AGI - Quando ci si diverte il tempo vola, infatti facciamo fatica a crederci ma siamo solo alla terza serata di questa 72esima edizione del Festival della Canzone Italiana. Cominciamo a sospettare che non esista un mondo dopo il Festival di Sanremo, che Amadeus si sia impossessato del palinsesto della nostra vita, che la nostra esistenza sia scandita dal beat di un pezzo di Mahmood, che sia cantata male da Emma, finchè non ci ridurremo come Highsnob, ma senza la spensieratezza di Tananai. La terza serata ha visto esibirsi tutti e 25 gli artisti, non era previsto, lo ha chiesto Mattarella durante il discorso di insediamento del pomeriggio per vendicarsi.
Ospiti della serata Roberto Saviano e Cesare Cremonini, che funge da diversivo per far credere che Sanremo abbia a che fare con la musica. “Oggi è un grande momento per il nostro paese, Mattarella ha giurato, ora l’orchestra suonerà un pezzo che dice cosa pensiamo di lei” e parte “Ma n’do vai”, omaggiando così contemporaneamente anche Monica Vitti. La co-conduttrice della serata è Drusilla Foer, talmente elegante e forbita che risulta un pugno in un occhio peggio della cravatta di Massimo Ranieri, in questo lunghissimo varietà vecchia scuola. Una classe che le fa incassare e rispondere con grazia anche la battutaccia da Bagaglino della Zanicchi: “Lei ha qualcosa in più di me!”, “Diverse cose…sono colta!”, risponde la Foer. Game, Set, Match.
Cesare Cremonini regala di gran lunga il più intenso momento musicale di questo Sanremo; una carrellata di perle che ti ricorda che per diventare un grande della musica serve semplicemente fare della musica significativa. Cremonini ha tradotto, reso allo stesso tempo eterei e terreni, i sentimenti di un’intera generazione; così lui canta e tu viaggi. Come al solito, coraggioso l’intervento di Roberto Saviano, cioè, ad entrare dopo Dargen D’Amico serve fegato…scattano subito le proteste in rete: “è basta con ‘sti Negramaro!”. Puntuale arriva il momento del collegamento con la nave, Orietta Berti stasera col suo look omaggia le uova di Pasqua della Bauli, una roba talmente inguardabile che dovremmo anche cominciare a dare un taglio alla sovraesposizione di questo personaggio.
Anzi, per l’amor di Dio, tenete Fedez lontano da Iva Zanicchi. Stasera canta Gaia che sostituisce i Coma_Cose, positivi al Covid, o almeno questa è la scusa che hanno usato. Quando si va per l’una del mattino, entra in scena Martina Pigliapoco, una carabiniera che ha convinto una persona a non buttarsi giù da un ponte parlandoci tre ore e mezza, ammirevole, un’esperienza forte e rischiosa, ma alla fine ce l’ha fatta: “Su Presidente, sette anni passano in fretta”.
La classifica generale certifica il sorpasso di Mahmood e BLANCO su Elisa, impennata di Gianni Morandi fino al gradino più basso del podio. Fortunatamente al Festival di Sanremo sono due le cose che contano: chi c’è e chi vince, ed esserci, specie per progetti dal respiro ancora minore, è già una vittoria.
Detto ciò alla fine la spunteranno Mahmood e BLANCO, i dati sono pressoché incontrovertibili, e sarà una vittoria meritata; ma se vogliamo dare una lettura anche al resto della classifica, per capire quali sono i gusti del pubblico (stasera hanno votato giuria demoscopica e da casa col televoto), notiamo dei disastri assoluti: Yuman terz’ultimo, Highsnob e Hu e Giovanni Truppi intorno al ventesimo posto a guardare le spalle a Iva Zanicchi. A Iva Zanicchi. Nel 2022.
Ditonellapiaga e Rettore in dodicesima posizione, La Rappresentante di Lista appena dentro la top ten al nono posto e un Sangiovanni ai limiti dell’impresentabilità che guadagna la quinta fila. Risultato semplicemente imbarazzante, l’Italia guarda sempre alla musica con diffidenza, con una nostalgia che rasenta il risentimento, pensando ai bei tempi andati, che si spella le mani omaggiando i grandi della nostra musica che non ci sono più. Ma poi a Sanremo si votano le figurine e chi fa musica con un intento serio, lucidamente artistico, finisce a fare compagnia ad Ana Mena. Vergogna.
Le pagelle
Giusy Ferreri – Miele” - voto 6,5
Forse il brano più sottovalutato dei 25 in gara. L’Italia evidentemente avrebbe voluto la Ferreri delle insopportabili hit estive, noi preferiamo mille volte questa, che tenta di andare oltre l’usato sicuro, a cantare un pezzo che è un pezzo e non un prodotto da impacchettare e vendere nei lidi più cafonal dello stivale.
