AGI - La cantante, conduttrice, attrice ed ex europarlamentare racconta la sua incredibile carriera, quella volta che trovò Modugno che prendeva a testate una porta nel backstage dell’Ariston, o la vittoria ben poco felice nell’anno della morte di Tenco. O quando lei, dichiaratamente anti-comunista, girò l’Unione Sovietica in tour; la prima cantante occidentale alla quale fu permesso. Solo un errore: la politica, “In Italia non te lo perdonano”
Undici Festival di Sanremo significa aver attraversato, vissuto, tutta la storia recente del nostro paese. Vissuto in prima persona poi se ti chiami Iva Zanicchi e nella tua vita hai fatto veramente tutto il possibile. Intanto, giusto per partire dal festivàl, su dieci partecipazioni (l’undicesima è quella che la aspetta a febbraio) tre vittorie, poi tour in tutto il mondo, quando ancor prima delle versioni latine di Ramazzotti e della Pausini, ancor prima della lirica pop di Bocelli e de Il Volo e molto prima del rock evocativo dei Maneskin, il prodotto musicale di maggiore esportazione era il bel canto all’italiana.
E poi la tv, la politica, playboy, il cinema e il teatro, perfino la viralità con il video in cui durante una puntata di “Carramba che fortuna” si accovaccia dietro un divano evidentemente colpita da un bisogno impellente; tutto falso, tutto organizzato, lei lo ha ribadito in più occasioni, ma poco importa, la scena è comunque rimasta epica, ha raccolto milioni di views, irripetibile ed indimenticabile. Iva Zanicchi non si è fatta mancare nulla e prosegue sulla sua strada con una grinta eccezionale.
Qual è l’emozione che prevale alla vigilia del festival?
Guardi, lo dicono tutti che questo palcoscenico ha qualcosa di speciale, di orribile, tremendo e fantastico allo stesso tempo, perché emoziona, perché vai e in tre minuti devi dimostrare di cantar bene, di essere intonata, di esprimere quello che la canzone vuole esprimere, e sai che in quel momento sono all’ascolto milioni di persone, perché credo che sia l’unica manifestazione italiana che ha un ascolto che può, nel giro di una nottata, decretare il successo di una canzone o affossarla; per cui penso che tutti i cantanti siano abbastanza tesi anche per questa ragione. Io sono emozionata, ma io mi emoziono sempre, poi quando metti piede sul palcoscenico non dico che sparisce completamente ma quasi, altrimenti non potresti cantare; e allora canti, sparisce tutto, io guardo un punto fisso e penso a quello che dico, alle parole che canto. Ma l’emozione c’è, e anche tanta. Tra due ore ho la prima prova vera ed io sono già emozionata, sembrerà assurdo ma è vero.
Effettivamente da sempre tutti gli artisti, che fossero giganti o nani della musica, hanno ammesso che si tratta di un palco particolarmente scottante…
Io in questo festival ho visto personaggi come Modugno sbattere la testa contro una porta, io ero andata da lui per cercare conforto e ho visto che sbatteva la testa contro la porta. Allora gli dissi “Ma cosa ci vieni a fare?? Hai vinto tutto, sei il più grande!” e lui rispose “Io vengo qui per provare questa emozione”.
Undicesimo Sanremo, quante ne potrebbe raccontare….
Be, si, una vita, ho vinto, ho perso, ho gioito, ho anche pianto…perché questo è il festival. Io sono molto grata a Sanremo perché io sono nata qua, ne ho vinti tre, sono arrivata terza col grande Sergio Endrigo con “L’arca di Noè”, ho presentato canzoni belle, meno belle, ho presentato una canzone bellissima che è “La notte dell’addio”…il Festival è stato buono con me e potrei raccontare mille aneddoti, pensi solo alla mia prima vittoria con “Non pensare a me” nel ’67, che avrei dovuto e potuto gioire come una pazza, perché una giovane che vince Sanremo all’epoca era una roba…invece io ho pianto tutto il tempo perché tutto era funestato dal fatto che Luigi Tenco era morto. Poi ho gioito dopo, andando in giro per il mondo a presentare la canzone, ma quello è stato il festival più brutto. Mentre il più bello è stato quello con Bobby Solo con “Zingara”, perché lì era tutto facile, tutto bello, siamo arrivati e fin dalle prime note (e le accenna) è stato bellissimo.
Un ritorno al festival da esponente del bel canto, quale lei certamente è, in un’epoca in cui il bel canto è quasi sparito dalla discografia italiana…?
