A GI. - Mancano solo due giorni al ritorno agli inediti dei Pinguini Tattici Nucleari, una delle band simbolo dell’universo indie che da qualche mese, dal terzo posto all’ultima edizione del Festival di Sanremo, è stata calorosamente accolta anche dal grande pubblico, moltiplicando una popolarità già consistente ma, soprattutto, rappresentando una favola breve, in quanto veloce, ma intensa come non ne sentivamo o, più che altro, ne eravamo testimoni oculari e sonori, da tempo. Già, moltiplicando, perché quando i Pinguini salgono sul palco del teatro Ariston a febbraio hanno già in tasca un sold out programmato per due mesi dopo al Forum di Assago di Milano, che è l’arena indoor più capiente d’Italia, il posto dove si esibiscono, di regola, quando passano dalle parti dello stivale, nomi come Madonna e U2, per intenderci; ma che risultavano totalmente sconosciuti al vasto pubblico televisivo, che poi è uno degli splendidi corti circuiti creati dal mondo dell’indie. Il brano in uscita si intitola “La storia infinita”, e si tratta di un brano che parla dell’estate ma esce a fine estate, questo non solo perché i Pinguini Tattici Nucleari a certi stravaganti paradossi ci hanno un po' abituato, ma anche perché il mood, anche abbastanza coraggioso, della canzone richiama un sapore vintage agrodolce che è parte integrante del fascino di questa stagione ma che alla musica pare non interessi più; e di conseguenza anche al pubblico, o forse il contrario ma il risultato non cambia.
La genesi di questo brano e altro ancora lo racconta in questa intervista all'Agi Riccardo Zanotti, voce della band. “È un pezzo che ha avuto una genesi strana, il testo l’ho cambiato diverse volte perché non mi convinceva mai del tutto e sempre negli stessi punti. Sono andato avanti così per tre/quattro mesi, è cambiato ogni giorno”, spiega.
Quindi sei diventato uno di quei cantautori che stanno mesi sui brani solo per trovare la parola giusta…?
“Io mi sono sempre stupito quando sentivo dire a Vasco che ha scritto “Sally” in venti minuti; io non sono mai stato così, c’ho sempre messo un po' a scrivere i pezzi. Il 90% effettivamente viene in trenta/quaranta minuti, però poi quel 10% che ti manca per finire a volte ci puoi mettere mesi, se non anni”
Fate uscire una canzone sull’estate alla fine dell’estate, scelta singolare…
“Il brano parla della fine dell’estate ma soprattutto della paura che un’estate non ci sarebbe potuta essere. Verso marzo/aprile, quando ho cominciato a scrivere la canzone, si parlava molto dell’estate che non si sapeva se avremmo trascorso in casa o meno; e in quel momento mi è venuto da pensare a tutte le belle estati della mia vita. Secondo me ce n’è sempre una, che è quella più bella che tutti ci portiamo nel cuore, magari per uno è quella dei 13 anni, per uno quella dei 18”
E per te?
“Nel mio caso un’estate molto bella che segnò il passaggio da bambino ad adulto è stata quella passata intorno ai 12 anni in Croazia, infatti la canzone all’inizio si chiamava addirittura “Croazia”. Allora ho pensato ‘Cavolo, qualcuno magari era destinato a vivere la sua estate perfetta e non la potrà vivere, e queste persone rimarranno persone a metà, perché per me quell’estate lì cambia tutto’.
Per questo quindi in chiusura di stagione?
“C’era anche la volontà di aspettare un attimo per non fare uscire una canzone così malinconica all’inizio di un’estate, che quello è il regno del reggaeton, del divertimento e non è il nostro regno, noi non vogliamo competere con il reggaeton. La facciamo uscire alla fine anche per metterci sulla falsa riga dei Righeira, perché questa canzone è stata ispirata un po' da ‘L’estate sta finendo’, che è anche citata all’interno del brano. L’idea della fine dell’estate è molto poetica e non è abusata; non tanti scrivono una canzone sull’estate che finisce. Dice: ‘Sei stata l’estate migliore della mia vita’, è una canzone che guarda un po' indietro e di conseguenza, per questo esce alla fine”
Infatti in un periodo in cui le canzoni che escono parlano sempre della stessa estate, la vostra la racconta come concetto…
“Assolutamente. Più che altro perché sono convinto che l’estate non sia il caldo, il mare, gli ombrelloni…cioè, è anche quello, ma solo superficialmente. L’estate in realtà sono le persone che tu incontri, già solo metaforicamente sei più nudo rispetto al resto dell’anno, è come se tu ti facessi vedere per quello che sei, vai in spiaggia con il costume, come se in quel momento i pudori vengano lasciati a casa ed è un periodo dell’anno molto interessante, un periodo in cui hai anche voglia di innamorarti di più. Tutti questi sono fenomeni umani, sentivo troppe canzoni che parlavano soltanto di mare, di spiaggia, di sole…per carità, va benissimo, perché è anche quella cosa là l’estate, però volevo soffermarmi sulle relazioni umane. Pasolini misurava la sua vita, il suo tempo, a estati e non ad anni e mi piace vederla un po' così”
E invece com’è stata l’estate dei Pinguini?
