P resa di posizione forte da parte dei Tre Allegri Ragazzi Morti, storica band della scena indipendente italiana, nei confronti della nuova discografia, quella trasferita da qualche anno quasi totalmente sul web. Nel mirino di Davide Toffolo, voce del gruppo e noto fumettista, in particolare Spotify, la più popolare piattaforma per l’ascolto della musica in streaming.
Succede che durante il concerto della band al Monk di Roma, durante la pausa tra un brano e un altro, mostrando al pubblico il nuovo disco Sindacato dei sogni, Toffolo spiega: “Sapete che cos’è questo? Questa è una busta di cartone, dentro c’è un pezzo di plastica nero, schiacciato, che qualcuno chiama vinile. Alcuni lo comprano per attaccarlo alle pareti di casa come oggetto d’arte, altri lo usano per ascoltare la musica”. E poi chiede: “Chi di voi ascolta la nostra musica attraverso questo tipo di oggetto?”. Il pubblico risponde, ma Toffolo incalza: “Siete abbastanza bugiardi, se fosse vero ne avremmo venduti molti di più”.
Altra domanda: “Chi di voi ascolta la nostra musica attraverso una cosa più piccola che si chiama cd?”. Anche stavolta dal pubblico una risposta affermativa, ma Toffolo, di nuovo, risponde: “Ok, non ve lo dico ancora che siete bugiardi”. Ultima: “Chi di voi ascolta la nostra musica attraverso le piattaforme digitali di ascolto, le piattaforme di streaming?”, e allora il pubblico risponde con un entusiasmo decisamente più tangibile mentre Toffolo si copre il viso con il disco come a volersi rifiutare di ricevere la risposta. E poi il consiglio molto esplicito a 'craccare' Spotify, a usare la versione piratata della piattaforma. "E poi - dice - quando ascoltate la vostra musica e Spotify vi impone altra musica, non ascoltatela, allenate il vostro algoritmo ad ascoltare la musica che vi piace”.
Una dichiarazione, quella della band, che orbita a metà tra la protesta di matrice artistica e quella economica, considerando che l’una è certamente conseguenza dell’altra. Nel frattempo, il video del monologo di Toffolo è diventato virale rimbalzando di bacheca in bacheca soprattutto tra gli iscritti ai gruppi su Facebook legati alla musica indie.
Lei ha invitato il pubblico a craccare, a piratare. La pitareria fa male alla musica, a chi la esegue e a chi la produce. Non è una battaglia profondamente sbagliata?
“Spotify è una piattaforma che induce ad un tipo di ascolto. Finge di essere una piattaforma collettiva, dove c’è dentro tutta la musica, ma in realtà è una redazione che spinge un certo tipo di musica. Quindi in qualche modo lavora contro la libertà. Questa è la verità. Per questo motivo io sono incazzato. I nostri brani, prima che ci fosse una redazione di Spotify, avevano qualche milione di visite, da quando esiste una redazione di Spotify le nostre canzoni non hanno praticamente più visual”.
Le canzoni dei Tre Allegri Ragazzi Morti sono escluse dall’algoritmo che regola gli ascolti sulla piattaforma?
“Le playlist che fanno sono redazionali, non hanno niente a che fare con le scelte del pubblico. Da una parte posso anche capirlo, dall’altra parte dico che l’Italia è un paese strano dove ci sono delle aziende che diventano monopoliste, in questo momento Spotify monopolizza la discografia streaming".
La redazione alla quale si riferisce Toffolo, raggiunto da Agi al telefono, altro non è formata dai responsabili delle playlist più seguite. Da quando la discografia mondiale si è trasferita sul web, dando così potere a piattaforme come Spotify (soprattutto Spotify essendo la più scaricata), rientrare in una playlist ufficiale potrebbe voler dire un cambiamento di rotta decisivo nella propria carriera, avere la possibilità di raggiungere in un attimo milioni di utenti.
“Quello che mi piacerebbe fare è togliere la musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti da Spotify. Non è detto che non lo faremo”.
Quali conseguenze potrebbe avere una scelta del genere per voi?
“Stiamo verificando. Non è detto che lo faremo. Però c’è anche quella possibilità lì, che una parte del catalogo italiano esca da Spotify. Non siamo i soli ad essere incazzati per questa cosa, eh”.
Contro cosa protestate, esattamente?
“Contro l’uso che Spotify fa della musica. Hanno fatto un’appropriazione indebita chiamando indie una musica che in realtà è musica leggera e non ha niente di indipendente. Sarebbe bello che provassero una playlist nuova per metterci dentro la musica alternativa italiana, quella che non assomiglia alla musica leggera. Non voglio insegnargli il mestiere, io però faccio il mio di mestiere, quindi quando vedo una cosa che non rispetta una dimensione di libertà mi incazzo, perché comunque la modalità di Spotify induce ad un tipo di consumo, queste playlist obbligano ad un certo tipo di ascolti”.
I responsabili delle playlist di Spotify nell’ambiente musicale sono considerati silenti esseri mitologici, inseguiti da tutti e quasi irrintracciabili. “Se vogliono, gli presto una maschera”, dice Toffolo. Che chiudendo la telefonata ci regala anche un’anticipazione: “Uscirà un pezzo il primo di maggio ispirato alle povere persone che lavorano su Spotify, si chiama Lavorare per il male, l’ispirazione è nata pensando proprio a questi poveri ragazzi che lavorano per questa specie di produzione del male che è Spotify”.
Spotify - sollecitata da Agi - ha scelto di non replicare in alcun modo alle dichiarazioni dei Tre Allegri Ragazzi Morti, prendendo evidentemente le dichiarazioni di Toffolo & Co. per quello che sono: una protesta di natura artistica nei confronti di un meccanismo musicale che a loro dire li penalizza.
Se da un lato ha mandato quasi definitivamente in pensione il supporto fisico, dall’altro Spotify ha posto un freno al download illegale che aveva incancrenito tutto il sistema, riacchiappando e salvando per la coda la discografia mondiale. Certo, è vero che gli introiti per gli artisti sono decisamente più bassi, ma è anche vero che il web ha permesso la diffusione su larghissima scala di tanta musica nuova che si è ritagliata una fetta di pubblico che è sempre di più la più grossa del mercato, rilanciando così la musica dal vivo, che nei primi 10/15 anni del nuovo secolo rischiava quasi l’estinzione.