AGI - “È una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche”, così Laura Pausini ha risposto al conduttore di “El Hormiguero”, un programma di intrattenimento musicale che la ospitava in qualità di giudice di “La Voz”, che altro non è che la versione spagnola di “The Voice”.
Una risposta che ha immediatamente fatto scattare una bufera sui social, una netta spaccatura alimentata forse dall’intervento social di Matteo Salvini che si congratula con la cantante di Faenza per quella che ha ritenuto essere una presa di posizione.
Una bufera che ha costretto la stessa Pausini a intervenire sulla vicenda con un Tweet che avrebbe dovuto calmare le acque ma che non è servito a granché: “Non canto canzoni politiche né di destra né di sinistra. Quello che penso della vita lo canto da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi pare una cosa ovvia. Non voglio che qualcuno mi usi per fare propaganda politica. Non inventate ciò che sono”.
La richiesta di Pablo Motos, conduttore dello show spagnolo, era ingenua: da quelle parti, così come per eco del successo in tutto il mondo, “Bella ciao” ha a che fare con “La casa di carta”, la serie spagnola con protagonisti un gruppo di rapinatori che hanno adottato il brano come proprio inno.
In Spagna non possono ignorare quale ruolo abbia avuto “Bella ciao” nella Resistenza italiana eppure oggi non sembra rappresentare altro che un brano dalle tonalità fortemente marcate, dai tratti smaccatamente motivazionali, fatto riemergere dal passato, chissà poi perché, chissà poi come, in una serie tv nemmeno italiana e particolarmente popolare.
Pausini in un momento delicato per il nostro Paese, nel vivo di una campagna elettorale, non si è voluta sbilanciare ed è stata attaccata anche dai politici spagnoli, come la deputata socialista ed ex vicesegretaria del PSOE, Adriana Lastra, che twitta: “Rifiutarsi di cantare una canzone antifascista la dice lunga sulla signora Pausini , e niente di positivo”.
Posta l’innocenza nell’inserire in un contesto di intrattenimento televisivo un brano come “Bella ciao” (ma il peccato originale è certamente attribuibile all’utilizzo sconsiderato che ne viene fatto ne “La casa di carta”), si riapre il tema se “Bella ciao” sia un inno di sinistra o una canzone che parla di libertà, forse in principio addirittura della bellezza che svanisce lavorando nelle risaie del vercellese. Per cui Pausini l’avrebbe potuta cantare senza necessariamente risultare politicamente schierata (cosa che comunque tanti colleghi italiani stanno facendo in questo periodo).