Highsnob e Hu – “Abbi cura di te” – Voto 7
Un brano non solo bello ma anche profondamente attuale, sia negli intenti che nella tempistica; nel senso che questo è il meglio che la contemporaneità ha da offrire, l’urban che abbraccia felicemente il pop. Il testo è appassionante, ti inchioda ad una storia che è a tutti così familiare, la capacità, ad un certo punto, di sorridere a tutto ciò che ti sei lasciato alle spalle, felice che la vita sia andata avanti e anche, perché no, che quella disgrazia ne abbia fatto parte. Loro la interpretano con autentica intensità, se al posto di Highsnob e Hu ci fossero Mahmood ed Elisa avremmo già chiuso la gara qui.
Fabrizio Moro – “Sei tu” – Voto 5
Qual è il confine tra lo stile e l’incapacità di andare oltre se stessi? Fabrizio Moro fa parte di quella generazione di cantautorato, che comprende anche, per citare i più noti, Ultimo, Emma, Alessandra Amoroso, Ermal Meta, artisti che per cucinare i propri pezzi usano sempre la stessa ricetta. Giustamente, perché funziona bene, anche con delle qualità musicali non indifferenti, tipo un’armonia dall’accessibilità immediata. Il problema è che ad una certa non ne puoi più e ti annoi. Ecco, “Sei tu” non è che è brutta, è che annoia.
Aka 7even – “Perfetta così” – Voto 3
Ascoltiamo il brano e cominciamo a comprendere meglio perché i Jalisse sono così incavolati con Sanremo. Cioè, a questo punto vale tutto.
Massimo Ranieri - "Lettera di là dal mare" – Voto 6
L’unica cosa che resta da capire a questo punto se è più forte il fascino del vintage, l’amore per l’icona, per l’old style, la cravatta, l’interpretazione teatrale, l’affetto; ma anche il sentimentalismo esagerato del brano, perfettamente montato, struggente. Oppure, considerando che sai già la cosa dove va a parare, approfittarne per andare in cucina a vedere cosa puoi sgranocchiare.
Dargen D’Amico – “Dove si balla” – Voto 7
“La torre di Pisa, e se avesse ragione lei?” diceva Walter Waldi. Ecco, il pezzo di Dargen non è un capolavoro, lui come se non bastasse lo canta male male male; eppure il sospetto è che abbia ragione lui, mentre ci prende in giro tra l’altro, coinvolgendoci in questa scoordinazione talmente totale da risultare quasi rivoluzionaria. Non ti piace? “Fottitene e balla”. Ci sta.
Irama – “Ovunque sarai” – Voto 6
Il pezzo è anche gradevole, specie finchè non irrompe l’orchestra, ma il testo, che dev’essere fondamentalmente inattaccabile quando proponi un brano del genere, si incarta in maniera piuttosto goffa in una serie di clichè da poeta al quinto ginnasio, cosa che poi fa perdere qualsiasi interesse.
Ditonellapiaga e Rettore – “Chimica” – Voto 9
Che mina. Precisa, cool, ironica. Ditonellapiaga è ipnotica nell’interpretazione, nelle movenze, nello sguardo, nelle intenzioni; Rettore un mito totale.
Michele Bravi – “Inverno dei fiori” – Voto 5,5
Toccante l’effetto distopico creato con quella miscela tra il sentimentalismo andante e l’abito da Sub-Zero al gay pride. Non è affatto un brano immediato, la poetica, i sussurri del cantato, sono corretti ma molto molto sottili, talmente sottili che alla fine tutto sembra svanire senza lasciare particolari ricordi.
Rkomi – “Insuperabile” – Voto 4,5
Pinche tro sbabino gli fai ultra bechismo che liva zetta pondu trciste balbo mincete. Be, se noi non capiamo lui cosa canta non vedo perché lui debba capire la nostra recensione. Rkomi si conferma anche al secondo ascolto la vera delusione di questa edizione; si è guadagnato la presenza tra i big a suon di stream, ma forse avrebbe dovuto presentare un brano che mettesse d’accordo il suo sound con quello di un’orchestra, inteso anche come contesto. Sarà mica che quando la nuova generazione si confronta con il suonato, con la parte più cicciosa del meccanismo musicale, quando serve l’orecchio, il mestiere; quando insomma non viene tutto architettato, seppur con gusto (e questo è innegabile), seduti davanti ad un computer, casca l’asino? Il sospetto è che in radio andrà benissimo, su Spotify è la seconda più streammata, ma voi, dopo queste esibizioni, andreste ad un concerto di Rkomi?
Mahmood e BLANCO – “Brividi” – Voto 9
E' un brano di gusto, interpretato da due ragazzi che dentro le vene gli gira il sangue della superstar. Un brano autentico eppure chirurgicamente architettato, ci mostra il lato migliore del pop contemporaneo.
