L a 69esima edizione del Festival di Sanremo la vince un ragazzo classe ’92, nato e cresciuto a Milano da madre sarda e padre egiziano: Alessandro Mahmoud, detto Mahmood.
Il giovane è uno dei due artisti pescati dal Sanremo Giovani di dicembre insieme a Einar, ma non era sconosciuto al pubblico italiano, specie televisivo, che già nel 2012 lo aveva potuto apprezzare in gara a XFactor, tra gli Under Uomini di Simona Ventura, fino alla terza puntata quando il televoto poi lo ha mandato a casa.
La prima volta a Sanremo (non questa)
In realtà quella di quest'anno non era nemmeno la prima volta sul palco dell’Ariston, dato che nel 2016 si presentò, con una fortuna decisamente meno gloriosa, nella sezione giovani del festival con il brano “Dimentica”. In seguito proseguirà la sua carriera più dietro le quinte, partecipando a produzioni importanti come quelle con Fabri Fibra per il singolo “Luna” nel 2017 e scrivendo l’anno dopo i testi di “Sobrio” e “Nero Bali”, cantati poi rispettivamente da Elodie e Gue Pequeno, il rapper che venerdì lo ha accompagnato nell’esecuzione di “Soldi” durante la serata del festival dedicata ai duetti.
Le sue influenze musicali sono evidentemente internazionali, specie d’oltreoceano, ma la morbidezza del suo Hip Hop lo pone in una zona intermedia confinante con Pop, un pizzico di Trap e R&B. Nel brano “Soldi” sono evidenti le influenze “tec” del producer Dario Faini, in arte Durdust, un’eccellenza italiana nel campo (basti pensare che su Spotify ha più ascolti mensili dello stesso Cludio Baglioni).
Che ne sarà ora di Mahmood
Ora Mahmood rappresenterà di diritto l’Italia allo European Song Contest del 2019 a Tel Aviv, cosa che in rete sta scatenando non pochi dibattiti. Un po' come la sua vittoria, per motivazioni che con la musica hanno poco a che fare. Quello che è certo è che destino vuole che la sua vittoria chiuda un cerchio su quello che possiamo tranquillamente definire una delle edizioni più “politiche” degli ultimi anni. Proprio a dispetto dello stesso direttore artistico Baglioni, che dopo la frattura con il Ministro dell’Interno Salvini, aveva invocato un festival senza politica.
E invece alla fine a spuntarla è stato il giovane Mahmood, italiano si, “al 100%”, come dichiara lui stesso davanti ai giornalisti della sala stampa dell’Ariston subito dopo la proclamazione, ma di seconda generazione, cosa che per una fetta di web non è abbastanza, specie dopo l’annuncio dei risultati che lo vedevano raccogliere solo il 14% delle preferenze.