credo sia il più forte di tutti in circolazione dopo Marracash.
Mi ha incuriosito quella con Aka 7even, il pezzo funziona ed è forse la cosa migliore fatta finora dall’ex “Amici”…
Io non ascolto molto quel genere di musica ma lo apprezzo per quello che fa, con questo pezzo si è esposto ad un pubblico che non è il suo. La collaborazione con lui è nata sempre per un fatto di amicizia, per un periodo è stato insieme a noi, lui mi stima molto, mi reputa quasi un mentore, quindi è nato il featuring
Secondo te qual è la forza del rap napoletano?
Aldilà del fatto che inevitabilmente le radici hanno centinaia di anni e sono legate alla musica napoletana, perché comunque credo che tutto quello che viviamo oggi ce lo portiamo dietro dal passato; la musica napoletana è sempre stata presa molto in considerazione, in Italia così come all’estero. Poi, aldilà di questo, risultiamo reali, traspare questo quando ci esibiamo, la gente riesce a capire che siamo quello che scriviamo, viviamo quello che scriviamo e soprattutto non siamo personaggi. Perché tu, facci caso, vedi tutto quest’hype, con queste tarantelle, queste risse, ‘sta violenza…fondamentalmente noi non abbiamo mai avuto bisogno di certe cose per creare hype, anche se potrebbe essere una cosa a nostro sfavore, perché non siamo personaggi quanto sono personaggi quelli della scena del resto d’Italia. Ma purtroppo noi viviamo quello che facciamo, siamo reali, se noi dobbiamo fare una tarantella, che è una cosa sempre da evitare, prima di tutto non la mettiamo sui social, se arriviamo a farla vuol dire che è una cosa grossa. Traspare questo dalla scena e la gente lo sa.
Poco tempo fa è uscita fuori la storia di Simba La Rue che "rapisce" e picchia Baby Touché e posta tutto sui social…è sembrata una scena molto plastificata, quasi faceva ridere
Si, ho visto, ma a me stavolta è venuto un po' di dispiacere, perché queste non sono cose belle. Perché poi, fai una cosa del genere e la posti sui social? Il giorno dopo c’hai la polizia in casa, ma che ti salta in testa? (e ride)
Sembra che badino più alla confezione che al contenuto…
Se ci fai caso la scena al nord è molto più vicina alla scena americana. In America fanno gli omicidi e li filmano e poi prendono l’ergastolo, ne parlano nelle canzoni, magari si fanno beccare e si fanno dieci anni di galera…da noi, questa cosa legata al crimine, non funziona così e c’è una mentalità diversa, è questa un’altra cosa che ci contraddistingue.
La famosa street credibility…
Esatto, io non dico che là non stanno fuori con la testa, però lo fanno più per farsi vedere che per necessità, è questa la cosa che non condivido. Perché poi dai un esempio sbagliato al ragazzino, che capisce che può picchiare i ragazzi per strada, sequestrarli e fare il video, questo è un messaggio sbagliatissimo che passa.
La grossa differenza che si percepisce tra rap napoletano e rap milanese è che loro lo fanno, voi lo siete, come se in generale la musica fosse una forma di espressione che vi appartiene…
È una buona osservazione, ma non perché a noi appartiene e a loro no, perché credo che i migliori rapper italiani, togliendo qualcuno di Napoli, stanno a Milano. Però questa cosa del dialetto, essendo molto nostra, da quest’impressione qui.
Tu vivi ancora a Napoli?
Si si.
Hai intenzione di trasferirti a Milano?
Io ho preso casa in una zona di mare, sto un po' lontano dal casino della città e sto benissimo qui. Poi dal punto di vista lavorativo sarebbe comodo andare a stare a Milano, infatti noi ogni tanto saliamo, ogni tanto i ragazzi scendono giù, non ci manca niente per ora, non ci penso. Noi qui stiamo bene, c’è una bella situazione, una bella squadra, uno studio enorme…
Qual è il rapporto tra di voi della scena napoletana?
Io credo che attualmente siamo la scena più coesa, siamo quasi tutti della stessa squadra, con chi non ne fa parte siamo ugualmente in buoni rapporti. Dieci/quindici anni fa si facevano la guerra a Napoli come ora fanno a Milano, non così però eh, con sequestri di persone (e ride). Facevano le battle, si crossavano nei quartieri facendo i tag, robe che appartengono alla cultura hip hop, ora siamo abbastanza coesi, siamo belli legati.
Napoli si sente rappresentata dal rap come in passato dal neomelodico?
Io credo che non ci possiamo paragonare alla tradizione delle canzoni classiche napoletane, perché come popolo ci hanno rappresentato per una vita, poi magari tra 50 anni ci renderemo conto che i nostri pezzi sono diventati storici, ma per ora non ci paragoniamo. Per quanto riguarda il neomelodico, culturalmente siamo messi meglio, anche se inevitabilmente è legato alle nostre radici, ma più per il metodo con cui si canta, le scale arabe, tutte cose che inevitabilmente provengono dal passato. Io credo che in un certo senso siamo riusciti a dare qualcosa alle persone e quindi automaticamente le persone si sentono rappresentate da noi. Quindi si, credo di si.
Cosa sogni?
Io vivo giorno per giorno, non ti saprei dire un obiettivo in particolare, tento sempre di capire dove posso arrivare; l’unica cosa che vorrei è stare bene, in salute, avere una famiglia unita, degli amici, cercare di accontentare tutte le persone che mi stanno vicino e che mi vogliono bene, questo è quello che desidero.