Gianni Morandi – “Apri tutte le porte” – Voto 7
E' la canzone che immaginiamo stesse cantando Mattarella mentre faceva i pacchi per lasciare il Quirinale. Funziona benissimo e Morandi è meraviglioso nell’immergersi nella gioia hippie di Jovanotti
Tananai – “Sesso occasionale” - Voto 6,5
Tananai potrebbe essere quello che vedi a Sanremo, lo prendi per uno totalmente sconsiderato, poi dopo qualche anno sforna una serie di inarrivabili capolavori, tu torni ad ascoltare “Sesso occasionale” e pensi che sia un genio totale. Un po' l’effetto Soerba, per intenderci. Comunque il pezzo, in tutta la sua spensieratezza ai limiti della sbronza, non ci dispiace per niente. Anche se lui canta vestito come un imbianchino in pausa pranzo, anzi, meglio, rende tutto ancora più surreale. L’ultimo posto è il segno che questo paese ha perso tutta la propria leggerezza.
Elisa – “O forse sei tu” – Voto 9
Brano che toglie il fiato, che ti strappa qualcosa dal petto. Nient’altro da dire.
La Rappresentante di Lista – “Ciao ciao” – Voto 9
Il sacro fuoco della teatralità, uno dei tratti distintivi del progetto, li porta stasera a presentarsi in versione Sposa Cadavere e Sbirulino. Il brano è una bomba atomica, ti acchiappa e con attraente e ironico cinismo ti porta ballando ballando alla finestra per assistere alla fine del mondo. Un pezzo perfetto per salutarci prima della catastrofe assoluta e la musica de La Rappresentante di Lista sta lì accanto a te, ti strizza l’occhio, ti sorride, e passa la paura.
Iva Zanicchi – “Voglio amarti” – Voto 4
Diciamo che con l’old school quest’anno ad Amadeus è proprio scappata la mano. Non c’è davvero nessun motivo per cui uno dei 25 slot del cast dei big, in un’epoca di rivoluzione musicale dai mille risvolti, dovesse essere occupato da Iva Zanicchi. Che è una donna di grande spirito, alla quale tutti noi vogliamo bene, nonostante il suo carattere irruente non le abbia mai fatto dribblare alcuni scivoloni, compresa la battuta da osteria alla Foer. Ma, tornando alla musica, non che dovesse rappare eh…però questo è veramente passato remoto.
Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir – “Domenica” – Voto 7
Non vi sconvolgono più le messe in scena di Achille Lauro dopo aver visto Orietta Berti, vero? Continua imperterrito durante il brano a rilasciare urletti di dubbia funzionalità, alla fine dell’esibizione si slaccia i pantaloni e accenna una mano verso le mutande, come se fosse Christian De Sica in versione Bruno Ciardulli in “Compagni di scuola”. Il brano, anche al secondo ascolto, ci sembra appartenga a quella piccola parte della musica di Lauro che non ci dispiace; ricorda “Rolls Royce”? Assolutamente si. Ma noi abbiamo ascoltato anche il resto, fidatevi, ci è andata bene.
Matteo Romano – “Virale” – Voto 5,5
Troppo liscio, troppo teen, poco ficcante. Il ragazzo però canta bene, ci crede fortemente.
Ana Mena – “Duecentomila ore” – Voto 2
Una canzone talmente brutta che non la salverebbe nemmeno una cover di Francesco Bianconi.
Sangiovanni – “Farfalle” – Voto 4,5
Dopo il battesimo di Achille Lauro, Sangiovanni in versione confetto. Il brano è proprio povero, certamente uno dei peggiori dell’edizione e lui lo interpreta come se fosse un NSYNC, ma risulta più vicino ad uno dei Ragazzi Italiani. I Ragazzi Italiani…che ricordo vi abbiamo sbloccato?
Emma – “Ogni volta è così” – Voto 5,5
Quando vi viene voglia di puntare il dito verso indie, rapper e trapper ricordatevi che prima di quella rivoluzione il pop italiano era Emma. La giudice di X-Factor canta con la solita sguaiata verve, senza dubbio funzionale, ma tremendamente noiosa. Dieci anni fa avrebbe vinto, ah no, aspettate, dieci anni fa ha vinto.
Yuman – “Ora e qui” – Voto 7,5
Mortificante vedere Yuman così in basso in classifica. È un brano di rara raffinatezza, cantato magnificamente, stasera anche più dell’esordio, con una passione quasi commovente. Roba seria.
Le Vibrazioni – “Tantissimo” – Voto 5
Il rock è come la frittura, rende tutto più buono. Prendi un pezzo dall’anima pop, mettici su delle schitarrate, vestiti come un bad boy e certamente risulterà più figo di quello che è. Ecco, “Tantissimo” è così, è un brano bruttino fritto nel rock, il che, prima ancora di lanciarci in inutili discussioni su cosa sia il rock, lo rende poco autentico.
Giovanni Truppi – “Tuo padre mia madre Lucia” – Voto 9,5
Poesia da far traboccare il cuore, l’Ariston è un posto troppo piccolo per contenere cotanta bellezza.
Noemi – “Ti amo non lo so dire” – Voto 6,5
Al secondo ascolto il brano cresce, lei poi lo canta benissimo, anche se è l’ultima della lista e quando entra in scena siamo più vicini al cappuccino di domani che alla grappa post cena.