AGI - Si intitola “Meme K Ultra” il disco composto a “quattro” mani dai Cor Veleno e i Tre Allegri Ragazzi Morti. Due mondi che si incontrano, si incastrano, in un progetto nuovo che prende il meglio dalle due scene che le due band in qualche modo rappresentano. I Cor Veleno vengono infatti dalla prima scuola romana del rap mentre i Tre Allegri Ragazzi Morti da quel mondo indie che loro hanno contribuito in maniera significativa a far uscire dal sottobosco musicale dei piccoli club fino alla ribalta che oggi tutti conosciamo
Quando escono dischi così le parole si riducono all’osso. Cor Veleno e Tre Allegri Ragazzi Morti sono due realtà, tra le più storiche rispettivamente di rap e indie italiano, non solo qualitativamente elevate ma anche filosoficamente importanti da tenere in considerazione; specie in un momento in cui il rap è diventato pop e l’indie è stato disintegrato alla prima passeggiatina al sole del mainstream. “Meme K Ultra” è un disco raffinato, artigianale, in cui le barre old style dei Cor Veleno si incastrano perfettamente nelle meravigliose litanie dei Tre Allegri Ragazzi Morti, sempre con un occhio alla realtà, sempre tenendo strette le redini di un cantautorato impegnato, sensato, mai fine a se stesso. I brani del disco sono tutti belli, tant’è che scorrono veloci e si bevono con estrema facilità; spingendo alla riflessione, è chiaro che si tratta di un disco maturo, si sente netta la forza di spirito di chi ne ha già passate, ma senza negarsi il gusto dei colpi di tacco, delle pennellate di rara fattura, ma soprattutto la volontà di mettere insieme due mondi solo apparentemente distanti per crearne un terzo, nuovo, gigantesco, meraviglioso.
Come vi è venuto in mente un disco insieme?
Davide Toffolo: Ogni tanto anche io me lo chiedo: come mi è venuto in mente? (E ride)
Grand Numeri: Siamo degli incoscienti! (E ride)
Davide Toffolo: C’era un desiderio mio, che sono venuto ad abitare a Roma da qualche anno, di incontrare una parte della cultura musicale romana, quella del rap, che mi interessava. Questa è la città più grande d’Italia ma da la possibilità a chi ha desideri simili di incontrarsi. Io e Giorgio, per esempio, ci siamo incontrati in un piccolo centro sociale che si chiamava “Sans Papiers” per ascoltare la musica portata da un producer californiano che ha fatto questa etichetta di Cumbia contemporanea che si chiama “ZZK”; io sono andato lì eccitatissimo perché pazzo di Cumbia, ma lì ho trovato uno più pazzo di me e che ne sa più di me: Giorgio. Quindi abbiamo fatto una canzone, che è la prima del disco “L’effetto del Merlo”, e a quel punto abbiamo capito che il sound che abbiamo trovato aveva qualcosa di originale, e quindi abbiamo immaginato di portare avanti questa cosa. Abbiamo pensato che forse la cosa giusta era fare un disco, perché il tessuto musicale che stava venendo fuori aveva un’originalità che ha eccitato entrambi i gruppi.
Quindi, Giorgio, anche tu hai questa passione per la Cumbia?
Grandi Numeri: Io ho conosciuto Davide e i Tre Allegri Ragazzi Morti di sfuggita a casa di un amico circa 25 anni fa; ho sempre seguito tutti i vari percorsi che hanno fatto nell’esplorare la musica e li ho collocati mentalmente più vicini a noi rispetto a tanti altri musicisti italiani, perché hanno questa idea di distruggere la zona comfort, anche di chi ascolta. Quando vivevo in Sudamerica, tornavo in Italia e pensavo “Questa cumbia non la fa nessuno”, poi ho visto che si stava cominciando a muovere qualcosa e chi poteva farla se non lui? Quella notte famosa al “Sans Papiers” me lo sono trovato lì ed è subito partito questo siluro della cumbia. La cumbia ha una storia mistica, è sopravvissuta a tantissime epoche ed è di per sé un luogo di contaminazione, ovunque è andata si è fusa con altri generi. Quindi, vedi dove va a finire la storia? Non abbiamo fatto un disco di cumbia, che un giorno faremo assieme, però ci siamo ritrovati a fare la stessa cosa che fa la cumbia: ci siamo contaminati. Per noi è come avere una nuova band, ecco cosa si è creato.