Si, ha ragione, ma io sono dell’idea che il bel canto, la melodia, noi non dobbiamo dimenticarla, perché sono le nostre origini. Adesso io non voglio andare a Guccini, Verdi...però qui è nato il bel canto, qui è nata la canzone napoletana che è famosa in tutto il mondo, qui sono cresciuti i cantautori, gli autori degli anni 60/70/80 che hanno scritto pagine memorabili che ci hanno invidiato in tutto il mondo. Io apprezzo la musica dei giovani, mi diverte, però io non credo che la melodia, la canzone classica sia morta, io sono qui per farla resuscitare, va bene? (E ride)
Lei si troverà in gara contro tanti artisti giovani che provengono dagli ambienti della musica più disparati…cosa pensa di questa nuova scena pop?
Io ho due nipoti: una di 19 anni e una di 23, per cui io quando mi vengono a trovare gli chiedo: “Fatemi sentire cosa vi piace”, e ascoltano quella musica lì. E a me piace, non la potrei mai cantare, ma mi diverte. Io adoro Mahmood, mi piace moltissimo, però porto sempre ad esempio un altro giovane cantante, che si chiama Diodato, che ha scritto una canzone che è un classico…(e accenna “Che vita meravigliosa”) cos’è? È melodia pura, fa venire la pelle d’oca. Poi tu alla melodia puoi mettere il vestito che più ti piace, corto o lungo, però sotto c’è la melodia ed è immortale. Il classico per me non muore, dipende da che vestito gli metti, io ho un vestito bellissimo, perché è un vestito che mi ha fatto Celso Valli, che è uno dei più grandi arrangiatori, e lui ha vestito questa canzone in modo bellissimo, ne sono convinta, per cui io canterò questa canzone con una grinta che lei non ha neanche idea.
L’idea di questo Sanremo come nasce? In questi anni aveva proposto pezzi?
Qualche anno fa si, quest’anno è nato in maniera molto semplice. Io stavo preparando il mio programma “D’Iva” ed ho proposto ai musicisti di fare questa canzone nuova, loro hanno ascoltato e mi hanno detto “Non farla qui, prova con Sanremo!”, hanno insistito così tanto che è diventato un tarlo. Allora dato che ho sentito che mi volevano coinvolgere a Sanremo in un’altra veste, non so quale, io ho chiamato Amadeus e gli ho detto: “Guarda, io verrei a Sanremo, ti mando una canzone” e lui mi ha risposto “Ma come? In gara?”, ed io “Si, solo così vengo!”. Lui poi l’ha ascoltata e nel giro di nemmeno mezz’ora mi ha risposto “Mi piace, sei sulla strada buona, falla arrangiare”. A quel punto mi sono rivolta a Celso Valli ed eccomi qua. Tutto naturale, semplice, e sono contenta. Lo faccio in maniera molto serena, senza alcuna velleità, l’unica è che voglio cantare bene.
Ha dichiarato che certamente sarà l’ultimo Sanremo in gara, credo che questa partecipazione dunque possa servire anche un po' per tirare le somme, lei nella sua carriera ha fatto veramente di tutto. Qual è la cosa che non rifarebbe?
Va da sé che un artista italiano, preciso italiano, non si può permettere di fare politica. Quello è stato un errore mio, che ho voluto io, ma non rinnego nulla, perché è stato un periodo per me bellissimo, con delle esperienze talmente forti che mi hanno cambiato la vita. Io ero vicepresidente della Commissione Sviluppo e questo mi ha permesso di andare in tanti paesi dove ho visto la povertà, l’indigenza, l’abbandono, tanti tanti paesi dell’Africa, e per me questo è stato un arricchimento vero; non finisco ancora oggi di ringraziare Dio di aver permesso ai miei nipoti di nascere in un paese come questo, che spesso è contestato e invece siamo fortunatissimi. Per cui, non rinnego niente, ma un artista non può assolutamente fare politica, in altri paesi si può, qui non te lo perdonano. Per me è stato molto difficile poter rientrare, quella è stata una cosa per cui, lato artistico, mi pento.
Cosa la rende invece particolarmente orgogliosa?
La cosa più esaltante è stata la turneè in Unione Sovietica, e sono stata la prima cantante europea a cantare in tutta l’Unione Sovietica; a Mosca aveva già cantato Elton John, ma io sono stata la prima in tutta l’Unione Sovietica. Per una anti-comunista come me è stato grande il divertimento; io ero accompagnata da un esponente del partito comunista italiano di cui non faccio il nome e alla fine all’aeroporto questo generalissimo del Cremlino che ci aveva accompagnato ci ha detto: “Tra voi due la vera comunista è la signora Zanicchi!”.