L'ispettore Coliandro esordisce alla regia, ma non al cinema
P rendete un attore, scrittore, sceneggiatore e pensatelo mentre, a 45 anni, aspetta il debutto al cinema del suo primo film da regista. In linea con le disavventure e la discreta dose di sfiga che accompagna il suo mitico “ispettore Coliandro” televisivo, Giampaolo Morelli si è visto stoppare dal coronavirus e dalla relativa chiusura delle sale l’esordio sul grande schermo di “7 ore per farti innamorare”, commedia romantica di cui è anche sceneggiatore e protagonista, tratta dall’omonimo romanzo che ha scritto sei anni fa.
Dopo un comprensibile momento di spiazzamento d’accordo con i produttori Fulvio e Federica Lucisano e con il distributore Vision Distribution ha deciso di lanciare il suo film il 20 aprile, a pagamento su Skyprimafila première, Chili, Infinity, Timvision e Rakuten tv.
Detto sinceramente, considerando che si tratta del suo esordio alla regia, quanto le dispiace?
“Ho scelto questo mestiere e mi sono innamorato del cinema vedendolo in sala. E’ lì che dovremo tornare, perché i film sono fatti per il grande schermo, ma intanto era inevitabile dirigersi su altre strade. Qualche titubanza iniziale a saltare la sala per portare “7 ore per farti innamorare” direttamente sulle piattaforme l’ho avuta. Poi però ho pensato che per dare una parvenza di normalità alle nostre vite, per permettere agli spettatori di dire ‘il 20 esce un nuovo film, vado a vederlo’ seppure sul divano di casa, era giusto scegliere una distribuzione alternativa. E poi non avevo voglia di vedere invecchiare la mia commedia, di tenermela lì chissà per quanto. Sembra che i cinema saranno tra gli ultimi a riaprire ci sarà una lunga lista di titoli in coda, e chissà quanto il pubblico se la sentirà di andarci. Questo film l’avevo pensato per questa primavera era giusto farlo uscire adesso”.
Nella sua commedia romantica interpreta un giornalista economico che, tradito dalla sua promessa sposa (Diana Del Bufalo) finisce per traversie varie a scrivere sulla surreale rivista “Macho man” di un corso di corteggiamento tenuto da Serena Rossi: ormai fate coppia fissa…
“Serena è già stata la mia partner in “Song’e Napule” e “Ammore e malavita”. Oltre che un’amica è una grande attrice e in questa mia nuova veste da regista mi ha dato una grande sicurezza, è stata bravissima ad interpretare una donna ironica e pungente che nasconde le sue fragilità”.
Per la sua storia ha scelto la sua città, una Napoli che in questi giorni non c’è più, quella del traffico, delle feste, delle spiagge e delle passeggiate sul lungomare.
“Vivo da anni a Roma ma ho sempre una grande nostalgia della mia città. Ho sempre pensato che Napoli possa ospitare qualsiasi storia, un po’ come New York, serie drammatiche come “Gomorra,” gangster movie da ridere come ’Song’e Napule’ e commedie romantiche come questa, dove ho cercato di restituire un’immagine non stereotipata della mia città, lontana da quella di ‘pizza e mandolino’.
Com’è nata l’idea di raccontare una storia che ruota intorno a un corso di rimorchio dedicato a maschi più o meno sfigati?
“Anni fa navigando su internet mi sono imbattuto in un corso di rimorchio. Pensavo che come far colpo su una donna non si potesse insegnare invece ho scoperto che esiste addirittura una rete internazionale di gente che si scambia consigli. Incuriosito, ho contattato uno dei guru, ha chiesto di poterlo vedere all’azione durante un corso pratico proponendogli anche di microfonare tutti per raccogliere materiale. Mi avevano colpito anche gli studenti, accanto ai rimorchiatori seriali c’erano ragazzi colti, sensibili, ma paralizzati dall’idea di conoscere una donna: chi non ha una vita sociale ricca, chi fa lavori che non favoriscono i contatti umani ha ovviamente più difficoltà”.
Lei è sposato e ha due figli, ma adesso che l’emergenza coronavirus ha azzerato i contatti e imposto il distanziamento sociale per chi aspira a un partner sarà dura.
“Consiglio ai single di non perdersi d’animo, questo è il momento della semina nei siti di incontri, che il film cita parecchio, poi arriverà il momento dell’incontro dal vivo, ci sarà tempo per recuperare”.
E il cinema, quando crede che riuscirà a venire fuori dall’emergenza?
“Mi auguro di non vedere film con attori che indossano la mascherina o si tengono a un metro e mezzo di distanza, eccezion fatta per quelli che racconteranno l’emergenza. Sono convinto che supereremo e ci lasceremo alle spalle anche psicologicamente questa fase perchè per fortuna gli eventi dolorosi si dimenticano, è stato così anche per la guerra. Ma la preoccupazione ovviamente c’è, gli esercenti sono quelli che stanno soffrendo di più, ma l’incertezza riguarda l’intero settore: non sappiamo quando e come potremo stare sul set, dove normalmente ci sono centinaia di persone. Come sarà possibile mantenere la distanza di sicurezza e, soprattutto come faranno gli attori ad abbracciarsi? Mi sento in una sorta di limbo, sarà difficile anche capire nell’immediato come va ‘7 ore per farti innamorare’ bisognerà contare le visualizzazioni e occorrerà un po’ di tempo, con lo streaming non c’è un riscontro immediato come in sala”.
Aveva progetti immediati per il prossimo futuro?
Ho interpretato due film che per fortuna siamo riusciti a finire e sono in post produzione ‘Maledetta primavera’ e ‘Divorzio a Las Vegas”. Ma sono in stand by per le riprese della nuova stagione dell’ “Ispettore Coliandro’, la stavamo preparando”.
Come sta vivendo la clausura forzata?
Non la soffro, sono a Roma con mia moglie e i due bambini, mi piace la vita in famiglia e non è molto diversa da quella che conduco quando non lavoro, passo molto tempo in casa, sono pigro e assolutamente non mondano. Però mi manca poter ordinare un cappuccino al bar o vedere la gente senza mascherina, è difficile riconoscere le persone, la trovo alienante”.
Per la colonna sonora e il trailer del suo film ha fatalmente scelto il brano ’Abbracciame’ del neomelodico napoletano Andrea Sannino, diventato un cult sui balconi italici nell’emergenza coronavirus, è uscito a cantare anche lei?
“Voglio prendere questa casualità come un segno positivo verso la normalità e il ritorno in sala, ma io sul balcone a cantare non ci sono mai andato: non sono il tipo e poi non credo, come fanno altri, alla retorica della tragedia che ci migliorerà. Sono tanti quelli che hanno bisogno di tornare molto in fretta a lavorare, la nostra vita riprenderà con la frenesia di prima, ed è giusto, perché la nostra società è fatta così. È giusto così”.