Davide Toffolo: All’inizio dicevamo di aver fatto un supergruppo, perché siamo due band che hanno fatto qualcosa di speciale, siamo due pezzi importanti della musica italiana; ma in realtà siamo un gruppo nuovo, c’è quell’eccitazione e quella mezza imbranataggine dei gruppi nuovi, una figata, come ricominciar daccapo.
La realizzazione del disco è avvenuta anche durante il primo lockdown, giusto?
Davide Toffolo: è cominciata prima e poi è proseguita durante il lockdown. Una parte del gruppo era a Roma, una parte in Friuli e una parte dei Cor Veleno non era neanche molto vicino…
Grandi Numeri: …si, stavo a Panama, la mia compagna lavora là, e sono rimasto bloccato là. Ma questo disco, proprio perché era fortemente voluto, lo abbiamo portato avanti anche da remoto. Così siamo riusciti a penetrare le maglie del lockdown, entrare in studio e farlo lo stesso.
Davide Toffolo: si, perché bello il remoto ma quando siamo vicini l’accensione è un po' più chiara.
Musicalmente unite anche la provincia e Roma…
Grandi numeri: Eh menomale, perché questi due mondi non si incontrano mai. Onestamente nella musica italiana degli ultimi trent’anni raramente si sono create le condizioni per fare questo. Sono realtà che hanno fatto la storia della musica italiana, della cultura italiana, però riuscire a fare un disco che sintetizzasse le due anime, le due ispirazioni, ha rappresentato la magia di questo rapporto, di fare coesistere entrambe le cose in una maniera nuova, inedita.
Davide Toffolo: Si, questo disco racconta anche questo, due mondi diversi e complementari. Perché ci siamo ritrovati comunque simili, anche se siamo due gruppi con storie diverse, nati in un momento molto vicino; ci siamo trovati simili anche in un certo stile di umorismo, quindi non ci resta che vivere quello che ci regalerà questo disco con l’energia di un gruppo nuovo.
Voi nei vostri ambiti, relativamente diversi, rappresentate comunque una voce fuori dal coro, non seguendo né il trend del rap né quello dell’indie, ci tenevate a mantenere questo status?
Davide Toffolo: Ho sempre cercato di vivere un mondo intorno a me che mi fosse simile. Mi piace l’idea di “fuori dal coro”, abbiamo due storie molto speciali nella musica italiana, ma raccontiamo un mondo, ce ne sono tanti nella musica, quelli più facili li trovi nelle playlist di Spotify, ma non è detto che non ci troverai anche questo disco lì.
Anche perché è un disco molto accessibile
Davide Toffolo: è un disco molto accessibile e allo stesso tempo molto stratificato, con una musicalità non banale e, secondo me, in questo senso difforme da quello che c’è intorno, ma noi siamo sempre stati difformi rispetto a quello che c’era intorno, tante volte siamo stati degli apripista e forse anche questa volta lo saremo.
Grandi Numeri: Sicuramente siamo dei precursori ed io sono contento che abbiamo fatto un disco sovversivo.
Cosa vi siete detti una volta chiuso il disco?
Grandi Numeri: Il disco non lo chiudi con il mastering, il disco si chiude quando arriva il live, un disco ha bisogno fisicamente di essere suonato su un palco. Quindi finchè non lo vedo là, finchè non lo sento uscire dall’impianto, non lo sento faccia a faccia col pubblico, per me non è chiuso, quella è una parte integrante di quello che abbiamo messo in piedi.