“è stata molto divertente, per chiare ragioni non abbiamo fatto nemmeno un concerto, sempre due/tre canzoni live, però allo stesso tempo abbiamo riscoperto il piacere di stare insieme dopo mesi che non ci vedevamo; siamo usciti e si è rinnovata quel tipo di amicizia cameratesca da ragazzi, abbiamo riso molto, abbiamo riportato alla luce fatti di quando avevamo 15/16 anni ed è stato molto bello perché non abbiamo mai smesso di essere amici ma abbiamo capito che dipendiamo molto l’uno dall’altro”
“La storia infinita” è un brano pieno zeppo di citazioni, una specie di rebus, di montaggio velocissimo, la prima è nel titolo ed è abbastanza chiara, ma ce ne sono alcune alle quali tieni di più?
“Tengo un po' a tutte, quando cito musicalmente ‘L’estate sta finendo’ è importante perché la canzone va a collocarsi su quella scia, per me è uno dei brani più belli della storia della musica italiana. Poi ti direi il momento in cui cito “I 400 colpi”, la scena della corsa finale è una delle più belle del cinema ed è una scena che nella sua semplicità esprime un senso di libertà e giovinezza nel migliore dei modi. Ed è una scena dove non succede niente, è incredibile, molto toccante, l’ho voluta mettere dentro per omaggiarla. Poi direi quando cito ‘Wonderwall’, perché un tizio, a caso, tedesco nella canzone, per rimarcare il fatto che manco lo conosco, manco so quello che fa, che si mette al falò a suonare ‘Wonderwall’ è una di quelle situazioni che ti possono cambiare la serata. Tu stai lì e ascolti ‘Wonderwall’ cantata con un accento sbilenco, sbagliato; anche questa è l’estate”
Questo 2020 è proprio un anno molto strano per voi, da un lato il successo di Sanremo che vi permette di arrivare ad un pubblico più ampio e dall’altro la tragedia del coronavirus che voi immagino abbiate sentito un po' più forte essendo di Bergamo, che è diventato il luogo simbolo della tragedia per quanto riguarda l’Italia…
“Noi all’inizio avevamo il complesso del ‘futuro rubato’, nel senso che non per decisioni nostre, non per situazioni create da noi, il futuro di quel momento, il futuro che ci aspettavamo da un bel po', cioè i palazzetti, quello per cui avevamo lavorato intensamente negli ultimi mesi, ci è stato sottratto all’ultimo. Poi ovviamente, dopo tre/quattro giorni, ci siamo resi conto della situazione; il nostro futuro di band è chiaramente passato in secondo piano, nel senso che il futuro della società, di tutti, dei nostri parenti, dei nostri amici, è passato immediatamente in primo piano. Non pensavamo più ai live, cioè si, ci siamo rimasti male, ma vedere la nostra Bergamo messa così in ginocchio, ci ha fatto praticamente dimenticare tutte le cose belle che avevamo vissuto. In un primo momento ci siamo dimenticati di Sanremo, del successo, di tutto, adesso abbiamo realizzato che c’era anche quello ed era solo a febbraio, sembra assurdo pensare che sono passati così pochi mesi e quello è un sentimento incredibile, sembra che siano passati due anni da Sanremo e di fatto noi forse siamo invecchiati così tanto perché tutte le paure, tutte le reticenze, lo stare chiusi in casa, fanno invecchiare; è stato un periodo molto difficile e spero non debba ricominciare perché non so se lo reggeremmo, ma Bergamo nel caso sarebbe molto più pronta. Ma la sensazione è stata proprio quella: il tempo che ha perso la bussola e ora non sappiamo più dove siamo”
Vero, quel momento sembra lontanissimo…
Come sono cambiate le cose dopo Sanremo? Perché comunque andavate forte anche prima, ma c’è stato un cambiamento di percezione nei confronti dei Pinguini…
“Qualcosa è cambiato e ce ne siamo resi conto soprattutto in un primo momento quando abbiamo lasciato Sanremo e siamo tornati a casa. Ricordo in autogrill una marea di signore e signori anziani mi hanno assalito; ed è stata una cosa strana perché in passato non avevamo mai avuto un pubblico anziano, lì già mi ero reso conto. In un secondo momento agli instore, quando vedevamo la gente anche svenire o mettersi a piangere. A Roma c’erano persone prese fin troppo bene e c’ha spaesato perché non siamo abituati ad una cosa del genere; chiaramente c’era la felicità, al momento non vedevamo tutto il futuro che ci si prospettava davanti, ma ci sembrava davvero di essere in cima al mondo ed è una sensazione strana anche perché secondo me eravamo anche un po' impacciati nel reagire a tutta questa cosa. Tutt’ora lo siamo, non siamo le migliori persone in questo senso, da noi si dice ‘sgamati’, siamo sempre stati un po' tonti”
L’età media dei Pinguini è di 25 anni, cosa succede nella vita di ragazzi così giovani quando arriva il successo vero?
