E siamo arrivati alla finale di un Festival di Sanremo storico, tra i più visti del nuovo millennio, il trionfo di Amadeus, non l’ultimo a quanto pare, e siamo contenti per lui, sperando chiaramente che l’anno prossimo non sia preso da manie di grandezza e inviti 300 cantanti e faccia durare la kermesse 3 mesi. Il rischio c’è. Ammettiamolo, bello tutto, Fiorello, non Fiorello, Zalone che fa il travestito, Drusilla Foer che ci insegna a stare al mondo e ci apre il cuore, la Cesarini che ce lo spezza, Jovanotti che non c’è, Jovanotti che c’è ma non canta, Jovanotti che c’è e canta, ma a insaputa di Amadeus, Jovanotti che c’è, canta con Morandi, ma all’insaputa di Morandi.
E poi gli ascolti, alti, altissimi, purissimi, le conferenze stampa in cui scopriamo i famigerati target, “Andiamo fortissimo con i calzolai della provincia di Brescia, era un obiettivo della RAI”, “Notiamo un grandissimo risultato, mai raggiunto prima, con i ragazzi nati tra luglio e novembre del 2001”, “Oggi è una giornata storica, i dati ci dicono che la RAI e il Festival di Sanremo hanno conquistato definitivamente i ferrovieri della tratta Enna-Calascibetta, ci tenevamo molto”.
Insomma, il solito circo, la solita fuffa, la solita musica, Sanremo che fa un passo avanti, l’anno scorso, per farne poi due indietro, quest’anno; canzoni che, quando non sono da codice penale, suonano lisce lisce, innocue, rassicuranti nel loro fare scaletta, fare show, fare varietà. Quelle belle invece, quelle che più si avvicinano ad un’idea di musica reale, significativa, relegate agli ultimi posti, a fare da materasso dovesse cascare giù qualche fine personaggio come Massimo Ranieri o Iva Zanicchi; che tutti stiamo lì in trepidante attesa delle riaperture per correre devoti ai concerti di Iva Zanicchi, no? Stasera il vincitore del più importante premio relativo alla musica italiana sarà deciso dal televoto, che tradotto vuol dire, semplicemente, che non vincerà la canzone migliore ma vincerà la canzone che piace a più persone. Ottima idea. Grande autorevolezza.
La finale si apre con la Banda della Guardia di Finanza, cercano Grignani (troppo facile). “Felice di poter ascoltare tutte le canzoni in gara”, forse non sono quelle delle altre sere. Co-conduttrice della finale Sabrina Ferilli, quando entra gli dice “Ma come fai ad essere così energico?”, così inizia a spogliarlo, “Dove le nascondi le batterie??”; e quindi via la giacca, via il papillon, via la camicia e sotto c’è Fiorello. Arrivato il momento della chiacchierata Sabrina Ferilli svela di essere stata indecisa su come occupare lo spazio, “Perché ognuno deve parlare di ciò che sa, la credibilità è importante quando dici le cose”, così decide di dare la ricetta della carbonara. Ospiti anche le Farfalle Azzurre, le atlete della squadra italiana di ginnastica ritimica, vincitrici di innumerevoli premi, sul palco dell’Ariston portano la coreografia utilizzata per distrarre Mattarella mentre i capi partito gli tiravano via la roba dai pacchi. Giunta la mezzanotte un duetto tra Fabio Rovazzi e Orietta Berti è proprio quello che speravamo, specie se ti scappa.
Previsto anche un omaggio a Raffaella Carrà che consiste in pratica nel trasformare l’Ariston in una serata del Mucca Assassina. Sale un po' di nostalgia pensando che una volta era la Carrà a fare scandalo e lo faceva sul serio, lo farebbe anche oggi se qualcuno in RAI capisse le canzoni; oggi abbiamo Achille Lauro. E questo è solo una delle tante equazioni per comprendere il declino culturale del nostro paese. Superospite della serata Marco Mengoni, che è il momento della scaletta dedicato alla musica; talmente bravo che oltre la metà dei concorrenti in gara meglio se si girano dall’altra parte, perché un livello così per loro è semplicemente impossibile da raggiungere.