Davide Toffolo: A me hanno detto di fare la copertina. Di solito il gioco per capire se un disco mi ha eccitato o meno è la quantità di energia che metto nel fare la copertina; per esempio, un disco che ha una copertina bellissima come “Primitivi del futuro”, che è stato un disco molto faticoso, ero arrivato alla fine che avevo poca energia per i disegni, invece in questo mi si è accesa tantissimo la fantasia.
A proposito del pubblico, cosa vi piacerebbe che restasse alla fine dell’ascolto dell’album?
Grandi Numeri: Non so cosa può restare nella testa delle persone quando sentono cosa c’ho nella testa io, credo che l’idea del disco stessa offra una finestra ulteriore su quello che è la musica di oggi, e magari da una prospettiva rispetto al sound che gira, che è molto standardizzato rispetto ai miei gusti. Quindi se si riuscisse ad uscire ancora una volta dagli schemi, dai circuiti, e si riuscisse a fare musica anche a un livello più ampio per me sarebbe già un successo
A Davide: né “La gente libera” nel ritornello canti “Frequento solo chi mi da coraggio”…vi ha dato coraggio lavorare assieme ai Cor Veleno?
Davide Toffolo: Certo, mi ha dato coraggio, ed è una frase nata prima della pandemia, ma la impugno con tutta la forza che ho. Dobbiamo stare vicino a chi ci da coraggio, non a chi ci aiuta ad aver paura, in questo periodo qui credo sia fondamentale.
A Giorgio: in “Meglio andarsene affanculo” scrivete “Lo spacciatore di storie suona al citofono/mette il cappuccio da boia e si fotte il popolo”…suonatore di citofono a parte, in generale comunque tutto il disco pare avere uno sguardo molto attento sulla realtà…
Grandi Numeri: È un paese di suonatori di citofono, è facile mettere in scena l’ipocrisia, ognuno si racconta nel migliore dei modi possibili, ma non bisogna dare adito a chi mortifica le persone. Ed essere gente libera comprende anche il mandare a quel paese qualunque cosa cerchi di plasmarci. Tentano di metterci l’uno contro l’altro, di rinchiuderci dentro casa, di polarizzare le opinioni, di rendere i mondi più distanti invece di unirli.
…ma concordi che il rap di oggi in questo senso si è fatto più innocuo? Ai rapper di oggi sembra non interessare troppo intervenire nel dibattito politico inteso come sociale.
Grandi Numeri: Quello dipende da chi canta, penso a gente come Metal Carter, che è nel disco, penso a gente tipo Mezzosangue, che sono rapper diventati giustamente popolari. Ci sono tanti altri rapper invece che pensano più a fare gli operatori finanziari, parlano più di soldi, è vero che il rap nasce dal basso, poi non vuol dire che non debba avere una spinta sovversiva. È come quando sei il miglior corridore e hai tanta fame, poi quando sei il numero uno hai paura di cadere e mordi il freno, è questo forse che crea i rapper di m….a. Ma il rap si, come il punk, è fatto per quelli che hanno coraggio.
In questi due anni avete riflettuto sull’idea che le istituzioni hanno del vostro mestiere?
Grandi Numeri: Io c’ho riflettuto e ti posso regalare un “no comment”
Davide Toffolo: Noi Ragazzi Morti invece non ci abbiamo solo riflettuto, ci abbiamo anche combattuto, abbiamo suonato tanto, abbiamo fatto quello che si poteva fare, abbiamo fatto un documentario in streaming insieme a tutti i locali italiani. Insomma, abbiamo cercato di capire come si potesse resistere e come mantenere il rapporto tra le persone che seguono la tua musica e tu musicista, per noi è stata una priorità. Per quanto riguarda la tutela dei musicisti, questa pandemia ha mostrato le fragilità della nostra realtà, con i Ragazzi Morti ci siamo spesi tanto perchè le realtà che subiranno di più la situazione sono quelle meno protette.