Il voto degli italiani all'estero potrebbe essere decisivo per il prossimo referendum del 4 dicembre. I plichi elettorali sono sttai inviati a 4.023.902 aventi diritto al voto, tra cui 31.462 elettori 'temporanei', ossia cittadini residenti in Italia che per motivi di studio, lavoro o cure mediche si trovano in un Paese estero per un periodo di almeno tre mesi (novità introdotta dall'Italicum e disciplinata dalla circolare del Viminale del 28 settembre scorso). Voteranno anche i militari italiani impegnati nelle missioni all'estero. Complessivamente i 4 milioni di italiani all'estero rappresentano circa l'8% del corpo elettorale.
Com’è andato il voto all’estero nelle precedenti consultazioni?
Referendum sulle trivelle dell'aprile 2016 - votò il 19,82% degli italiani all'estero, alle politiche del 2013 votò il 32,11%. Il peso politico degli italiani all'estero incide di piu' sui referendum che non per le elezioni politiche. Alle politiche, infatti, i circa 4 milioni di italiani all'estero eleggono soltanto 12 deputati e 6 senatori. Si tratta di un calcolo ponderato. Quattro milioni di italiani residenti nel nostro Paese eleggerebbero, in termini di peso numerico, circa 50 deputati e 25 senatori. Questo calcolo ponderato non esiste per i referendum: quattro milioni di italiani all'estero pesano né più né meno come quattro milioni di residenti in Italia. E' ovvio che il peso politico di chi vive all'estero sarà molto maggiore il 4 dicembre.
Referendum dell'aprile 1999 sull'abolizione della quota proporzionale per la legge elettorale - Gli italiani all'estero, pur non potendo allora votare per corrispondenza, risultarono decisivi. Il quorum non si raggiunse per un soffio: votò il 49,58% degli aventi diritto e tra questi vennero conteggiati i 2.351.306 italiani residenti all'estero. Senza la loro presenza nel corpo elettorale il quorum sarebbe stato raggiunto.
Il peso nelle elezioni politiche
Per quanto riguarda le elezioni politiche, i rappresentanti degli italiani all'estero risultarono decisivi al Senato nel 2006, quando l'italo-argentino, Luigi Pallaro, fu fondamentale per le sorti del Governo Prodi. Molti parlamentari degli italiani all'estero sono finiti negli anni nell'occhio del ciclone: Nicola Di Girolamo, Sergio De Gregorio, Juan Esteban Caselli, Massimo Romagnoli e Antonio Razzi. Il 5 dicembre 2016 si vedra' se, per la prima volta nella storia d'Italia, il voto per corrispondenza risultera' determinante per un risultato referendario
Le polemiche
In un appunto all'allora ministro degli Esteri Terzi all'indomani delle elezioni politiche del 2013. dell'ambasciatrice Cristina Ravaglia si dichiarò "principale responsabile delle operazioni elettorali all'estero" e affermò che il sistema di voto è "totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, libero e segreto". Il voto per corrispondenza "è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze (quali l'affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo)".
Massimo D'Alema, ex Presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri, ha detto che "Bisogna vigilare sul voto all'estero, anche perché il meccanismo si presta a manipolazioni e brogli. Da ex ministro degli Esteri spero che tutti i diplomatici italiani ricordino di essere al servizio dello Stato e non del governo".
La Farnesina ha assicurato che "i suoi uffici competenti, la rete diplomatico consolare con il ministero dell'Interno sono impegnati come nelle precedenti tornate elettorali ad assicurare il corretto svolgimento dell'imminente consultazione referendaria. Tale impegno e' basato sul dettato della legge".