A ltro capitolo nella saga di Sinead O’Connor, la cantautrice irlandese che dalla fine degli anni ’90, quando la sua carriera ha cominciato un lento declino, non ha mai più trovato davvero la pace.
Oggi in realtà non si chiama nemmeno Sinead O’Connor (all’anagrafe, per l’esattezza, Sinéad Marie Bernadette O'Connor) ma Shuhada' Davitt. La storia che porta a questo nome è lunga, ma per capirla invece di partire dall’inizio sarebbe forse preferibile partire dalla fine, da quel tweet del 19 ottobre: “Sono orgogliosa di essere diventata musulmana. Questa è la conclusione naturale di un viaggio di ogni teologo intelligente. Lo studio di tutti i testi porta all'Islam e rende tutti gli altri inutili. Mi sarà dato un altro nome. Il mio nome adesso è Shuhada” con quella foto profilo, che riprendendo il baffo della Nike dice “Indossa un hijab, semplicemente fallo!”.
Quindi non solo una conversione all’Islam la sua, ma anche una dichiarazione di guerra (simbolica ovviamente) nei confronti del cristianesimo, sua religione natia; ma c’è da pensare, in realtà, a tutto il suo burrascoso passato in cui la religione è stata parte integrante del suo tormento.
È il 1992 infatti quando l’interprete di Nothing Compares 2 U, che resterà per sempre il suo più grande successo, alla fine di un’interpretazione di War di Bob Marley strappa davanti alle telecamere una foto di Papa Giovanni Paolo II, per protestare contro i crimini della Chiesa Romana che in quei giorni era entrata nel ciclone delle indagini sui casi di pedofilia negli Stati Uniti.
Alla fine degli anni ’90 si arriva praticamente al paradosso: una setta scissionista cattolica di nome Irish Orthodox Catholic and Apostolic Church la ordina prete, si farà chiamare così per un periodo Madre Bernadette Mary annunciando, senza mai del tutto mantenere, l’addio alle scene.
In un’intervista diventata famosa vaneggia a proposito di “salvare Dio dalla religione”. Sono gli anni forse più duri, quelli del declino artistico, delle droghe, della depressione, di un presumibilmente reale bipolarismo. Si sposa a Las Vegas, dopo circa tre mesi di frequentazione, con un terapista di nome Barry Herridge, il suo quarto matrimonio, il più breve, tra i più brevi della storia forse, perché 16 giorni dopo chiede il divorzio.
Nel 2013 è a Milano per un concerto che dedica a Papa Luciani, ricevendo anche dal direttore del museo dei Papi un ritaglio del suo vestito. Bisogna dire che il pubblico le resta sempre assolutamente fedele, al netto di date annullate e ripensamenti repentini. Nel 2014 si scorge addirittura quasi la fine del tunnel, quando pubblica 'I'm Not Bossy, I'm the Boss', perché il disco è bello, piace anche alla critica, i suoi biglietti si vendono e parte anche un tour mondiale. Ma è un’illusione, l’anno dopo comincia a gridare aiuto tramite social; il 29 novembre 2015 sulla sua pagina Facebook dichiara “Le ultime due notti mi hanno distrutto. Ho preso un'overdose. Non c'è altro modo per ottenere rispetto. Non sono a casa, sono in un hotel da qualche parte in Irlanda, sotto un altro nome” e prosegue scrivendo un allarmante “Finalmente vi siete sbarazzati di me”. La polizia la rintraccia per poi assicurare il pubblico che la cantante sta bene.
L’8 agosto del 2017 invece si lascia andare ad uno sfogo in video durato 11 minuti, sempre sulla sua pagina Facebook; anche questo è un disperato grido di aiuto: “Sono sola, tutti mi trattano male e sono malata. Le malattie mentali sono come le droghe. Vivo in un motel Travelodge in New Jersey e sono da sola. E non c'è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa, e perché faccio questo video. Le malattie mentali sono come le droghe, sono uno stigma: all'improvviso tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te ti trattano male”.
E adesso questo, la conversione all’Islam, la sua pagina Twitter non è che una continua manifestazione di gioia per la scelta effettuata “Grazie mille a tutti i miei fratelli e sorelle musulmani che sono stati così gentili da darmi il benvenuto alla Ummah oggi su questa pagina. Non si può immaginare quanto la vostra tenerezza significhi per me”. Il pubblico chiaramente continua a fare il tifo per lei, per l’interprete di una delle più belle canzoni nella storia del Pop, che comunque ha dichiarato di non voler più cantare. Non si sa se anche questa sarà una fase della sua vita e cosa ne sarà della sua carriera, in fondo era solo giugno quando ancora sotto il nome di Sinead O’Connor usciva 'How About I Be Me'.