G ennaio è il mese di Sfera Ebbasta. Le canzoni più ascoltate, in Italia, su Spotify sono le sue. Undici canzoni nelle prime undici posizioni in classifica. Un fenomeno nato nel 2011 su YouTube ma che ha raggiunto il successo nel settembre del 2016 grazie al primo album registrato in studio con Universal. La consacrazione pochi giorni fa con l’uscita del suo nuovo lavoro, Rockstar, che fin dai primi giorni ha conquistato le classifiche della piattaforma con il risultato con oltre 8 milioni di stream al giorno. E su Apple Music i numeri non sono molto dissimili.
Chi è Sfera Ebbasta
Il rapper lombardo, classe 1992, all’anagrafe Gionata Boschetti, è il fenomeno del momento. Ai suoi firma-copie si formano code di centinaia di giovanissimi in cerca di una foto, di un autografo, di uno scambio di battute. L’ultimo episodio a Lucca con oltre 700 ragazzi in attesa di poterlo incontrare. A Brescia la situazione è persino degenerata tra risse e scippi.
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La carriera di Sfera cambia durante una festa organizzata da Hip Hop TV dove conosce il produttore Charlie Charles. Dopo quell’incontro i due decidono di fondare il collettivo Billion Headz Money Gang. Poi il primo album (XDVR) e, come detto, il successo del 2016 con “Figli di papà”, il brano più noto, che conquista il disco di platino in pochi giorni. Con Rockstar, però, arriva la consacrazione: tutti i record di Spotify battuti agilmente e, cosa mai successa, due canzoni nella top 50 Mondiale.
Uno stile trasgressivo (e unico)
Nessuno resta indifferente alla sua falsa modestia e alla sua fortissima personalità. “I capelli tinti di rosso, i chili di collane e un maglione rosa a lupetto, a prima vista l’unico italiano a tenere botta quanto a stile ai colleghi americani”. Così Rolling Stones immortala il suo stile eccentrico ma perfettamente inserito nella scena “trap” americana. La passione per i tatuaggi, alcuni più provocatori come un mitra riprodotto sulla parte laterale del viso, e altri più personali, come la chitarra suonata da Jimi Hendrix a Woodstock, simbolo della musica che da piccolo ascoltava, per merito di suo padre, in casa. Poca voglia di studiare fin da giovanissimo, una giovinezza passata nelle periferie di Milano, nella sua “Ciny” (Cinisello Balsamo), e tanta voglia di arrivare a fare la sua musica.
“Ormai il rap è il nuovo rock, come attitudine. Il rock, soprattutto in Italia è diventato musica leggera, e l’unica rockstar rimasta è Vasco”. E in più una certa lontananza dai temi impegnati, dalla politica e dalla possibilità essere esempio per i tanti adolescenti che lo seguono. Su Repubblica, in occasione dell’uscita dell’album, ha confessato come non voglia dare lezioni a nessuno: “Sono troppo ignorante, anche in temi tipo la politica, se mi esponessi sarei un pirla. Ma se fai quello che ti dice un rapper, c'è qualcosa che non va”. Poca attualità e niente calcio. Sono le radici e le sfide che la vita offre a essere cantate all’interno dei pezzi. “Le mie canzoni rispecchiano la verità: la mia giornata tipo è cambiata del tutto, per questo canto di tutti gli Uber che prendo. Questo disco è il riassunto del mio cambiamento”.
Il Trap
Il soprannome di Sfera è Trap King. Il re di un genere, nato nel Sud degli Stati Uniti, che ora è ben noto anche in Italia ma che, senza di lui (e Ghali), sarebbe rimasto ai margini della scena musicale: “Mi dicevano che il genere non avrebbe mai funzionato da noi. Da quando sono sulle copertine dei giornali mi avranno chiamato almeno in 700, pentiti”. La parola Trap rimanda alle “Trap House”, gli appartamenti abbandonati dei sobborghi americani dove si preparano e spacciano molte di quelle sostanze stupefacenti raccontate poi nei testi delle canzoni. È un tipo di musica che, oltre agli influssi di altri generi come l’elettronica e il reggae, mette in evidenza i bassi e gli ottoni con melodie ripetitive e aggressive.