S ono anni che Hollywood ha assorbito l’esistenza della tecnologia degli smartphone come eventuale opzione narrativa. Parliamo di film girati con lo stesso oggetto con il quale poi gestiamo tutto il resto della nostra vita e sono anche film che portano firme eccellenti, come quella di Steven Soderbergh che ha portato il suo thriller Unsane alla 68esima edizione del Festival di Berlino riscuotendo anche un certo successo, nonché un notevole ritorno economico considerato che l’intero progetto è costato appena 1,5 milioni di dollari. Un’inezia per l’industria hollywoodiana.
È comunque evidente che debba ancora svilupparsi un linguaggio autentico, un rapporto intimo tra una sceneggiatura e le lenti della fotocamera di uno smartphone. Siamo in piena fase di sperimentazione, ma c’è già chi sta investendo nello step successivo, in questo mercato del tutto nuovo, operando un passaggio che potrebbe rivelarsi storico: non più film girati con gli smartphone ma film girati per essere guardati esclusivamente con gli smartphone.
L'ideatore
Il protagonista di questa tentata rivoluzione si chiama Jeffrey Katzenberg, una vecchia volpe della cinematografia statunitense, per intenderci, l’uomo che salvò la Disney supervisionando il progetto “Il Re Leone” nel 1994 e che nello stesso anno fondò insieme a Steven Spielberg e David Geffen la casa di produzione DreamWorks SKG.
La nuova piattaforma si chiamerà Quibi, parola che riassume il concetto di “Quick Bites”, ovvero “bocconi veloci”, ed è esattamente questa l’idea di base di Katzenberg: fornire contenuti che non superino i 5-6 minuti, vere e proprie serie tv da smaltire durante gli spostamenti con i mezzi pubblici, in fila alla posta o seduti sul gabinetto.
Un modo del tutto originale di guardare al cinema, che se ha affascinato una parte di addetti ai lavori ne ha inorriditi altrettanti, come David Lynch che qualche tempo fa sull’argomento si sfogò così: “Se guardate un film sul telefono non vivrete mai l’esperienza del film, neanche in un trilione di anni. Penserete di averlo visto, ma vi ingannerete. È una vera tristezza, che pensiate di aver visto un film sul vostro fottuto telefono. Siate seri”.
Esiste un mercato per questi contenuti?
Quibi, che sarà lanciato nell’aprile del 2020, è stato chiarito con decisione, non nasce per fare concorrenza a Netflix, tant’è che tutti i contenuti proposti dalla nuova piattaforma dopo due anni dalla pubblicazione possono essere presi nuovamente in mano per essere declinati in una serie classica, quella con le puntate da 50 minuti, e non c’entrerà niente nemmeno con la scelta varia e oceanica di YouTube. Si tratterà piuttosto della regolamentazione di un linguaggio che ormai ha già piantato ben salde nel nostro terreno le proprie radici, il linguaggio da schermo orizzontale, quello delle stories su Instagram, un linguaggio al quale siamo già ampiamente abituati.
Un’idea un po' folle anzi, come l’ha definita lo stesso Katzenberg a Quartz “qualcosa che sta tra l’improbabile e l’impossibile”. Ma c’è chi, un po' per il rispetto che l’industria cinematografica americana nutre nei confronti di Katzenberg e un po', probabilmente, per la paura di restare indietro in un affare che potrebbe rivelarsi fruttuoso come si sono rivelate altre idee altrettanto rivoluzionarie come Facebook e Netflix, ha deciso di investire immediatamente.
L'attenzione delle big
Parliamo di una decina tra le maggiori case di produzione al mondo, tra le quali Disney, MGM e Warner Media; e gli show già programmati rappresentano esche saporite per tutti gli appassionati di cinema. Guillermo del Toro, regista premio Oscar per “La forma dell’acqua”, sta già lavorando ad una serie sugli zombie, Peter Farrelly si occuperà di una commedia, com’è sempre stato nel suo stile, mentre Steven Spielberg sta lavorando ad una serie horror visibile solo la notte.
Ecco, appunto, saranno queste le chicche di Quibi, sarà questa l’offerta in più, non è solo questione di contenuti più brevi ma assisteremo ad un modellamento della grammatica del cinema adattata alla funzionalità degli smartphone, il grande schermo che si infila come un contorsionista nel piccolo schermo. Già previsti in questo senso i remake versione mini di film cult come “I fuggitivo e Come farsi lasciare in 10 giorni.
Un abbonamento senza pubblicità costerà 8 dollari, con la pubblicità 5 e anche in questo senso Katzenberg può già contare su accordi presi con grosse società del calibro di Google e Procter & Gamble per un totale di 100 milioni di dollari in contratti di pubblicità.
Quibi esordirà prima sul mercato americano e in seguito su quello europeo, il prossimo passo sarà capire se l’idea in sé può funzionare, se è vero che noi come pubblico sentiamo la necessità di un intrattenimento così specifico e impegnato anche in quei pochi minuti che potrebbero essere utilizzati, per esempio, proprio per stare lontani dai nostri smartphone.