T rap, cumbia, indie: niente regge il confronto con il buon vecchio jazz. Perlomeno non per le decine di migliaia di swing lovers che negli ultimi anni si riversano con insistente passione nei jazz club, nei circoli Arci e pure nei parchi cittadini, per jam session dal vivo e danze improvvisate.
Basta una breve ricognizione sul solito Facebook per trovare decine di eventi ogni settimana in ciascuna delle maggiori città italiane, da Torino a Palermo: “Swing sotto le stelle”, “Swing al parco”, “Swing sul pontile”, tutto e ovunque si può swingare.
Ma il jazz oggi non è solo musica, è anche e soprattutto ballo. La famiglia dei balli swing è numerosissima: dallo scatenato boogie woogie al più garbato balboa, passando per il campione di casa, il lindy hop.
Caratteristica fondamentale di questo gruppo di danze è l’aspetto sociale dell’esperienza di ballo: si tratta di balli di coppia per lo più non coreografati, in cui un leader e un follower si fanno guidare dalla musica improvvisando i passi sul tempo.
A differenza di altri balli più strutturati, le basi dei balli swing si gettano in poche lezioni e già da subito è possibile farsi coraggio e invitarsi tra sconosciuti a salire in pista, con i relativi benefici per la socialità: “I’ve never seen a lindy hopper who wasn’t smiling”, pare affermasse Frankie Manning, il padre del lindy hop.
Proprio Frankie Manning è il protagonista del ritorno in auge dei balli swing in Europa. Nato nel 1914, iniziò a ballare da adolescente ad Harlem, New York; negli anni Cinquanta, con il declino della danza swing in favore del più moderno rock’n’roll, Frankie Manning abbandona le piste e trova lavoro in un ufficio postale. Solo molto più tardi, nella seconda metà degli anni Ottanta, un coreografo californiano, spinto dal desiderio di recuperare un ballo che sembrava perduto, lo chiama a collaborare ad uno spettacolo. Da quel giorno, fino alla sua morte, Frankie Manning ha contribuito alla diffusione e all’insegnamento del lindy hop e della cultura swing in generale in Europa, a partire dalla pioniera Svezia.
Le occasioni per imparare e praticare il lindy hop in Italia sono illimitate, e negli ultimi anni si moltiplicano anche le possibilità di partecipare a festival sfrenati in cui – oltre alle lezioni con maestri internazionali – fare le ore piccole oscillando sulle note di Benny Goodman e Fats Waller riprodotte dalle big band dal vivo.
Solo per citarne alcuni, lo Swing Train Festival della Dusty Jazz ASD di Torino a metà marzo, il Policoro in swing dell’Associazione Culturale Vintage Routes di Policoro (MT) a fine agosto, e Swìngala di Spirit of St. Louis in programma a Roma il fine settimana del 21, 22 e 23 settembre.