AGI - Il 13 aprile 2023 è partita dallo Spazioporto di Kurou, nella Guyana francese, la missione Juice dell'Agenzia Spaziale Europea. A bordo della sonda, destinata a svelare i misteri del più grande pianeta del sistema solare e delle sue lune di ghiaccio, tecnologie avanzatissime che vedono l'Italia responsabile di quattro strumenti di bordo su dodici, con il fondamentale contributo dell'Agenzia Spaziale Italiana, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Leonardo e delle Università di Trento e di Roma La Sapienza.
L’operazione poggia su una piattaforma tecnologica ancora più progredita di Juno, la navicella della Nasa entrata nell’orbita di Giove nel 2016. Ganimede, Europa e Callisto le tre lune di Giove che nascondono un oceano sotto la spessa calotta di ghiaccio che le ammanta, sono la destinazione di Juice, che cercherà di comprendere come si sia sviluppato il complesso ambiente del colossale pianeta e se ci siano mai state condizioni adatte a ospitare la vita su un sistema che pone infiniti interrogativi alla comunità scientifica. Juice arriverà a destinazione nel 2031.
Abbiamo chiesto a che punto sia questo lungo viaggio e quali siano le principali sfide sul cammino a Stefania Stefani, ricercatrice dell'Inaf che ha lavorato a Majis, un vero e proprio laboratorio volante per analisi chimico-fisiche, costituito da due strumenti in uno che coprono il range dal visibile al medio infrarosso ed equivalente a 1.016 macchine fotografiche, ognuna delle quali cattura l’immagine in un singolo colore. Combinando queste immagini nel modo opportuno, è possibile identificare i minerali che compongono la superficie dei corpi solidi e i gas presenti nelle loro atmosfere, misurandone inoltre la densità, la temperatura e i movimenti.