C he fosse una bella canzone si sapeva, forse la più bella di sempre e certamente tra le più importanti e geniali dell’intera storia della musica, ma oggi Bohemian Rhapsody si guadagna ufficialmente un posto nell’Olimpo, lo scranno più alto forse raggiungibile in quest’epoca: quello di brano più ascoltato di sempre. 1,6 miliardi di streaming in tutto il mondo, scalzando dal podio "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana e "Sweet Child O'Mine" dei Guns N' Roses. Una corsa che non si può fare a meno di pensare sia stata sospinta dall’omonimo biopic da novembre al cinema e che sta facendo registrare incassi da record.
A fare l’annuncio, ripreso da Reuters, la stessa Universal, che ha dichiarato di aver operato il calcolo finale dopo aver risponsorizzato su tutti i canali possibili (Spotify, Apple Music, Deezer e YouTube) il singolo targato 1975. E alla fine eccolo lì, in cima, quel brano per il quale Freddie Mercury si batté con forza affinché risultasse lirico, rock, romantico e barocco, esattamente come lo aveva pensato. Contro i produttori, che pensavano fosse più “normale” che quei quattro brani diversi che lo compongono restassero separati, non considerando che il concetto di “normalità” difficilmente può accostarsi a quello di genio, certamente non a quello creativo supremo dei Queen, la band che più di tutti durante la carriera ha scelto la strada dell’azzardo, uscendone quasi sempre vincente.
La rock-opera
Contro l’etichetta discografica che sbiancò quando la band impose che il singolo per lanciare “A Night At The Opera” durasse sei minuti, radiofonicamente improponibile. Ma Freddie ci credeva, così cominciarono i lavori per quella che possiamo considerare a tutti gli effetti una brevissima rock-opera. Ci vollero sei settimane per comporre Bohemian Rhapsody, talmente tanto lavoro che si è diffuso il mito che gli studi di registrazione (plurale si, ne utilizzarono sei diversi) avessero finito i nastri disponibili. Il pianoforte utilizzato da Mercury fu lo stesso che suonò John Lennon per incidere Hey Jude, un pianoforte particolarmente ispirato.
Centottanta nastri di voci, alla fine, e 70 ore di parti d'opera, senza che nessuno della band, a parte Mercury naturalmente, avesse la minima idea di dove si stesse andando a parare. Il cantante girava per lo studio ricomponendo il testo scritto interamente su foglietti strappati da un elenco del telefono. “Freddie era una persona molto complessa. Irriverente e divertente in superficie ma con un'anima che arrivava a strane profondità. Della sua infanzia non ha mai parlato molto ma c'è molto di se stesso e delle sue origini in quella canzone. Non credo sapremo mai quale sia il significato di Bohemian Rhapsody, ma anche se lo sapessi non lo direi” dirà in futuro Brian May.
La verità è forse talmente evidente nella sua bellezza che si nasconde accecandoci: Bohemian Rhapsody parla di talmente tante cose che anche solo provare ad individuarne una precisa si rischierebbe il sacrilegio. Quasi 6 minuti dunque, 5:56 per l’esattezza, il loro manager, John Reid era preoccupatissimo, la fece perfino ascoltare ad un altro suo assistito, tale Elton John, che pare abbia detto “Sei impazzito! Le radio non la passeranno mai!!”.
300 milioni di copie vendute
Ma Freddie ci credeva. Ci credeva a tal punto da passare sotto banco il pezzo al suo amico dj Kenny Everett e convincerlo a passare la canzone ininterrottamente sulla popolare Capital FM per 48 ore; finché non prese il volo da sola e mise in moto il mito. 300 milioni di copie vendute, primo singolo dei Queen ad entrare in classifica USA e primo nella classifica del Regno Unito per nove settimane, un record; nel 1992 viene utilizzato in Fusi di testa e rientra subito in classifica, così come accade dopo la morte di Mercury. Nel 2000 è stata eletta nel Regno Unito “canzone del secolo”, Grammy Hall of Fame nel 2004, terzo singolo più venduto nella storia e, alla faccia di Elton John, secondo più trasmesso nella storia della radiofonia britannica.
Esultano dunque dalla Universal: “Bohemian Rhapsody è una della più grandi canzoni di sempre, scritta da una delle band più importanti di sempre. Siamo orgogliosi di poter rappresentare i Queen e siamo felici di sapere che questo brano è ancora in grado di ispirare vecchi e nuovi fan a 40 anni dalla sua uscita. Le congratulazioni per un simile risultato vanno ai Queen e al loro manager storico Jim Beach”, e non potrebbe fare altro considerando che si ritrova tra le mani qualcosa di estremamente vivo nonostante sia estremamente datato e che risulta ancora oggi estremamente fruttuoso.
Bohemian Rhapsody, il film, infatti, nonostante sia stato bocciato quasi all’unanimità dalla critica, che salva giusto colonna sonora (e ci mancherebbe) e interpretazione di Rami Malek (già nomination per lui al Golden Globe e in odore di Oscar), risulta il secondo biopic musicale che ha incassato di più nella storia del cinema con i suoi 600 milioni di dollari portati in cassa, secondo solo a Straight Outta Compton, il film che racconta la storia dei N.W.A, la più importante formazione rap della storia americana. E sono già sold out le dieci date statunitensi del Rhapsody Tour 2019, che vedrà tornare sul palco Brian May e Roger Taylor (per gli extraterrestri, chitarrista e batterista dei Queen) accompagnati alla voce da Adam Lambert, cantante medaglia d’argento a X Factor USA.