AGI - Si intitola “c@ra++ere s?ec!@le” il nuovo album di thasup, il secondo della carriera di un producer e cantautore giovanissimo (parliamo di un classe 2001), il primo come thasup e non ThaSupreme; non sappiamo quanto c’entra il brand di abbigliamento, sappiamo che non ce ne frega granché finchè la musica di Davide Mattei è valida e, spoiler, parrebbe esserlo sempre di più.
Infatti se ogni artista, brano dopo brano, disco dopo disco, racconta una storia, quella di thasup parte il 15 novembre 2019, quando viene distribuito l’album di esordio “23 6451”, un album rivoluzionario per quel che riguarda quell’ibrido tra pop e rap che col tempo è diventato il prodotto più venduto dall’industria musicale italiana; molto è cambiato nella musica e non possiamo dire che non sia stato anche in parte merito suo.
Questo è dovuto al fatto che l’impressione è che thasup vada per i fatti propri e con le proprie gambe, che dalla cameretta di casa sua sguinzagli il proprio talento nel mercato musicale contemporaneo, domato e dominato come una prateria, senza regole, senza scie, senza strade da seguire, senza venti contro o a favore, ma con la massima libertà possibile, forte solo di un talento riconosciuto dalla comunità musicale italiana all’unanimità e senza punti cardinali.
Thasup propone, sconvolge, abbraccia, diverte, spinge e rallenta, inspira ed espira, dice ciò che vuole e ciò che la sua generazione vuole sentirsi dire, una generazione alla quale non ruba un linguaggio, semmai lo impone, lo smonta e ricostruisce con estro e professionalità, elemento mai troppo celebrato eppure l’unico che in qualche modo al giorno d’oggi fa la differenza.
C’è chi pretende da se stesso di cambiare i connotati al pop italiano e nella maggior parte dei casi finisce per stare ancora dietro a Battisti e Mogol, senza la capacità di leggere il presente, ciò che gli sta accadendo sotto il naso, convinto che la musica sia solo e soltanto ciò che lui crede che sia, spinto all’affannosa ricerca di emozioni che sono sempre le stesse.
E poi c’è thasup che gioca con gli elementi, che palleggia con le sonorità, con le interpretazioni, con la lingua, proponendo una visione della vita che va oltre la musica, un fumetto senza eroi nel quale vince la sperimentazione, la spregiudicatezza, una ferocia giovanile che in Italia non ha al momento eguali.
Il disco, che comprende venti tracce, metà delle quali in featuring, si apre con “mar+e”, manifesto generazionale sul disagio e il disinteresse che ormai la vita provoca, “Se non va/ne faccio una” scrive, mentre massacra tutti gli attuali “flex”, suoi e dei suoi colleghi, come a voler dire “Abbiamo fatto tutto e tutto si è già esaurito, allora forse non valeva niente”.
Splendida “okk@pp@”, non solo per il meraviglioso giro di basso che tira le fila del pezzo, ma perché ci fa notare come sia cresciuto anche il gusto musicale di thasup, non c’è la volontà di rigirare la musica come un calzino, che è la specialità della casa, in termini di sonorità e addirittura, come sappiamo, di linguistica visiva, ma quella di proporre qualcosa di complesso, una miscellanea imperdibile tra funky e ska e pop e rap…una roba davvero illuminata.
Per una favolosa esplosione di romanticismo thasup aspetta “!ly”, featuring con Coez, insieme riescono in un’operazione quasi didattica: qual è l’attuale lingua dell’amore, se il lirismo dei ‘60/’70 non lo sa mettere su carta più nessuno e il pop amoroso degli ‘80/’90 non rappresenta più niente?
È questa: “Sai che c’è/Che per te/Ho apposta uno spazio nella testa/Che calpesta/Ogni mio/Altro pensiero”. Tutto estremamente corretto. Molto interessante anche “l%p”, collaborazione con la sorella Mara Sattei, artista splendida che proprio nella collaborazione con il fratello trova un proprio carattere e il proprio rilancio; il brano è un esercizio di stile di altissima fattura. “_bilico” è uno dei pezzi più travolgenti dell’album, giocando giocando thasup accenna anche un po' alla disco anni ’70, tradotta con una cassa dritta sopra la quale ci spara il suo linguaggio altalenante e scoordinato (che pezzo!).