Si potrebbe scrivere un intero capitolo della storia della televisione sulle mezz’ore che Sanremo propone in attesa dei risultati delle votazioni finali; quest’anno però si sono superati, si può proporre all’una e mezza del mattino Orietta Berti che canta con l’autotune un brano in cui si fa poco velato accenno alla masturbazione? Nel senso, davvero una delle ultime immagini che questo Festival vuole lasciarci è quella di Orietta Berti in atteggiamenti così esplicitamente intimi? Ma che succede? Com’era facilmente pronosticabile la vittoria finale se la giocano Mahmood e BLANCO, Elisa e Gianni Morandi.
Un verdetto che può starci, quasi corretto, nel senso che Morandi, considerata anche la vittoria della serata delle cover, poteva anche tornare a casa subito con un lungo applauso e un abbraccio affettuoso. Quello che fa rabbrividire è il resto della classifica; se l’ultimo posto di Tananai è solo la massima consacrazione di un folle progetto, Giusy Ferreri 23esima è indietro di una decina di posizioni, Yuman 21esimo rappresenta il rifiuto verso qualsiasi tipo di impegno culturale.
Highsnob e Hu arrivano 20esimi perché forse non sono riusciti a vendere bene un buon prodotto, Giovanni Truppi al 19esimo posto è un affronto alla nostra tradizione cantautorale, alla quale voltiamo le spalle in maniera indegna. Ditonellapiaga e Rettore 16esime, incredibile; La Rappresentante di Lista, che avrebbero meritato il podio, solo settimi, alle spalle di Sangiovanni ed Emma, meglio non commentare.
E cosa dire del Premio Mia Martini della critica a Massimo Ranieri? Un colpo al cuore di tutti quelli che, illusi, ancora credono che si stia parlando di musica. La 72esima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo alla fine viene vinta da Mahmood e BLANCO, ed è una vittoria strameritata e, speriamo, significativa. L’ultima volta che Mahmood ha vinto il Festival in tanti pensavano che Sanremo fosse finalmente pronto per scoprire il fascino di certe sonorità, ma così non è stato, perlomeno a Sanremo, perché da lì la musica italiana è stata inondata da quella “wave” che oggi torna in vetta alla più importante classifica della stagione musicale italiana. Non resta che incrociare le dita.
Ecco le nostre pagelle:
Matteo Romano - "Virale" – Voto 5,5: Una storia d’amore che entra in un loop malato in cui gli scazzi diventano talmente ossessionanti da sembrare quasi, appunto, virali; ma lasciamo perdere la storia tra Jovanotti e Morandi. Il brano al terzo ascolto ancora suona ma è ancora dimenticabile. Il ragazzo comunque ha evidentemente delle buone intenzioni e si farà.
Giusy Ferreri - "Miele" – Voto 6: Con colpevole ritardo ci accorgiamo che il tappeto di chitarra di tutto il brano è preso da “Azz” di Federico Salvatore (al quale, ne approfittiamo, mandiamo un forte abbraccio, un pensiero che forse avrebbe potuto avere anche l’organizzazione del Festival). Evocazioni a parte, confermiamo che questa è la migliore canzone cantata da Giusy Ferreri negli ultimi anni. Era fortemente intenzionata a mostrare un lato più complesso, quasi più intellettuale, di fare musica, e lo ha fatto; ciò vuol dire che quando arrivati a giugno tira fuori il nuovo tormentone di Takagi&Ketra possiamo decretare con certezza che è fatto proprio per irritarci.
Rkomi - "Insuperabile" – Voto 5: Terza sera che canta questa canzone, terza sera che nella primissime strofe ci rifila una supercazzola e terza sera che noi ci caschiamo, che alziamo il volume della tv, ci avviciniamo, tentiamo di capire il labiale, ma niente. Non so voi, ma noi Rkomi lo preferivamo quando si faceva chiamare Olmo e cantava “Piccolo fiore bugiardo”. Alla fine dell’esecuzione lo sfogo: ”Magari non prendo tutte le note, ma ci metto il cuore”, eh vabbè, manco fossimo a Sanremo!
Iva Zanicchi - "Voglio amarti" – Voto 4,5: Una cassettiera dell’800 che domina un angolo del salotto durante l’esibizione ha magicamente preso vita, ha guardato noi, ha guardato la tv e ha detto: “Ma quella è veramente Iva Zanicchi?”
