AGI - "Quelli dell’attrice e della cantante sono due lavori completamente diversi, anche se recitazione e musica sono comunque due forme d’arte e l’arte ci insegna che tutto può convivere in un’unica persona. Io mi vedo come due donne splittate... credo di essere un contenitore di tante donne, un condominio pieno di donne che ogni tanto si prendono a schiaffi, che ogni tanto litigano, poi si fanno il caffè, fumano la sigaretta sul balcone. Io credo di essere tante persone diverse per cui ho bisogno di fare tante cose diverse". Così Emma Marrone spiega la sorprendente metamorfosi artistica che l'ha portata ad affiancare alla carriera di cantante quella di attrice.
Con la prova fornita nel film di Stefano Chiantini, 'Il ritorno', oggi presentato ad Alice nella città, manifestazione autonoma e parallela della Festa del cinema di Roma, ha superato l'esame di maturità dopo aver già affrontato a pieni voti l'anno scorso il set nel cast affollato di Gabriele Muccino di 'A casa tutti bene'.
"Crescendo ho iniziato a fare pace con le molteplici personalità che convivono dentro di me - aggiunge Emma - e mi rendo conto che non è facile: a volte vorrei essere una persona mentalmente più semplice perché forse si vive meglio. Ho imparato che l'arte può essere lo sfogo per mettere d'accordo tutte queste personalità che ho dentro di me".
Riguardo alla sua seconda esperienza importante al cinema, la prima in un ruolo - difficile - da protagonista, in un film in cui recita per sottrazione, parlando pochissimo, esprimendosi col corpo, con lo sguardo, con la fisicità volutamente sgraziata, Emma racconta di aver scelto il ruolo "in base a quello che pensavo di poter davvero apportare al personaggio". "Io credo che una buona dose di talento ci sia in me e io lavoro ogni giorno per svilupparlo - aggiunge - e ringrazio tutte le persone, da Gabriele a Stefano, che mi hanno dato la posibilità di esprimermi e di mettermi in gioco".
Se con Muccino aveva recitato sopra le righe, quasi urlando, nel film di Chiantini parla pochissimo. "Ho sempre lavorato d’istinto, al cinema come nella musica dove non mi sono mai potuta permettere un maestro. Sul set è il regista che ti giuida - spiega - per cui con Muccino ho recitato in un certo modo perché lui mi ha guidato in un verso e l’ho seguito. Con Stefano ho seguito altre indicazioni. La differenza tra i due? Posso solo dire che Gabriele non si è mai presentato sul set con i pantaloni di pelle, Stefano sì. In ogni caso - prosegue seria - in questo film il regista mi ha chiesto cose e spesso ci siamo confrontati, mi ha dato la possibilità di trasformare il personaggio di Teresa. Per me è stato folgorante questo apporoccio, mi ha lasciato libera di essere questa donna anche a modo mio. Ho imparato tanto da lui - conlcude - è una persona speciale sul set".