P aolo Sorrentino è tornato. E lo ha fatto con un film su Silvio Berlusconi - stroncato dalla critica - diviso in due episodi. Il primo, della durata di 104 minuti, è uscito nelle sale il 24 aprile; il secondo, di 100 minuti, è in proiezione nei cinema dal 10 maggio. In tutto lo spettatore trascorre quasi 4 ore con il regista dell’onirico e con il politico più contestato degli ultimi 30 anni di storia italiana. Troppo lungo? Tra le varie critiche mosse dagli esperti, la durata della pellicola non sembra essere un punto di demerito. E dopotutto il regista Premio Oscar (nel 2014 per la Grande Bellezza, ndr.) non è né il primo né l’ultimo ad aver indugiato a lungo sulle riprese prima di dare il via ai titoli di coda.
Da “Novecento” a “Titanic”, 10 film più lunghi di tre ore
Prima di Sorrentino a testare la resistenza degli spettatori ci avevano già provato (riuscendoci) altri due italiani: Bernardo Bertolucci nel 1976 con “Novecento”, il capolavoro del regista emiliano della durata di 5 ore e 16 minuti, e nel 2012 Sergio Leone con la versione restaurata di “C’era una volta in America” (4 ore e 20). La prima versione del 1984, infatti, durava ‘solo’ 3 ore e 10 minuti.
Tra i due italiani si colloca lo svedese Ingmar Bergman con il film del 1982 “Fanny & Alexander” della durata di 5 ore nella versione per la televisione e di 3 ore circa in quella per il cinema.
Decisamente più brevi, se così si può dire:
- “Il Padrino II” di Francis Ford Coppola di ‘appena’ 3 ore e 20 minuti
- “Malcom X” di Spike Lee (3 ore e 22)
- “King Kong” di Peter Jackson (3 ore e 21)
- “Il Dottor Zivago” di David Lean (3 ore e 20)
- “Spartacus” di Stanley Kubrick (3 ore e 18)
- “Schindler's List” di Steven Spielberg (3 ore e 15)
- “Titanic” di James Cameron (3 ore e 15)
Un mese in sala per il film più lungo della storia
L’impresa titanica di Bertolucci è niente in confronto all’ultimo lavoro dello svedese Anders Weberg: “Ambiancé”. Il film, la cui uscita nelle sale è prevista per il 31 dicembre 2020, dura 720 ore. O meglio 30 giorni. Un mese di fila davanti allo schermo. Weberg, che nemmeno a dirlo ha battuto tutti i record, ha pubblicato due trailer del film: il primo di ben 7 ore e 20 minuti, il secondo un ‘assaggino’ di 72 minuti.
Solo i veri intenditori ricordano, inoltre:
- “Cinématon” del 2009 del regista francese Gérard Courant della durata di 181 ore
- “Matrjoschka” del 2006 del regista tedesco Karin Hoerler (95 ore)
- “A Cure for Insomnia” del 1987 diretto da John Henry Timmis IV (87 ore)
Seguono
- “The Clock” dello statunitense Christian Marclay (24 ore)
- “Satantango” dell’ungherese Bela Tarr (7 ore 30 minuti)
- “Melancholia” del regista filippino Lav Diaz (7 ore e mezza)
Cosa ha detto la critica di “Loro”
Bocciato: per i critici che hanno visto in anteprima “Loro” (1 e 2), questa volta il regista napoletano Paolo Sorrentino ha toppato. “Capirai che emozione scoprire per la centesima volta che a Silvio piaceva (piace) la gnocca”, ha commentato Vittorio Feltri (Libero Quotidiano) mentre Natalia Aspesi (la Repubblica) sostiene che “alla fine viene da pensare che Berlusconi sia ‘delizioso’”. Ancora più esplicito, quanto scrive Luigi Mascheroni (Il Giornale): “Ci sono Loro. C’è Lui. E ci siamo noi, spettatori: già divisi, ben prima di entrare in sala, tra l’essere con Lui o contro di Lui”, manco un film fosse una partita di calcio. Il cinema dov’è? Ne accenna appena Mariarosa Mancuso (Il Foglio): “Un bel montaggio serrato, con le scene migliori – senza la depilazione a bordo piscina, gambe spalancate e rasoio sciacquato dove viene più comodo – avrebbe raccontato tutto quel che c’era da raccontare. Un pezzo della storia d’Italia, peraltro incomprensibile agli stranieri perché nulla viene spiegato, a chi non sa già tutto”.
Tra le poche voci fuori dal coro c’è quella del giornalista e scrittore Michele Giordano che ha recensito positivamente il lavoro su Berlusconi su “Nocturno” il mensile di cinema da lui diretto. “Mi sono sentito molto solo nel mio giudizio”, ha spiegato su “Il Fatto Quotidiano”. “Quasi tutti, a destra come a sinistra, l’hanno massacrato (chi più chi meno). Ma non è questo il punto: quasi nessuno ha analizzato l’opera doppia di Sorrentino puntando – come si diceva una volta – sullo “specifico filmico” (ormai non avviene quasi mai, un po’ per tutti i film). Quasi tutti, infatti, hanno insistito su come è stata dipinta la figura di Silvio Berlusconi che Sorrentino ha fotografato anche nei suoi aspetti umani: solitudine, tristezza (sottolineo “anche”, perché le sue malefatte vengono raccontate, eccome)”.