Aka 7even - "Perfetta così" – Voto 4: Arrivato all’ultima serata l’ex “Amici di Maria De Filippi” decide di mettercela tutta, infatti entra in scena con un vestito dal colore normale. La canzone è brutta ma siamo certi che troveranno qualcuno a cui venderla. Durante la performance si sbraccia, si scatena, fino ad inginocchiarsi; toh, lui si inginocchia cantando, noi ci inginocchiamo per scongiurarlo di smettere. A fine esibizione saluta i suoi genitori, seduti in platea, Amadeus allora gli chiede “Dove sono? Dove sono?” e lui “Lì, quelli che stanno correndo fuori dalla sala”.
Massimo Ranieri - "Lettera di là dal mare" – Voto 6,5: Ok, la canzone, pur non essendo un capolavoro, è autenticamente malinconica, una delle poche che affronta una tematica e la sviscera con tutto il romanticismo che ne deriva. Ma il nostro giudizio non deve confondersi con il bene che, fisiologicamente, vogliamo a Massimo Ranieri, che fa parte della nostra vita, come le cabine del telefono, i Tegolini, le treccine di Ruud Gullit e il pupazzo Tenerone. Stasera Ranieri canta meglio, non indossa orrende cravatte e racconta con la teatralità che ha nel sangue una storia struggente e tristemente attuale.
Noemi - "Ti amo non lo so dire" – Voto 7,5: Una delle poche canzoni che cresce esponenzialmente con gli ascolti. Ancora una decina di volte e chiediamo Noemi in sposa.
Fabrizio Moro - "Sei tu" – Voto 5,5: Brano composto per la colonna sonora del suo primo film da regista di prossima uscita; per la prima volta in vita sua Fabrizio Moro dedica una canzone d’amore ad una donna, forse il film è il remake di “Come farsi lasciare in 10 giorni”.
Dargen D'Amico - "Dove si balla" – Voto 7,5: La missione di Dargen D’Amico al Festival si conclude qui: cantando per l’ultima volta un brano divertente e rivoluzionario per quanto carico di sarcasmo. Il cantautorapper si prende gioco di tutto il baraccone, lo smonta con uno sguardo dietro agli occhiali, con una dedica, significativa, “Al Governo Italiano che si dimentica delle piccole realtà musicali”, e costringendo Amadeus a zittirlo. La sua uscita altro non è che una confessione, chi vuol capire capisce, chi vuol continuare a parlare delle stonature non c’ha capito niente.
Elisa – “O forse sei tu” – Voto 9: Una canzone dell’altro mondo che conferma la statura artistica di una grande della nostra musica, una delle poche che è riuscita a mettere insieme il bel canto e uno stile, un taglio di voce, di scrittura, di composizione, tutto suo, unico, magnifico.
Irama - "Ovunque sarai" – Voto 6: Chissà che scommessa ha perso Irama con il costumista, stasera entra in scena indossando un vestito ornato da catene, come un mago appena uscito da una vasca. Anche questa canzone cresce con l’andare avanti della serata, continua a risultare piuttosto banalotta nella poetica, ma parrebbe sentita, o almeno questa è l’impressione. Bravo, ma meglio l’anno scorso, no, non in hotel, intendevamo proprio la canzone, sciocchini.
Michele Bravi - "Inverno dei fiori" – Voto 5,5: Entra in scena vestito come il cespuglio quando gli abbandonavamo su la giacca per giocare a calcio al parco. Pallido come la bambola di porcellana della nonna dimenticata in soffitta, non riesce a dare verve ad un brano che si rivela ancora una volta fiacco.
La Rappresentante di Lista - "Ciao ciao" – Voto 9: Semplicemente magnifici. La messa in scena provocatoria, ironica, sensuale e grottesca allo stesso tempo, è solo un accento su quanto già viene fuori dal pezzo. Per questo pure le più vistose esagerazioni non risultano mai di maniera, mai ruffiane, ma funzionali al concetto.
Emma - "Ogni volta è così" – Voto 5,5: Emma in versione Gaia De Laurentiis si conferma una delle più in forma in termini di cantato; è precisa, interpreta con misura, la sua eh, che noi riteniamo sempre abbastanza caciarona, però si vede che ci crede. Poi il brano ha dei limiti evidenti, tipo essere un brano di Emma, quindi uguale a tutti gli altri 80 brani cantati da Emma, e a noi non entusiasmava neanche il primo.
Mahmood e Blanco - "Brividi" – Voto 9,5: Due superstar. Perché solo le superstar rendono normale l’eccezionalità. E il modo in cui hanno mescolato i loro talenti è semplicemente eccezionale. La bellezza di “Brividi” prescinde dal Festival di Sanremo, brilla da solo molto più dei mille fari che lo hanno illuminato in questi giorni.
