“Mia madre è già nel migliore dei posti” ha scritto sui social Miguel Bosè annunciando la morte di Lucia, 89 anni, Miss Italia nel ’47 e poi tante altre cose, attrice con Fellini, Antonioni, Taviani, scrittrice e moglie di Luis Dominguin, che lei chiamava, non senza una certa sprezzante ironia “il torero”.
Donna anticonformista Lucia Bosè spariglierà l’aldilà con i suoi capelli fieramente azzurri, gli orecchini con l’autoritratto di Frida Khalo e la sincerità assoluta, figlia delle esperienze e della vita controcorrente di una donna che non ha mai voluto saperne, tanto per dirne una, di possedere un cellulare: “Non voglio un arnese attraverso cui tutti ti controllano e non voglio neanche controllare gli altri”, aveva spiegato nell’ottobre scorso alla Festa del cinema di Roma, quando il coronavirus era ancora uno sconosciuto e dove, indossando uno spolverino di seta azzurro in tinta con i capelli, si era generosamente raccontata al pubblico durante la presentazione del libro “Lucia Bosè, Una biografia” (edizioni Sabinae) di Roberto Liberatore.
“Oggi sono arrivata a 88 anni e sono una donne felice e serena” aveva chiarito la Bosè, che già da ragazza, spiegava in quell’occasione aveva dovuto fare i conti con un polmone malato di tubercolosi, problema che l’aveva tenuta forzatamente lontana dal teatro, dove Visconti la voleva: “Ma Luchino è stato più di un fratello, quasi un amante, mi adorava, ho vissuto anche in casa sua quando facevo le mie cure ai polmoni”.
- Lucia Bosé tiene in braccio la terzogenita, Paola, nell'ospedale di Madrid dove la bambina è nata. Con lei gli altri due figli: Miguel e Lucia
Forgiata dalla guerra (“è stata l’esperienza più dura della mia vita, mi ha fatto capire però che bisogna sempre andare avanti, vivendo con amore e perdono, senza mollare mai”) la fascinosa Bosè, viso incantevole e fisico che l’aveva inclusa tra le prime “maggiorate”, aveva cominciato come semplice commessa di pasticceria (la Galli, a Milano, dove un giovane Ottavio Missoni la corteggiava accompagnandola al tram tutti i giorni) quando proprio Visconti entrò nel negozio a comprare marron glacé. La guardò e le disse: “Lei è un animale cinematografico”.
Lei che aveva solo 16 anni, lo snobbò e quando le fecero notare che si trattava di Visconti rispose: “Embè?”. Poco dopo però approdò a Miss Italia, vincendo la fascia nella stessa edizione dove c’erano Gina Lollobrigida e Eleonora Rossi Drago.
Il debutto sul grande schermo è di tre anni dopo nel '50, con “Non c'è pace tra gli ulivi” di Giuseppe De Santis, in cui vestiva i panni di una pastorella ciociara e sarebbe potuta essere anche la mondina di Riso amaro s se la famiglia non si fosse opposta dopo che lei aveva superato il provino.
Attrice eclettica che è riuscita ad essere tutto e il contrario di tutto sul set, dalla pastorella ciociara alla donna di classe, nel suo ultimo film “Alfonsina e y mar” , girato in Cile a quattromila metri di altezza, masticava le foglie di cocaina per non svenire.
Nella sua vita ha conosciuto Ava Gardner (“la donna più bella che abbia visto, molto simpatica e naturale, era lei e non io il vero animale da cinema”) ed è stata diretta anche da Marguerite Duras che ha racconta ridendo, sul set aveva il tic “di grattarsi in continuazione le parti intime, senza rendersene conto”. Diretta in 'Satyricon' da Fellini, rimpiangeva quei tempi: “Eravamo tutti amici e la sera andavamo a cena tutti insieme in via Frattina. Allora il regista veniva da te a presentarti il contratto, non c’era la mediazione dei manager, c’era un vero contatto umano e non esistevano i telefonini”.
Prima di sposarsi con Dominguin, che le ha regalato tre figli e innumerevoli tradimenti, era stata fidanzata anche con Walter Chiari: “Ma allora ci si prendeva per mano, ci si davano due bacetti e basta”. Lei non l’ha mai amato, lui sì, “era un amore a due velocità” ha spiegato il suo biografo Liberatore: “era stato un po’ costruito dalla stampa e da parte della Bosè c’era solo affetto, per Chiari invece è stato il grande amore della vita”.
Il matrimonio con il torero la portò in Spagna dove era vista come una comunista, mentre in Italia diventò in fretta “la fascista” perché con il torero era invitata a tutte le cene del generale Franco.
Mentre alla Festa del cinema di Roma scorrevano le sue incantevoli immagini cinematografiche giovanili (“ero più bella allora eh?”) Bosè spiegava di non essere particolarmente legata ai suoi ricordi cinematografici: “Non posseggo i miei film, non mi piace rivedermi e non ne ho uno preferito, sono come i figli, è brutto sentirsi chiedere a chi vuoi più bene”.
Il cinema, aveva chiarito con modestia l’ha fatto “Come un mestiere. Se non ho dato di più il motivo forse è che non avevo niente in più. La prima volta che mi sono messa davanti ad una cinepresa ho pensato: “O mi mangi tu o ti mangio io”. E se l’è mangiata, ma, ha chiarito “al cinquanta per cento, perché volevo avere anche la mia vita”.
Nell’ultima parte della quale ha pensato ad altro: nel recital “Una piccola ape furibonda” dal 2010, portava in scena i versi di Alda Merini, altra donna controcorrente come lei, che aveva tradotto in spagnolo. E nel Duemila era riuscita ad aprire il primo museo dedicato alla rappresentazione degli angeli al mondo, a Turégano, vicino Segovia. Dove la donna dai capelli azzurri è morta.