S e volete bere una cosa con Calcutta e Tommaso Paradiso, ancora non famosi, ancora ragazzi che provano a far conoscere la loro musica e che dopo l’ennesimo bicchiere prendono in mano la chitarra e strimpellano qualcosa in mezzo a tutti gli altri protagonisti della scena romana indie, quella che riporterà l’ombelico della musica italiana proprio sulla capitale, allora vi toccherà prendere una macchina del tempo e tornare perlomeno al 2012.
La scena si svolge in un piccolo club/associazione nel rione Monti che si chiama Pierrot Le Fou. Lo guidano Marco Falabella e Gian Luca Cogliati e da lì passano davvero tutti. È un ricircolo costante di musicisti che amano ritrovarsi in quel salottino intimo, con quell’atmosfera eterea e vagamente bohemien.
Nel 2017 poi il passaggio al Pigneto, inevitabile, il Pierrot trova casa nel quartiere hipster della capitale, il quartiere che vuole trovare nella cultura, nell’integrazione, nella notte, il suo riscatto sociale, il proprio carattere. Sarà il Pierrot uno dei posti che guiderà allora lo spostamento lì, al Pigneto, di una nuova generazione di artisti, che ha bisogno della propria casa, del proprio salotto, per star lì a tirar tardi e mescolare un po' i propri sogni. E allora riparte il ricircolo di artisti, inarrestabile, ebbro, divertente, vai lì e c’è sempre qualcuno che suona, qualcuno con il quale parlare, con il quale bere.
E se magari è più complesso trovarci oggi Calcutta e Tommaso Paradiso, senza andare lontano è ancora molto probabile trovarci Marco Rissa, il chitarrista che insieme a Paradiso ha fondato e portato fino al Circo Massimo i Thegiornalisti, e poi ancora Wrongonyou, Galeffi, i Joe Victor, i Viito, Mox, Scarda, alle volte anche Gazzelle, Giancane, Leo Pari, Lucio Leoni… insomma tutti quei ragazzi che animano una scena indipendente che su Roma non risultava essere così eccitante da molti anni.
La musica può fare tanto, ma non può fare tutto, e nemmeno una schitarrata può niente, purtroppo, contro un virus che si trasmette con così tanta facilità come il COVID-19. Così anche il Pierrot Le Fou, diligentemente, abbassa la saracinesca senza sapere quando la potrà rialzare per stappare ancora qualche bottiglia con la sua clientela di artisti e amici. E naturalmente arrivano le difficoltà, come per tutti, difficoltà che ben poco hanno a che fare con l’arte, molto più con il portafoglio.
Ma a Marco e Gian Luca le idee non sono mai mancate, d’altra parte non si porta avanti un club del genere senza tenere in tasca un po' di inventiva, è così che è nata allora l’iniziativa “Dona Oggi, Bevi Domani” che il titolo già spiega abbastanza bene. Non una raccolta benefica, questo è da sottolineare, ma un semplice acquisto in anticipo: tutto ciò che doni oggi te lo bevi domani, fino all’ultimo euro.
E il popolo del Pierrot, amici e artisti, non ha tardato a smuoversi: in cinque giorni sono stati acquistati oltre 2mila euro di drink. “Nella maggior parte dei casi sono soci, amici, che vengono davvero spessissimo, - ci dicono i proprietari del PLF raggiunti al telefono - la campagna era rivolta soprattutto a loro”
E come vi è venuta l’idea?
“Abbiamo pensato di diversificarci un po' dagli altri e non chiedere una semplice donazione ma di anticiparsi una bevuta”.
E questo quanto potrà risultarvi utile?
“Ci siamo posti anche noi il problema, ovviamente ci aiuta parecchio in un primo periodo, perché ci sono gli affitti, le bollette, ci sono un sacco di spese che dovremo poi sostenere per riaprire, per sanificare, per la spesa, per ripulire…sarà davvero un investimento pesante e non sappiamo nemmeno come sarà il lavoro”
La vostra è un’idea per tutte quelle attività che godono tradizionalmente di una clientela fissa, no?
“Secondo noi si, può aiutare tantissimo. Anche i barbieri, che possono farsi pagare il taglio prima…sono tantissime in realtà le categorie che devono sostenere delle spese immediate e non sanno come fare”
Voi per i vostri clienti abituali rappresentate una sorta di seconda casa e con quello spirito la gente decide di donare…
“Ci sono amici che hanno donato davvero troppo, ti senti quasi in difficoltà. La particolarità nostra è che a noi sembra di conoscere tutte le persone che entrano, questa cosa è incredibile, è veramente molto bella. C’è condivisione e partecipazione”.
Forse è perché tutti gli appassionati conoscono il ruolo che il Pierrot Le Fou ha avuto in questa rivoluzione culturale chiamata “indie”…?
“Siamo partiti da Monti e ci siamo dedicati fin da subito alla musica emergente e da noi effettivamente sono passati tanti artisti che sono poi diventati famosissimi. Naturalmente vengono da noi a suonare quando sono emergenti, la nostra bravura probabilmente sta nello sceglierli. Ultimamente siamo diventati un punto di riferimento anche per la stand up comedy, che nell’ultimo anno ha avuto un boom che non ricordo nemmeno per l’indie”.
È vero, nell’ultimo anni, grazie al lavoro di Luca Ravenna, Stefano Rapone e Daniele Tinti, il Pierrot ha ospitato spesso serate di comici come Edoardo Ferrario, Valerio Lundini, Michela Giraud e Francesco De Carlo, insomma coloro i quali stanno portando avanti un’altra rivoluzione, quella in nome della satira, declinando in Italia la tradizione della stand up comedy americana.
Anche a loro il Pierrot Le Fou del Pigneto ha aperto le porte. È chiaro che l’idea del PLF può risultare utile giusto per quelle attività che hanno una clientela fissa, ma magari potremmo dimostrare di essere pronti a quella fase in cui la vita tornerà ad essere quella che conoscevamo prima della pandemia, proprio mettendo mani al portafoglio dando una mano a quelle attività che sono parte integrante delle nostre giornate e della nostra storia.