“Ultimamente mi sto rendendo conto che qualcosa cambia nel modo in cui ti relazioni agli altri, questo è il vero cambiamento. Il carattere tuo resta identico per chiunque, il discorso è sulle persone nuove che conosci da un giorno all’altro, ogni tanto tendi a fidarti un po' di meno, questa è una cosa brutta, terribile, infatti sto cercando di trovare un bilanciamento. Perché ne conosci talmente tante, ogni giorno di diverse, ogni tanto ne resti deluso, allora tendi a restare con gli amici di una vita, che è anche il motivo per cui noi Pinguini siamo sempre rimasti insieme, però chiaramente è solo un lato, una sfaccettatura, perché dall’altro ti permette di conoscere tante persone diverse ed è una cosa bella, ti rende un animale sociale anche se non lo sei”
Solitamente le interviste si chiudono con un “Piani per il futuro?”, ecco voi siete arrivati ad un punto tale che tutto ormai vi è concesso, avete in questo momento in mano la vostra carriera, cos’è che vi va di fare? Cos’è che vi stimola? Mi vengono in mente i duetti, per esempio, immagino avrete la libertà di farli praticamente con tutti…
“I duetti sono sempre stati una cosa difficile perché spesso nel music business il duetto è quella cosa che si fa per far rivivere la carriera di un artista oppure lanciarla. Noi non abbiamo bisogno di rivivere perché abbiamo appena cominciato e allo stesso modo neanche di essere lanciati, però ci troviamo nella bellissima situazione, come tanti altri, di poter fare dei duetti solo per piacere, solo perché ci piace, e di conseguenza si, ci stiamo pensando, ci sono delle idee che sono molto strane, bislacche, dei feat che non ti immagineresti mai, con gente anche lontana dal nostro mondo, perché vogliamo provare a fare qualcosa di molto sorprendente. Quindi stiamo ragionando in questi termini, non sul fare un duetto con una band o un artista che è molto vicino a noi, perché a quel punto non è neanche una sfida.
Quindi a chi state pensando?
“Mi piacerebbe fare duetti con gente giovane soprattutto, penso a rapper o trapper, che sono molto giovani ed hanno un modo nuovo di concepire la musica; penso a Madame, tha Supreme, Leon Faun, questa gente che sto ascoltando molto ultimamente, più che altro perché il loro modo di fare le metriche mi piace molto ed ho cercato anche di farlo mio. Loro non rispettano i canoni classici del cantautorato ma sono di fatto cantautori; scrivono di cose loro, molto belle ed hanno 18/19 anni, una cosa incredibile. Un po' il desiderio quindi sarebbe quello, di scrivere con qualcuno di loro che mi possa insegnare a vivere la musica come la vivono loro, mondi diversi a confronto. Oppure i cosiddetti old school, da Salmo a Marracash; oppure un cantautore come Bersani, è un mio sogno nel cassetto fare qualcosa assieme, e anche lì sarebbero mondi a confronto, anche solo per una questione anagrafica siamo molto distanti, ma lui c’ha influenzato molto nel corso della vita, sarebbe bello vedere cosa si può fare insieme. Ce ne sono tanti di nomi, capiremo in futuro, c’è tempo”
Prossimi appuntamenti live dei Pinguini Tattici Nucleari sul palco della XXXI Edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore.