Spotify, con 200 milioni di utenti, è una delle piattaforme per l’ascolto della musica in streaming più importanti del pianeta. Un vero e proprio social network della musica se usato a dovere, ma soprattutto, un player che sta rivoluzionando quel ramo della discografia dedicato alla promozione.
Gli editor che compilano le playlist di Spotify sono figure mitologiche che operano nel buio e nell’anonimato. Gli artisti sarebbero disposti a donare tre quarti del proprio parentado pur di vedere il proprio pezzo inserito in una playlist ufficiale della piattaforma, tipo, per esempio, quella “Indie Italia”, che conta oltre 300mila follower. Rientrare in questa raccolta può svoltare la carriera di un cantante o una band in un battito di ciglia.
E se Spotify non ti include tra i prescelti? Allora tocca inventarsi qualcosa. Il trucco per aggirare l’ostacolo è tanto semplice quanto geniale: basta fare una rassegna stampa, tra quotidiani e social, ed individuare il fenomeno del momento; potrebbe essere il nuovo Joker di Joaquin Phoenix, giusto per fare un esempio, del quale si è molto discusso su Facebook negli ultimi due mesi, a quel punto basta creare una playlist dal titolo “Joker Soundtrack (2019)”, caricarci dentro i pezzi della colonna sonora originale del film e, tra una canzone e l’altra infilarci la propria creazione.
Il risultato è pressoché garantito, intanto perché su Spotify, esattamente come su tutte le piattaforme in rete, siti per adulti compresi, i trend topic si traducono in click, e poi perché se Spotify al momento conta circa 200 milioni di iscritti ancora di più sono gli utilizzatori, ovvero quelli che utilizzano l’applicazione senza l’abbonamento premium e che, quando cliccano play per ascoltare una playlist possono cambiare canzone non più di sei volte.
Insomma, ascolti assicurati; certo, niente che abbia a che fare con la musica ma, si sa, in certi contesti tutto è permesso. In realtà l’esempio proposto è avvenuto davvero, a firmare la piccola e disperata truffa un producer che gestisce un'etichetta di musica dance underground che su Spotify potete trovare con il nome di Naeleck.
Secondo quanto scoperto dal giornalista Peter Slattery pare che Joker sia stato solo l’ultimo degli esperimenti “truffalsocial” di Naeleck, tra le playlist da lui firmate ci sono le colonne sono re di popolari videogame come “Call Of Duty” o “Need For Speed” o di altri fenomeni cinematografici come “Frozen 2”, tra le cui tracce della colonna sonora difficilmente sarebbero mai rientrati un paio di pezzi EDM, nonostante ciò quest’ultima ha raccolto oltre 20mila follower. Niente di illegale, c’è da specificarlo, ma comunque un meccanismo fruttuoso, visto che i click su Spotify, come è noto, si traducono in denaro (molto poco, ma concettualmente poco cambia).
Stein Bjelland, musicista, consulente musicale e istruttore aggiunto presso la Tisch School of the Arts della New York University, concorda sul fatto che la strategia può funzionare per quanto riguarda i numeri, “ma non penso che il trambusto porterà a un successo duraturo nel settore della musica”. Insomma, il trucco può anche rivelarsi vincente, ma ciò non fa di te una star della musica, esattamente come non farebbe di te un Pallone D’Oro scambiare due passaggi al parco con Cristiano Ronaldo. Per la cronaca, a seguito della pubblicazione dell’articolo di Slattery, Naeleck ha cancellato o cambiato i titoli di quelle playlist.