AGI - Ci siamo, stasera partono i Live della sedicesima edizione di X Factor, sette puntate per esibirsi e concorrere a diventare futuri Maneskin, Marco Mengoni, Mahmood, Noemi, Michele Bravi, Giusy Ferreri o Francesca Michielin, che tra l’altro quest’anno è passata dall’altra parte della barricata per provare a guadagnarsi la difficile eredità di Alessandro Cattelan in qualità di conduttrice; o perlomeno non fare la fine di progetti musicali che hanno incassato complimentoni vivissimi dai giudici, proposti come nuove pop star dal respiro extraterrestre, salvo poi di extraterrestre avere solo il buco nero di memoria collettiva che li ha inesorabilmente dimenticati, che siano stati vincitori o meno.
Fedez e la sua squadra
Quattro nuovi giudici, in un momento in cui il format non gode di irreprensibile salute, ogni anno sul filo della cancellazione, passaggio a miglior vita già ampiamente accaduto all’estero, Sky e Fremantle, la società che produce lo show, si giocano la carta Fedez, che da solo vale un colosso media (oltre 14 milioni di follower su Instagram, decisamente più di Sky e tutti i profili Rai messi insieme, più o meno il doppio del canale Netflix Italia, in pratica la voce più grossa nel pollaio), provando a riportare il pubblico ai tempi d’oro di X Factor, quelli di Morgan per intenderci, che forse come carta da giocarsi non sarebbe stata nemmeno sbagliata.
Il rapper travestito da imprenditore digitale, o forse è vero più il contrario, quest’anno si porta in squadra tre progetti molto diversi da loro, un modo per acchiappare un target di pubblico il più variegato possibile, una carta buona per la gara dentro X Factor ma anche fuori, che poi è quella più importante.
Dadà è uno dei pochi progetti già evidentemente centrati, la ragazza quando è apparsa per la prima volta sui nostri teleschermi aveva su Spotify intorno ai 5mila ascolti mensili, oggi, la mattina del primo live, ne ha già 35mila. Propone una sorta di techpop intrigante, specialità della casa il mashup di brani e crediamo che in linea di massima continuerà su questa strada per tutta la gara.
Diciamo che è uno di quei concorrenti destinati a vincere perché decisamente più avanti degli altri ma che alla fine non vincerà. A differenza di Linda, che non ha fatto questo grande salto in termini di ascolti, ancora praticamente ridotti all’osso, ma parliamo di una artista nuova, che con X Factor non prova ad accelerare ma proprio a partire; è la quota Casadilego dell’anno, ma ha più carattere e un atteggiamento dolce e sofferente che può far breccia nel pubblico, d’altra parte è televisione e la televisione pretende la narrazione e la sua è funzionante.
Fedez poi si porta dietro gli Omini, giovanissimi, evidentemente quelli a lui più affini, da notare la vicinanza di sound con la sua “Viola”, il disastroso duetto pop/punk (molto pop e niente punk) con Salmo; anche loro, forti di esibizioni con forti schitarrate e cazzimma, andranno avanti ma anche loro a nostro parere si fermeranno prima del nastro di arrivo della corsa.
Dargen D’Amico e la sua squadra
Non stupirebbe che fosse stato proprio Fedez a volere Dargen D’Amico al tavolo dei giudici, data l’amicizia che li lega, nonché le numerose collaborazioni, non ultima quella nell’album “Disumano”, cui direzione artistica è stata interamente messa nelle mani di Dargen D’Amico.
Niente da eccepire, se è stata un’idea di Fedez non possiamo che ammettere che di buona idea si tratta. Dargen D’Amico è un artista preparato, uno dei vate della old school del rap italiano, un’icona della scena, nonché uno di quelli ad avere una visione più aperta del rap, che non gioca a fare il duro e puro e che televisivamente parlando, appare evidente dall’esplosione nazionalpopolare di Sanremo in poi, ha un suo perché, regge un personaggio simpatico con una scioltezza contagiosa.
In squadra si porta la palermitana Beatrice Quinta, artista efficace e vagamente naif, anche lei già ampiamente nel giro musicale, quasi 20mila ascolti mensili su Spotify e una serie di singoli che suonano discretamente bene; chissà se X Factor la farà passare al livello successivo, la vittoria appare difficile.
La sua band sono i Disco Club Paradiso, probabilmente tra i protagonisti di questa edizione, una di quelle band caciarone e che basano la propria comunicazione su un’allegria smisurata e a tratti perfino irritante; hanno un’idea di musica, come in passato altre band, e siamo sicuri che il pubblico li vorrà portare in fondo, ma non abbastanza da aggiudicarsi la vittoria, perlomeno solitamente va così.
L’ultimo artista che il rapper si porta ai live è Matteo Orsi, che ha una storia del tutto diversa, trattasi infatti di un esordiente praticamente totale, la quota talent autentico, se per talent intendiamo la possibilità di volare dal cantare spazzola in mano nella propria stanza direttamente in tv; ecco, questi concorrenti qui hanno una storia decisamente più fortunata. Chissà.