Highsnob e Hu - "Abbi cura di te" – Voto 7,5: Amadeus li accoglie chiedendogli “Com’è andata questa esperienza a Sanremo?”, Highsnob fa una faccia stranita tipo “San…che?”. Fatto strano: al terzo ascolto sembra che la canzone cresca rapidamente, molto più di quanto non facciano loro interpretandola; ma non c’è dubbio che parliamo di una delle migliori cose viste a questo Festival.
Sangiovanni - "Farfalle" – Voto 5: Negli anni ’90 quelli come Sangiovanni apparivano al Festivalbar e sparivano alla prima pioggia. Questa sera veste anche un bellissimo abito, peccato che si è appoggiato ad una rete appena pitturata prima di entrare in scena.
Gianni Morandi - "Apri tutte le porte" – Voto 7: Canta con l’adrenalina di uno inseguito da Jovanotti, per seminarlo ed entrare in scena da solo lo ha distratto indicandogli un moscerino che svolazzava attorno ad un lampione fuori dall’Ariston. “Fighiffimo Gianni”, non vi preoccupate, appena Morandi finirà l’esibizione lo andrà a recuperare e lui nel frattempo avrà scritto un nuovo singolo. La canzone resta impregnata di quell’ottimismo tantrico alla lunga francamente sfiancante, ma è più articolata e complessa di quanto l’orecchiabilità possa concedere di vedere chiaramente.
Ditonellapiaga con Rettore - "Chimica" – Voto 8,5: Il brano è fulminante, ironico, ma soprattutto ci regala una cantautrice dal potenziale pazzesco, Ditonellapiaga si è giocata questa chance che meglio non avrebbe potuto; non si è lasciata spaventare dal sogno, è rimasta concentrata ed efficace. La Rettore, stasera in versione Jem delle Hologram, che fosse un mito assoluto lo sapevamo, la sorpresa è la collega più giovane, potrà dire un giorno di averla battezzata lei dinanzi al grande pubblico e se ne potrà vantare.
Yuman - "Ora e qui" – Voto 8: Yuman conclude la sua avventura sanremese nettamente in crescendo, è un vero peccato che il brano non sia stato capito dalla maggioranza delle persone, perché è indiscutibilmente uno dei più interessanti dell’edizione.
Achille Lauro - "Domenica" – Voto 6,5: Entra in scena sorseggiando un cocktail, wow, come faremo a riprenderci dalle manifestazioni pubbliche di questo ragazzaccio? Imbarazzante il momento in cui invita il pubblico dell’Ariston ad accompagnare il brano battendo le mani ma sbaglia il tempo. Basta. Il brano funziona, infatti in radio sta andando bene, il perché non sia stato accompagnato dallo stesso clamore di “Rolls Royce” non si capisce, in fondo è praticamente identico; e se fosse che il bluff è stato sgamato e ha già stufato?
Ana Mena - "Duecentomila ore" – Voto 2: A metà brano urla “Su le mani Sanremo!”, evidentemente vuole rapinare tutto l’Ariston. Presto bloccata dalle forze dell’ordine sarà punita dovendo riascoltare per duecentomila ore “Duecentomila ore”; non so voi, ma a noi pare una punizione eccessiva.
Tananai - "Sesso occasionale" – Voto 7: Talmente a proprio agio che si presenta in vestaglia. Mito. Continua ad essere ipnotico in tutte le sue imperfezioni; anzi in quest’ultima sera canta anche molto meglio, il che, dobbiamo ammetterlo, toglie qualcosa all’esibizione. Non vediamo l’ora di ascoltare il suo disco per scoprire i confini di questa magnifica follia.
Giovanni Truppi - "Tuo padre, mia madre, Lucia" – Voto 10: Ascoltare Truppi fa bene al cuore, ma serve decenza per capirlo, per fare un passo indietro, mettere il muto a questa inutile e pericolosa frenesia, chiudere, santo cielo, il becco, che sta diventando un’arte assai troppo rara. Questa canzone è un tesoro alla fine dell’arcobaleno, che esiste, si trova, se si ha voglia di cercarlo.
Le Vibrazioni - "Tantissimo" – Voto 5: L’inefficacia di questo brano è tale che nella prima parte ti distrai, nella seconda rinvieni e l’unica cosa che ti viene in mente è: “Ma che c’avrà da urlare così?”