Il brano più atteso dal pubblico all’annuncio della tracklist era certamente “r()t()nda”, il featuring con Tiziano Ferro; questo perché chiaramente scatta una sorta di umanissima curiosità nel capire come thasup può mai incastrarsi con una voce così riconoscibile e ormai così classica del nostro pop.
La risposta è certamente bene, questo perché Ferro è bravo a farsi trascinare nel mondo di thasup, a giocare con lui con l’esperienza che tutti gli riconosciamo. Il brano non è esaltante ma funziona, com’è naturale quando due artisti veri, seppur separati da diverse generazioni, si uniscono per un lavoro.
Prova ne è che nonostante la base sia ottima, non fa strappare i capelli nemmeno il featuring con Shiva, che è artista ancor meno maturo, il titolo del brano è “ye@h”. Decisamente più interessante il modo in cui si confronta con una malinconia più evidenziata in “come t! vorre!” e la collaborazione con Rkomi nella gradevole “rock & rolla”.
A metà disco troviamo “molecole (interlude)”, una pausa chitarra e voce che denuda totalmente thasup, che lo riporta alla propria essenza, alla propria natura di giovane che ha ancora da meravigliarsi del mondo e di quei sentimenti che fino ad una certa età è come se ti cascassero addosso; uno dei migliori brani del disco. Si ricomincia a pompare, e forte, quando thasup si mette accanto Tananai e tutta la carica sbiascicante e coinvolgente del suo fare musica, il pezzo infatti è una hit, senza se e senza ma.
“r!va” è probabilmente la migliore collaborazione del disco, il brano è confezionato con i Pinguini Tattici Nucleari e non solo è ottimamente riuscito, molto atmosferico, molto intrigante, ma soprattutto ci dimostra come thasup riesce a mettersi in connessione con gli artisti con i quali si confronta, che non tira nessuno nel suo mondo, ma al contrario è lui a correre incontro e, semmai, contaminare quello spazio non suo; così ci ritroviamo dei Pinguini Tattici Nucleari totalmente a fuoco alle prese con sonorità minimal.
Superando un pezzo dal sound più spinto in zona trap come “mi @mi o è f@ke” e “s!r!”, feat con Lazza e Sfera Ebbasta che è già una hit presente in tutte le top ten specializzate, nota di merito certamente per “b@by nel bed”, un esperimento urban swing assolutamente elettrizzante, un brano che non è fatto per andare in classifica, ma solo per galvanizzare come una pennellata geniale, uno sfizio, un pensierino, un gol di tacco.
Con Salmo in “cas!no nella m!a testa” esplora la zona del rap degli anni ’90, interessante ma l’impressione è che il rapper sardo abbia semplicemente regalato una strofa all’amichetto scritta con la mano sinistra, non bocciato, ma rimandato. Non regala grandi emozioni nemmeno “w¬ ah” e invece, un po' a sorpresa, uno dei brani più intriganti del disco è “c!ao”, collaborazione con Rondodasosa, che è un artista che propone roba buona, diciamocelo, solo a tratti; invece i due caricano il brano di una gran tensione emotiva ricollegandosi al profilo migliore offerto finora dalla trap.
L’ultimo gioco thasup lo propone alla traccia numero 19, poco prima di chiudere l’album con “m%n”, che in realtà essendo il primo singolo ad aver anticipato il disco è anche un po' quello che lo apre; “+ bla se c’è bling” è una sorta di partita a ping pong con le parole, un ultimo spasso prima del saluto insomma.
Alla fine l’impressione che rimane dall’ascolto di “c@ra++ere s?ec!@le” è che Thasup è puro futurismo pop, se su altri artisti ci sbilanciamo sempre con un sopracciglio in su, segno che ci crediamo ma consci che domani potrebbe accadere di tutto, con thasup abbiamo la piena certezza che quello che domani potrebbe accadere lui se lo possa masticare e sputare ad occhi chiusi o, ancora più probabile, quello che domani probabilmente condizionerà l’intero mercato pop discografico italiano è e può essere solo lui.