AGI - Il terzo live di X Factor si apre con sangiovanni, quindi male; davvero inspiegabile la sua presenza nel mercato discografico, difficile anche pensarlo come vincitore di un talent, ma parliamo di Amici quindi tutto sommato ci sta, ma assolutamente impossibile pensarlo ospite di un altro talent, che funziona con regole di ingaggio dei concorrenti, per cui si ritrova ad aprire le esibizioni di artisti ai quali potrebbe giusto allacciare le scarpe.
Secondo ospite della serata Yungblud che dichiara che il rock non è morto, giusto, ok, ma se devi rispondere a chef Rubio hanno inventato Twitter. Serata da doppia eliminazione, la sola idea di abbandonare due di questi ragazzi senza avere la possibilità di ascoltare il loro inedito, ci commuove, nel senso che proprio non vediamo l’ora. Escono Dadà e Matteo Orsi, la prima la risentiremo, merita attenzione, la sua esclusione in questa fase non ha senso, il secondo…chi?
Disco Club Paradiso – Voto 3: Cantano “Laura non c’è” di Nek partendo da “Bongo Bong” di Manu Chao per poi sfociare in un liscio del quale non capiamo il senso; un effetto villaggio turistico di serie C funzionale allo show (del pubblico di Tele Mergellina), ma niente che sia nemmeno lontanamente proponibile discograficamente. Siamo al terzo live, lo scherzo è duro quando dura poco, così come si presentano fuori da X Factor sono praticamente inesistenti. Rkomi la tocca piano quando dichiara apertamente che non andrebbe ad un loro live, il problema più che altro sarà trovare chi lo organizza.
Joelle – Voto 4,5: Vestita come il confetto di una cresima alla quale non volevi partecipare, canta “Summertime Sadness” di Lana Del Rey e annoia anche di più; dimostrando tra l’altro che tra essere una superstar ed imitarne le mossette c’è una netta differenza. Al terzo live possiamo dire che non è che è scarsa ma, partiamo da prima: non ce ne frega niente.
Omini – Voto 5,5: La loro “Brainstorm” degli Arctic Monkeys è un po' sprecisa e loro ne escono spenti. Stessa spiaggia, stesso mare. Andranno avanti schitarrando schitarrando, probabilmente fino alla finale, senza vincere, ma se azzeccano l’inedito potrebbero fare rumore. Per dieci minuti.
Lucrezia – Voto 5: “Insieme a te non ci sto più” l’hanno composta Paolo Conte e Vito Pallavicini, l’ha cantata Caterina Caselli, Franco Battiato ne ha fatto una cover meravigliosa. E poi arriva Lucrezia, indossa un vestito dal colore del riflesso di un lago inquinato, uno dei più orrendi della storia della televisione mondiale; intonata si, ma niente di più. Non resta niente di questa esibizione, a parte la curiosità per la trama dei due ballerini alle sue spalle, vestiti con degli improbabili kimono.
Dadà – Voto 7,5: Dovrebbe essere semplice per una napoletana cantare “I’ Te Vurria Vasà”, anche se è uno dei brani più belli mai scritti ed è stato scritto nell’anno 1900. Naturalmente non è semplice per niente e il fatto che lei ne esca viva e vegeta, anche se in maniera lineare e liscia, sfiora il miracoloso. La sua eliminazione è uno scandalo totale.
Linda – Voto 6,5: Brava, efficace, domina un pezzo, “Still Don’t Know My Name” di Labirinth, che poteva tranquillamente farla finire tra le pieghe della nostra noia; che è tanta.
Beatrice Quinta – Voto 6: La Michielin la presenta come “la nostra trapezista del pop”, per noi è più un frontale tra Arisa e Lady Gaga, alla Vucciria, che porta addosso un canotto sgonfio. Canta una versione di “Fiori rosa, fiori di pesco” di Battisti con una produzione in cassa dritta che dopo pochi secondi stimola istinti omicidi tangibili oltre la soglia consentita dalla nostra giurisprudenza, poi incredibilmente ti convince. Niente di clamoroso eh, ma perlomeno interessante.
Tropea – Voto 8: Sarà che non siamo mai rimasti folgorati sulla via dei Verdena, ma la loro “Luna” ci sembra addirittura meglio dell’originale. Non sappiamo come il pubblico di X Factor recepisca i Verdena, che sono quanto di più lontano esista da questo pop televisivo filostatunitense; ma l’universo dei Tropea è questo e se pubblico e discografia avessero il buon gusto di prestargli attenzione, loro non avrebbero nemmeno bisogno di provare la strada del talent. Meritano molto di più.
Santi Francesi – Voto 6: Aspettative troppo alte forse, ma questa “Ti voglio” di Ornella Vanoni non va oltre la sufficienza; perché si tratta di un brano decisamente avanti e renderlo più cool di quanto è già cool è una sfida praticamente impossibile. Loro forzano la mano su una produzione iper tech che però non esplode.
Matteo Orsi – Voto 5: Non sappiamo voi, ma questa drammaticità nel canto, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro, utilizzata anche come stratagemma per coprire delle evidenti imprecisioni nell’intonazione, letteralmente ci distrugge, ci fa invocare pietà, ci costringe a cercare lo spigolo più appuntito di casa per fiondarcisi contro con violenza. Immaginate “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco cantata da una versione fighetta di Herbert Ballerina, ma senza far ridere. Ecco.
Francesca Michielin – Voto 7,5: Sempre più brava, sempre più bella, sempre più padrona della trama di questo show. Stasera tra l’altro nel pubblico il conduttore della scorsa stagione Ludovico Tersigni o, come lo ricordiamo dall’anno scorso, “Perchè quel ragazzo sta sempre sul palco?”.
Dargen D’Amico – Voto 7: Apre le danze contro Fedez, gli altri lo seguono a ruota. Complesso crederci fino in fondo considerata l’amicizia tra i due, ma perlomeno fa accadere qualcosa a quel tavolo, stuzzica senza togliere il piede dall’acceleratore, con gusto. Che considerata la giacca che portava stasera uno proprio non lo direbbe.
Ambra – Voto 5: Si prende una serata di pausa, non pervenuta.
Rkomi – Voto 6,5: Difende i suoi con scoordinazione, come quei cagnolini minuscoli, dolcissimi e arrabbiatissimi, che si agitano come se stessero sputando fuoco, in realtà emettono un flebile abbaio che te li fa sembrare ancora più docili. Perlomeno ci prova. Perlomeno è sveglio.
Fedez – Voto 7,5: Viene utilizzato, in maniera anche vistosa e gratuita, come pungiball dagli altri giudici, non può muovere un muscolo senza essere freddato lì dov’è e senza pietà. La cosa è talmente evidente che sembrerebbe più uno stratagemma autorale, come se qualcuno avesse detto ai quattro: “Mi raccomando, fate un po' di casino al tavolo”. Se è vero o meno non lo sappiamo e non ci interessa, ma siamo contenti che avvenga.