S i intitola “Autocertificanzone”, che è un gioco di parole, e non ci si poteva aspettare altro da Lo Stato Sociale. Un po' perché sono, in assoluto, a modo loro ovviamente, la realtà musicale (giusto per restare vaghi, loro si definiscono “collettivo”) più politicamente impegnata, più attenta a ciò che succede nel nostro paese, e un po' perché il tema del pezzo è una storia d’amore.Il tutto affrontato con la freschezza e la spregiudicatezza che li contraddistingue.
Se poi si riesce in un periodo così complesso a metterci dentro tutto, ecco che il risultato non può che essere positivo. “Autocertificanzone” è un divertissment romantico che prende vita tra le corsie di un supermercato, dove due innamorati si danno appuntamento per incontrarsi di nascosto. Una location, quella del supermercato, che sarà fondamentale nella promozione del pezzo, dato che è stato dato in esclusiva alle radio in-store delle maggiori catene di supermercati italiani, dove rimarrà in diffusione per tutto il mese; un’idea stravagante in pieno stile Stato Sociale, che abbiamo raggiunto al telefono parlando con Lodo e Bebo.
B: “Noi siamo una band che lavora con il favore delle tenebre, abbiamo molti collaboratori geniali e tra questi c’è chi ha proposto questa cosa, e noi come potevamo dire di no ad una cosa così bella, in un momento in cui puoi andare solo al supermercato, passare la propria musica al supermercato è tipo passare dieci volte su RaiUno durante la giornata”
E invece, l’idea del brano come è venuta fuori?
L: “Mi ero trovato a scrivere delle cose sul momento, mi immaginavo delle situazioni buffe, come delle scene di uno spettacolo, tipo questi che si danno appuntamento per incontrarsi di nascosto al supermercato, mi fa faceva tenerezza”
Il pezzo suona un po' come le vostre prime cose, in rete molti si chiedono se si tratta di una dichiarazione di intenti anche per quanto riguarda i vostri prossimi lavori…
B: “La qualità è quella casalinga, quindi inevitabilmente suona un po' di più come i vecchi dischi che ci facevamo più o meno in casa. È stata una scelta inevitabile ma una scelta piacevole tornare a vivere un po' più con calma e serenità il percorso creativo. Per quanto riguarda il futuro io sono dell’idea che ogni canzone de Lo Stato Sociale abbia un vestito adeguato, questa canzone qua, iperprodotta, sarebbe stata una roba da ciarlatani, più di quanto già non siamo, magari in futuro ci saranno altre ‘Vite in vacanza’ che hanno bisogno di un vestito molto lucente, altre cose che sono belle perché sono chip, non facciamo programmazione da questo punto di vista. Facciamo fatica a programmare in generale la scrittura, figurati le produzioni!”
La registrazione a distanza sta diventando un po' un’abitudine per forza di cose in un momento così delicato, voi, ho notato, non avete fatto molte dirette Instagram…
B: “Noi non amiamo molto suonare per lo schermo di un telefono o per quello televisivo, quando c’è la possibilità di fare una messa in scena è bello, però si deve suonare davanti alle persone, anche senza il palco, ma con un pubblico, che sia anche solo una persona che ti guarda e ti ascolta. Abbiamo preferito non fare nulla dal punto di vista social, non abbiamo fatto dirette, non abbiamo alimentato tutto il circuitino dei live”
Per i live passerà un po' di tempo, voi in quanto musicisti, come la vedete dal vostro punto di vista la situazione?
B: “Siamo tra i primi in Europa per quanto riguarda il settore culturale eppure siamo tra gli ultimi a ricevere ammortizzatori sociali, programmazione, tavoli di confronto ministeriali…non c’è nulla, è l’unico ministero tra tutti che non ha chiesto un confronto con le parti sociali e questo comunque è molto grave”
L: “Il problema è annoso e ci sono una serie di co-responsabilità infinite da parte della categoria stessa che, non a caso, si confronta con chi non capisce che stai facendo un lavoro con dei diritti. Prima di tutto serve una forma di assistenzialismo economico-sociale per tutti i contratti a chiamata, un’altra cosa da mettere in campo è l’idea che una prospettiva debba essere al centro del dibattito pubblico, o perlomeno del dibattito politico; il problema di quando riaprire delle realtà che hanno a che fare con i concerti e gli spettacoli è semplicemente rimandato eternamente a data da destinarsi, a differenza di qualsiasi azienda che produce beni non essenziali, quindi questi sono già due passaggi che sarebbero fondamentali. Ciò che lascia più amarezza è che nessuno abbia nemmeno lo sbattimento di cominciare a parlarne”
La realtà è che i musicisti sono i primi ad essere chiamati in causa per dar luce a qualsiasi tipo di iniziativa, specie benefica, ma gli ultimi ad essere presi in considerazione…
B: “basta vedere la quantità di eventi e richieste che sono arrivate, soprattutto nelle prime settimane, dall’altra parte è anche vero che il pubblico non è pirla e non gli puoi dare sempre la solita minestra. Il punto non è quanto aiuta la musica, ma quanto è centrale nel sistema molto ampio della produzione culturale”
E la musica invece quanto ha aiutato voi durante questa quarantena?
L: “Io ho imparato ad utilizzare Garageband!”
B: “…Che mi sembra comunque il risultato più incredibile di questo paese. In 20 anni che conosco Lodo mai mi sarei immaginato di sentire un suo provino già preprodotto, quando è arrivato ho pensato ‘doveva succedere una catastrofe mondiale per far succedere questa cosa’”
Come vi aspettate il ritorno alla vita normale?
L: “Ho voglia di subire una corte sfrenata da parte di tutti: pubblico, critica, etichette, gente che ti rincorre per darti dei soldi”
B: “Se ti posso fare un’anticipazione, quello che abbiamo capito qualche giorno fa, come gruppo, è che noi abbiamo sempre tenuto un profilo molto basso, invece abbiamo deciso che da ora in poi risponderemo ‘Si, siamo la più grande band della storia della musica, siamo i più grandi autori viventi”.