Rkomi e la sua squadra
Rkomi arriva alla cattedra di X Factor forte del successo stratosferico (per quanto si possa giudicare stratosferico un successo ai tempi dello streaming, è chiaro) di “Taxi Driver”, secondo la FIMI indiscutibilmente l’album dell’anno.
Sembra rapper ma non è, è stato quello che in maniera più efficace è riuscito a far decollare e rendere digeribile al largo pubblico questo ibrido tra rap e pop, dando vita se non ad un nuovo genere ad un nuovo approccio al mondo discografico esemplare per fare successo, anche quando mortificante dal punto di vista dei contenuti.
Ormai, dopo “Taxi Driver”, il pop non può più fare a meno di essere proposto con sonorità urban, chi ci prova non può aspirare a nulla di più che alla pizzeria sotto casa. Gareggerà con Joëlle, concorrente valida anche se forse troppo anonima, che certamente prenderà vita artisticamente accerchiata dalle pompose scenografie dello show; e poi ha un viso che buca lo schermo e questa cosa certamente aiuterà.
Altro elemento del team è iako, quota R&B in versione ultracontemporanea, uno di quei progetti che colpiscono forte allo stomaco…per quindici minuti, poi solitamente stufano; la nostra esperienza di commentatori di X Factor ci dice che durerà pochino.
In ultimo Rkomi guiderà in questo tortuoso percorso i Santi Francesi, certamente la sua arma più affilata, i due hanno un sound azzeccato e una presenza azzeccata, hanno azzeccato tutte le cover in fase di selezione dimostrando uno stile ed un carattere ben definiti. Se Rkomi può arrivare in fondo a questa gara, certamente dipenderà dalla percezione del pubblico dei Santi Francesi, in questo senso un buon inedito potrebbe aiutare, ma serve arrivare alla quarta puntata quest’anno per presentarli, ma loro in questo senso potrebbero non avere pensieri.
La squadra di Ambra
È strano vedere Ambra tra i giudici e la Michielin sul palco a condurre, sulla carta forse sarebbe stato meglio al contrario. Sulla carta, perché in realtà se c’è una cosa che evidentemente la produzione dello show ha capito è che lo show si basa quasi esclusivamente sull’efficacia dei giudici; che devono essere credibili e televisivamente parlando validi.
Questa seconda caratteristica in passato è stata messa un po' da parte, abbiamo visto susseguirsi in quelle postazioni giudici di inattaccabile professionalità ma dalla scarsissima verve in termini di videogenia. Ambra è un volto squisitamente televisivo, sa come si sta davanti alla telecamera, come raccontare ciò che succede, con tempi e atteggiamenti puntuali e precisi. La accosteremo sempre in qualche modo alla musica, anche se stringi stringi la sua esperienza discografica si riduce al cult “T’appartengo”, ad un matrimonio con Francesco Renga e alla buona conduzione negli ultimi tre anni del Concertone del Primo Maggio. Punto.
Cosa della quale sono perfettamente consci i Tropea, la band che ha deciso di portare ai live, forse il progetto all’interno del cast di quest’anno più avanti nel proprio percorso, anzi, visto che noi di AGI abbiamo già recensito un loro singolo qualcosa come due anni fa, ci sbilanciamo: i Tropea sono la rappresentazione plastica che spesso la discografia non premia e anche chi prende molto seriamente la professione del musicista, con un’idea valida e solida, come i Tropea, deve “abbassarsi” a proporsi mediaticamente in un talent perché il talent che già possiede la band, da solo, non basta più a sfondare.
A quanto pare tra loro e Ambra, che è il giudice che evidentemente non avrebbero voluto e nessuno ne sta facendo mistero, è già “guerra” aperta, vedremo quali saranno i termini della contrattazione, se lei li vuole più pop o loro vogliono imporre la propria idea, la propria esperienza, non si sa, difficilmente vinceranno ma sicuramente le loro esibizioni saranno quelle più musicalmente valide.
Chi potrebbe vincere è invece Lucrezia, bolognese classe ’96, in prima selezione ha portato la sua “Molecole”, che da quel momento (parliamo ormai di diverse settimane) non è più uscita dalla top ten Viral italiana di Spotify, il brano infatti al momento conta quasi 385mila ascolti, una roba da professionisti veri, già affermati. Se arriverà alla quarta puntata, quella degli inediti, certamente diventerà una delle favorite, perché il pezzo è pop moderno e accessibile a tutti e questi numeri ci dimostrano che già piace al mercato: il più è fatto.
Funzionerà anche il progetto Matteo Siffredi, bella presenza e malinconia galoppante, un mix troppo funzionante per non fare breccia nel pubblico, di lui non resta che capire qual è lo spessore musicale, se dimostrerà di avere dei numeri, quei numeri con X Factor certamente verranno moltiplicati e potrebbe dire la sua fino alla fine.