S ono passati ormai dieci anni dalla morte di Michael Jackson, molti di più dal processo giudiziario e mediatico che lo coinvolse circa presunti abusi sessuali sui minorenni che frequentavano il Nerveland Ranch, la sua casa/parco giochi da sogno.
A riaccendere i riflettori sui lati più oscuri della vita del re del pop, un documentario dal titolo “Leaving Neverland”, andato in onda negli ultimi due prime time di HBO negli Stati Uniti. Il film, firmato da Dan Reed, che ha già svolto altre importanti inchieste per la BBC, si concentra principalmente sulle testimonianze di due uomini: Wade Robson e James Safechuck.
Chi sono gli accusatori di Jacko
Il primo conobbe Michael Jackson grazie a un concorso e il secondo recitava con lui in uno spot della Pepsi. Secondo il racconto poi il presunto copione era sempre lo stesso: regali di extra-lusso al bambino e alla famiglia, viaggi in posti esotici e interi pomeriggi passati tra le giostre del favoloso Ranch. Poi la richiesta di far restare il bambino da solo a dormire e da lì in poi racconti di indicibile nefandezza.
Tutto vero? Secondo la fondazione che gestisce l’eredità della popstar, assolutamente no, tant’è che gli avvocati si sono già messi sul piede di guerra per denunciare HBO. Michael Jackson per quelle accuse finì in tribunale, dovette affrontare un processo che lo dissanguò dal punto di vista economico e mediatico, e ne uscì innocente, salvato, tra l’altro, proprio dalla testimonianza di quel James Safenchuck che oggi passa dall’altro lato e racconta un aspetto della vita della star brutalmente oscuro e che in questi giorni i fans rifiutano categoricamente di accettare.
Ma i fan non ci stanno
Per loro no, non è possibile che quel regno di gioia, Neverland Ranch, creato dal loro mito proprio per regalare un momento di serenità a bambini magari anche con una storia sfortunata alle spalle, possa aver rappresentato un regno del terrore. Certamente dopo la messa in onda del documentario a raccogliere i cocci sono rimasti gli eredi di Michael Jackson, che oltre a salvaguardare il patrimonio della star devono anche riuscire a venderlo quel Ranch, cosa che negli anni si sta rivelando particolarmente complessa.
Il documentario di Reed non migliora certo la situazione: il ranch infatti, che nel 2015 era stato messo in vendita per la cifra di 100 milioni di dollari, ora sarebbe acquistabile ad “appena” 31. Una svalutazione da outlet dell’extralusso insomma.
Charles Koppelman, un consulente finanziario che per lungo tempo ha collaborato con Jackson, dopo l’anteprima di “Leaving Neverland” al Sundance Film Festival, l’aveva detto al New York Times: “C'è sempre stata questa ombra o nuvola su Michael, questo documentario che sta per essere mostrato a milioni e milioni di persone e tutta la notorietà che sta ottenendo, penso che avrà un effetto negativo sull'eredità”.
Storia di Neverland
Oggi il Wall Street Journal ha interpellato sull’argomento gli agenti immobiliari che hanno l’incarico di vendere il Ranch che hanno confermato la svalutazione e come scrive businessinsider.com il Sycamore Valley Ranch, situato a Los Olivos in California e chiamato Neverland quando apparteneva a Michael Jackson (il cantante visse lì per 15 anni), era stato acquistato dal re del pop nel 1987 per 19,5 milioni di dollari. Nei primi anni Duemila, a seguito di una serie di difficoltà finanziarie, era stata ceduta in parte al fondo di investimento Colony Capital. Quest’ultimo ne è oggi il venditore, insieme con gli eredi di Jackson.
Il ranch, a seguito degli ultimi lavori di ristrutturazione, risulta dotato di una residenza principale con cinque camere da letto e otto bagni, due case per gli ospiti, un lago di 1,5 ettari, un cinema da 50 posti, un campo da tennis, una piscina a forma di laguna, una sala da ballo e alcune stalle.