AGI - "Sono cinque i messaggi che volevo dare: uno parlare del mondo dei ciechi, persone che hanno una sensibilità incredibile. Secondo il tema dell'immigrazione con una donna e una figlia in fuga dall'Africa che trovano una nuova casa con un anziano burbero che si addolcisce grazie a loro. Poi la tv spazzatura che si approfitta della disperazione della gente per fare audience. Quindi il razzismo che esiste ed è ancora presente nella società e nella scuola e infine la solitudine della vecchiaia: per questo ho coinvolto Massimo Ranieri che ha accettato di fare un vecchio cieco napoletano".
Al telefono con l'AGI, Franco Nero sintetizza così i temi forti di 'L'uomo che disegnò Dio', film in cui torna alla regia a 17 anni da 'Forever blues' in sala dal 2 marzo, di cui è protagonista. Nel cast, oltre ai premi Oscar Kevin Spacey e Faye Dunaway, anche Stefania Rocca, Wehazit Efrem Abraham, Isabel Ciammaglichella, Diana Dell'Erba, Vittorio Boscolo e la partecipazione di Massimo Ranieri e Robert Davi.
Il film racconta la storia di Emanuele (Franco Nero), un anziano, solitario e cieco, con un grande dono: la capacità di ritrarre chiunque semplicemente udendone la voce. Nessuno conosce questa "magia", tranne la sua assistente sociale Pola (Stefania Rocca) e gli studenti della scuola serale dove insegna ritrattistica a carboncino. La sua vita viene sconvolta quando Pola gli presenta due immigrate africane: Maria, una vedova che è venuta in Italia sperando in un futuro migliore, e sua figlia Iaia.
Le due si trasferiscono da lui occupandosi in cambio della casa. Una sera, Iaia registra l'anziano mentre sta disegnando un suo ritratto e carica il video online. La "magia" diventa virale in brevissimo tempo. Emanuele viene notato dal 'Talent Circus', uno show televisivo che scopre straordinari talenti che sfrutta per audience. Una favola sulla necessità di riscoprire il miracoloso potere della dignità in un mondo dove il rumore dei media ha risolto il problema dell'imperfezione dell'uomo semplicemente eliminando il problema stesso.
"Ufficialmente si tratta della mia seconda regia, ma in realtà ne ho fatte altre aiutando giovani e senza comparire - racconta Franco Nero all'AGI - l'idea del film è nata diversi anni fa quando Eugenio Masciari ha scritto un soggetto su un anziano non vedente che aveva dei poteri: con la plastilina faceva dei visi delle persone che gli parlavano. Mi disse che ero perfetto per dirigere questo film e io amavo molto il soggetto perché mi è sempre piaciuto il mondo dei ciechi, persone di grandissima sensibilità. Per qualche motivo, però - aggiunge - la storia non è piaciuta ai produttori di allora. Poi è venuta un'americana che ci ha fatto perdere 4 anni trasformando il soggetto in una vera e propria americanata". "Io però sono testardo - continua Nero - e ho chiamato il mio sceneggiatore Lorenzo De Luca e ci siamo messi al lavoro e rinnovato la sceneggiatura. Per quanto riguarda lo show televisivo, ho deciso di farlo in un circo perché amo il circo. È stata però un'impresa difficilissima perché giravamo a 47 gradi quando fuori ce n'erano 38: un vero inferno. I giovani dicevano che sarei schiattato - racconta ridendo - e invece sono schiattati loro!".