AGI - La prossima grande missione spaziale europea, un telescopio che cercherà pianeti rocciosi simili alla Terra al di fuori del nostro sistema solare, sarà lanciata alla fine del 2026. PLATO, ovvero PLAnetary Transits and Oscillations of stars, è in fase di sviluppo per individuare mondi potenzialmente abitabili attorno a stelle simili al Sole. Il telescopio spaziale verrà lanciato in orbita a bordo del nuovo razzo europeo Ariane-6, che ha effettuato il suo volo inaugurale la scorsa settimana dopo essere stato sviluppato con un costo di 4 miliardi di euro (3,4 miliardi di sterline).
David Brown, dell’Università di Warwick, fornirà un aggiornamento sulla missione al National Astronomy Meeting della Royal Astronomical Society, che si terrà questa settimana presso l’Università di Hull. “L’obiettivo di PLATO è cercare esopianeti attorno a stelle simili al Sole e con periodi orbitali sufficientemente lunghi da farli rientrare nella zona abitabile”, ha affermato. “Uno degli obiettivi principali della missione è trovare un’altra coppia equivalente Terra-Sole, ma è anche progettata per caratterizzare attentamente e precisamente gli esopianeti che trova (ad esempio calcolarne la massa, il raggio e la densità apparente).”
PLATO non è solo un cacciatore di esopianeti, tuttavia. È anche una missione scientifica stellare. Oltre a cercare esopianeti, studierà le stelle utilizzando una serie di tecniche, tra cui l’astrosismologia (misurazione delle vibrazioni e delle oscillazioni delle stelle), per determinarne masse, raggi ed età. A differenza della maggior parte dei telescopi spaziali, PLATO è dotato di più telecamere, tra cui una chiamata ArthurEddington, dal nome del famoso astronomo e fisico che vinse la prestigiosa medaglia d’oro della Royal Astronomical Society nel 1924. Ha 24 telecamere ‘Normal’ (N-CAM) e 2 telecamere ‘Fast’ (F-CAM).
Le N-CAM sono disposte in quattro gruppi di sei telecamere, con le telecamere in ogni gruppo che puntano nella stessa direzione ma i gruppi leggermente sfalsati. Ciò conferisce a PLATO un campo visivo molto ampio, prestazioni scientifiche migliorate, ridondanza contro i guasti e un modo integrato per identificare segnali “falsi positivi” che potrebbero imitare il transito di un esopianeta, ha spiegato il dott. Brown. “La strategia di osservazione pianificata è quella di osservare due zone di cielo, una a Nord e una a Sud, per due anni ciascuna”, ha aggiunto.
“La porzione di cielo rivolta a sud è già stata scelta, mentre quella rivolta a nord non sarà confermata prima di qualche anno.” Diversi componenti della navicella spaziale hanno terminato i loro programmi di produzione e sono prossimi a completare i test di calibrazione. Tra questi rientrano i Front-End Electronics (FEE) forniti dal Regno Unito per le N-CAM. Costruiti dal Mullard Space Science Laboratory dell’University College di Londra, questi dispositivi gestiscono le telecamere, digitalizzano le immagini e le trasferiscono all’elaborazione dati di bordo. Sono state costruite e testate dieci delle telecamere definitive e la prima di queste è stata montata sul banco ottico, la superficie che mantiene tutte le telecamere puntate nella giusta direzione, all’inizio di quest’anno. La missione dovrebbe partire nel dicembre 2026.