S ono passati venticinque anni dalla scomparsa di Federico Fellini. Un quarto di secolo dalla morte del più grande creatore di sogni del cinema mondiale, un uomo che ha lasciato nel cassetto il suo mondo onirico e tanti film che voleva fare e che non vedranno mai la luce. Era il 31 ottobre 1993 quando, dopo complicazioni a seguito di un'operazione e un ictus, il grande regista riminese ci lasciava a 73 anni. Un addio, salutato dal dolore di migliaia di romani che gli resero omaggio alla camera ardente allestita al Teatro 5 di Cinecittà, dove sfilarono in silenzio e commossi sulle note di Nino Rota, e poi al funerale a Santa Maria degli Angeli, incapace di contenere la folla che aveva invaso buona parte di Piazza della Repubblica.
Con lui se n'è andò non solo uno dei più grandi registi di tutti i tempi ma anche quello spirito e quel mondo di intellettuali e personaggi dello spettacolo che hanno fatto, a volte in maniera folcloristica e un po' caotica, la fortuna del cinema italiano. Un'evidenza raccontata nel bel film di Paolo Virzì che ha chiuso ieri la Festa del cinema di Roma, in cui il simbolo di un mondo destinato a scomparire per sempre è proprio l'ultimo ciak dato da Fellini sul set de 'La voce della Luna' con Benigni che invoca a fare un po' di silenzio.
La vita di Federico Fellini è stata raccontata dallo stesso regista migliaia di volte. Ma ha sempre mentito. Per cui, come desiderava, realtà e fantasia si mischiano in maniera indistinguibile. Di certo ci sono le sue grandi prove di disegnatore al Marc'Aurelio, dove ha iniziato a fare vignette e caricature per mantenersi. Poi le sue grandi doti di scrittore e costruttore di sogni e storie che gli hanno fatto conquistare il cuore di Aldo Fabrizi, il più grande attore italiano del primo dopoguerra, che lo impose a Roberto Rossellini per i testi del suo personaggio di 'Roma città aperta'. Poi c'è stata la gavetta con lo stesso padre del Neorealismo e il debutto nel cinema (anche come attore nell'episodio 'Il miracolo' di Rossellini).
Quindi i film, i suoi capolavori di cui si sono scritti volumi e volumi e che ancora oggi stupiscono per originalità e poesia. Da 'Le luci del varietà' (co-regia insieme ad Alberto Lattuada) a 'La voce della Luna' Fellini è stato capace di creare sogni per 40 anni e segnare per sempre la settima arte che con lui si è elevata ai livelli più alti. Ha 'ritratto' in decine di lungometraggi una piccola folla di personaggi memorabili. Definiva se stesso "un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo" e ha lasciato capolavori caratterizzati da uno stile onirico e visionario.
Candidato 12 volte al premio Oscar, ha vinto per quattro volte nella categoria del miglior film straniero con 'La strada', 'Le notti di Cabiria', '8 1/2' e 'Amarcord'. E nel 1993, per la sua attività da cineasta, gli è stato conferito l'Oscar alla carriera. Ha vinto inoltre due volte il festival di Mosca (1963 e 1987), la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1960 e il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985.
"Il film non realizzato più famoso del mondo"
Accanto ai tanti film realizzati, ci sono quelli non realizzati che costituiscono un piccolo patrimonio a se', soprattutto quando sono scritti (o disegnati). Il più famoso di questi è 'Il viaggio di G. Mastorna', una sceneggiatura compiuta a cui collaborò anche Dino Buzzati. Nel 1966 iniziarono le riprese nella campagna attigua a Cinecittà, vennero girate alcune scene ma per tormentate vicende il film non giunse mai alla sua conclusione. Rimane celebre la definizione di Vincenzo Mollica: "Il film non realizzato più famoso del mondo". Nel 1992, Fellini decise di tornare sul progetto, decidendo di girare 'Il Mastorna' con Paolo Villaggio, ma ancora una volta abbandonò il proposito.
Secondo la leggenda, Federico, molto scaramantico, credette al mago e sensitivo Gustavo Rol che gli disse che se avesse fatto il film sarebbe morto. Il soggetto vide comunque la luce ad opera di Milo Manara che tradusse in disegni lo storyboard del cineasta, scegliendo, come protagonista, il volto di Paolo Villaggio. Una curiosità: l'uscita a fumetti del 'Mastorna' venne prevista in tre puntate, ma per un errore di stampa, nella prima comparve la scritta "fine" e il regista, per scaramanzia, decise di non proseguire.
Analoga sorte toccò a 'Viaggio a Tulum', un soggetto-sceneggiatura di Federico Fellini e Tullio Pinelli che non divenne un film bensì un fumetto. Sul finire del 1985 il regista compì un viaggio in Messico per visitare i luoghi raccontati negli scritti dello scrittore Carlos Castaneda. In questo viaggio fu accompagnato dallo scrittore Andrea De Carlo. Quest'ultimo ne ricaverà un romanzo breve, 'Yucatan', mentre Fellini il soggetto per un film che non farà mai. Scriverà, pero', insieme a Tullio Pinelli una sceneggiatura che intitolera' 'Viaggio a Tulun', storpiando il vero nome del sito maya, Tulum. Il lavoro venne pubblicato in sei puntate sul Corriere della Sera, nel maggio del 1986.
Infine c'è il progetto con Martin Scorsese. Il regista neworkese ha raccontato alla Festa del cinema di Roma che stava preparando con Fellini un documentario sulla produzione e gli attori che sarebbe stato prodotto con la Universal. Un film, come ha raccontato anche il produttore Leo Pescarolo, che il maestro riminese avrebbe iniziato a girare nella primavera del 1994 e il cui titolo si rifaceva al suo documentario del 1969, 'Block notes di un regista: l'attore'.