AGI - Dopo anni di gloriose sceneggiature, a 71 anni, per la sua prima regia, Enrico Vanzina ha puntato sui due mesi più complicati del Covid-19, quelli che hanno rinchiuso nelle loro case gli italiani, alle prese con le notizie drammatiche che arrivavano dalla tv, con l'angoscia del momento ma anche con una vita quotidiana inedita, condita da smart working, lezioni di yoga online, certificazioni per poter uscire di casa, drammi femminili per la ricrescita dei capelli in assenza di parrucchiere.
Esordendo nella specialità di suo fratello Carlo, scomparso due anni fa, il neoregista ha aggiunto le classiche e immancabili 'corna', riversando il tutto, con la tipica leggerezza vanziniana permeata dalla drammaticità del momento, in ’Lockdown all’italiana’ nei cinema dal 15 ottobre in 350 copie, nel bel mezzo delle nuove restrizioni governative, prodotto da Medusa film con Dean Film e New International e scritto con Paola Minaccioni, punta di diamante del film (Vanzina la definisce “la nuova Franca Valeri” ) accanto a Ezio Greggio, Ricky Memphis e Martina Stella.
Girato con pochi 'spiccioli' (meno di un milione di euro e compensi autodimezzati pur di tornare in scena) e in tempi record (poco più di un mese), il film di Vanzina racconta le vite rivoluzionate dal lockdown puntando la lente su due 'coppie scoppiate' alla vigilia dell’8 marzo, cui il dpcm impedisce di andare altrove e quindi di lasciarsi, costringendole a una convivenza condita da ferocia: una in una lussuosa casa nel centro storico romano, l’altra in un minuscolo appartamento della periferia est della capitale.
Una punta a spillare soldi all’amante attempato col portafogli gonfio, quest’ultimo a rimorchiare ogni femmina che gli capita a tiro. La riccona ce l’ha col marito fedifrago ma pure con il cameriere indiano tornato a casa senza neanche dirle dove stanno le scope. Il tassista si rivelerà un vendicatore. “Nella mia commedia all’italiana i personaggi sono tutti cattivi, sono tutti, diversamente, dei mostri”, ha spiegato Vanzina chiarendo di aver voluto scrivere il film - all’uscita della locandina, con Greggio in giacca e mutande e Stella in tattici shorts, è stato accusato sui social di mancare rispetto, buttandola a ridere, alla tragedia della pandemia - “non per dimenticare ma, per non dimenticare, in maniera buffa”.
Ezio Greggio è Giovanni (un facoltoso avvocato milanese), sposato con Mariella (Paola Minaccioni), ricca quanto 'burina' e nullafacente, eccezion fatta per lo shopping sfrenato (con tanto di pubblicità per niente occulta di tante griffe), Ricky Memphis è il tassista Walter, che convive con Tamara, commessa in un supermercato che in casa è sempre più svestita che vestita. Alla vigilia dell’8 marzo, Minaccioni e Memphis scopriranno, attraverso il solito messaggio letto sui telefonini sventatamente lasciati a portata di mano dai partner, che Greggio e Stella hanno una storia da un anno. Li butteranno fuori di casa, ma l’operazione verrà bloccata dal decreto dell’8 marzo, quello che ha costretto tutti in casa.
Tra le battute da citare per capire il mood : “Cornuta e con la ricrescita, non ce la posso proprio fare”, di Minaccioni. Completano il cast Riccardo Rossi, Biagio Izzo, Maurizio Mattioli, la voce di Enzo Salvi (in una gustosa gag con Minaccioni, quando lei si lancia nella ricerca di un partner su un sito di incontri “famoBingo” e incappa in un infoiato), la superprocace Maria Luisa Jacobelli (già tentatrice di Temptation Island, nonché giornalista sportiva, figlia del più famoso Xavier Jacobelli) Romina Pierdomenico (nella vita è la fidanzata di Greggio) Harmail Kumar e Gaia Insegna.
Lo spirito che ha mosso l’impresa del primo film italiano girato dopo il lockdown che esce nelle sale e non in streaming, hanno spiegato Giampaolo Letta e Vanzina, “è stato quello di dare vita a un film che desse fiducia nella ripartenza, una commedia divertente ma rispettosa che potesse aiutare a riportare il pubblico al cinema, visto che oggi in tanti chiedono addirittura se le sale sono aperte”. Per rifarsi dell’operazione in economia Vanzina che ha detto di essersi ispirato alle atmosfere claustrofobiche e malvagie di ‘Carnage’ (Roman Polanski) e “Perfetti Sconosciuti” (Paolo Genovese) e per il suo film spera in un futuro proprio come quest’ultimo, oggetto di remake un po’ in tutto il mondo, (“magari in Francia, protagonista Daniel Auteuil, sarebbe perfetto”).
Sulla decisione di debuttare alla regia a 71 anni, Vanzina ha spiegato: “Abito nel centro di Roma, che durante il lockdown era diventato allo stesso tempo spettrale, angosciante e magnifico. Forse per una chiamata dall’alto di mio padre e mio fratello (il regista Steno e Carlo Vanzina, scomparso nel 2018 ndr), ho capito che quella del lockdown era un’occasione irripetibile per dare vita a una commedia all’italiana, con dei personaggi che vivono sotto la cappa di una tragedia più grande di loro”. Il neoregista si è tolto anche qualche sassolino rispetto a chi sui social, basandosi appunto sulla sola locandina, lo aveva tacciato di aver mancato di rispetto alla tragedia del Covid-19: “Guardando il film chi mi ha criticato deve cospargersi il capo di cenere. Io nella vita ne ho viste di tutti i colori, ma leggere che ci sono oltre mille persone che ti odiano e ti dicono che sei un mostro è dura. Fanno male a loro stessi, sono stupidi, non l’ho presa alla leggera”.
Felice che l’associazione degli autori e i più grandi giornalsi lo abbiano difeso, sottolineando il diritto alla commedia, Vanzina ha raccontato però che la sofferenza non passa: “Per me che ho vissuto così recentemente il dolore per la scomparsa di mio fratello Carlo, raccontandolo anche in un libro, è stato terribile essere accusato di speculare sulla morte"