AGI - Settant’anni. Ma non si può certo dire che non li dimostri. È irriconoscibile. Definito a inizio carriera come “il prossimo James Dean” e poi, dal Los Angeles Times, come “un giovane leone di Hollywood, un attore con l'intensità malinconica del primo Marlon Brando, l'elettricità di James Dean e la carica emotiva di John Garfield", oggi i tratti di Mickey Rourke sono deformati da alcuni interventi chirurgici che hanno sfigurato il suo volto di quello che un tempo era uno degli uomini più belli al mondo.
Rubacuori negli anni Ottanta, pugile nei Novanta, attore caratterista nel nuovo secolo, ora Rourke sta trasformando i suoi sette decenni di vita in una delle chiacchiere preferite di Hollywood.
Cosa ha interrotto la sua promettente carriera? Secondo il sito web di cultura pop Vulture, la risposta è chiara: “Il problema più grande di Rourke è stato e rimane Rourke stesso”. Lui, di rimando, ha dichiarato al LATimes: “Ho vissuto momenti fantastici in alcuni film, momenti che la maggior parte degli attori là fuori ora non potrebbe interpretare. Ma ho anche commesso errori. Non incolpo nessuno, spero solo di poterne fare tesoro", riferisce il Paìs. Un caratteraccio.
Un paio di mesi fa Rourke ha fatto notizia per aver criticato la star di Top Gun, Tom Cruise, definendolo “irrilevante”. Certo, perché c’è pure stato un giorno in cui “il nome di Rourke significava tutto e Cruise non era niente, ora le poche volte in cui appare nei titoli sono per affermazioni come questa o per i suoi frequenti interventi chirurgici”, chiosa il quotidiano di Madrid.
Gli attori, come le persone comuni, si formano nei ruoli che accettano e interpretano, così come da quelli che rifiuta, e “l'elenco dei successi a cui Rourke ha detto ‘no’ è più eclatante di quelli che ha finito per interpretare”.. Del resto prima che dal cinema, vita e passioni di Rourke erano attratte dalla boxe.
“Cresciuto in un quartiere difficile di Miami – ricorda il quotidiano spagnolo – suo padre lo ha abbandonato da piccolo, è stato maltrattato dal nuovo marito di sua madre, violento agente di polizia. Si rifugiò nella boxe e cercò di seguire le orme del suo idolo Muhammad Ali”. Ma dopo due commozioni cerebrali e una spalla rotta, i medici lo hanno costretto a fermarsi. “Durante il recupero, ha recitato una piccola parte in un'opera teatrale di Jean Genet all'Università di Miami. ‘Non sapevo cosa diavolo stavo facendo, ma l'ho adorato’", ha dichiarato. Poi è andato a New York all'Actor's Studio, “dove stupì tutti con il suo talento e la vis polemica”.
Il suo più popolare successo è stato “Nove settimane e mezzo” di Adrian Lyne, a cui non rese le riprese facili, con Kim Basinger. “Un fallimento di critica e d’incassi negli Stati Uniti, un successo in Europa” mentre “in Francia è rimasto in bolletta per due anni”, annota il Paìs. Da allora la sua carriera è precipitata mentre i ritocchi facevano più notizia dei film.
La stampa scandalistica ha speculato sulle operazioni estetiche, lui ha dato la colpa alla boxe.